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Yuan ancora in difficoltà: primi problemi sul minimo della banda impostata da Pechino. E ora?
Ancora difficoltà per lo yuan, la divisa nazionale cinese, che galleggia con una certa difficoltà sulla parte bassa della banda di ammissibilità del cambio con USD imposto dal governo. Secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg gli swap di breve sarebbero stati interrotti già la scorsa settimana, cosa che si ripropone quasi ciclicamente al presentarsi delle difficoltà dello yuan. È un altro capitolo della serie che sta dominando questo 2024, una serie a più puntate che vede un protagonista, il dollaro USA, causare enormi difficoltà e stress alle valute asiatiche (e non solo). Questa volta però non sarebbero soltanto le intenzioni di Washington di tirarla per le lunghe prima di procedere con dei tagli, ma condizioni specifiche che riguardano la Cina.
Crollo per le entrate fiscali cinesi, segno di un’economia in grande difficoltà, con il -4,1% rispetto all’anno precedente. Un calo che non si vedeva, in queste proporzioni, dal febbraio 2023 e che segnala come le cose, per la seconda economia del mondo, non stiano poi andando granché bene. È questo è il sentiment che sta impattando in modo importante sullo yuan, per quanto la stabilità della divisa nazionale sia diventata uno dei punti saldi della proposta economica e politica di Xi Jinping.
Le difficoltà dello yuan sono le difficoltà della Cina
Yuan ancora in difficoltà, nonostante il 2024 sarebbe dovuto essere una sorta di anno del Sol dell’Avvenire anche per la divisa nazionale cinese. A poco sembrano essere serviti i proclami, che arrivano direttamente dal presidente Xi Jinping, di centralità della stabilità dello yuan per il futuro della Cina. Con una PBOC – la banca centrale della Repubblica Popolare – che gioca d’attesa e con il solito gioco di sospendere certi scambi quando le cose si mettono male – lo yuan continua comunque a mostrare evidenti segnali di debolezza, corroborati tra le altre cose tra dubbi sempre più concreti sullo stato di salute della tigre cinese.
Le entrate fiscali crollano secondo gli ultimi report, per una percentuale che non si vedeva da febbraio 2023, momento in verità assai particolare per l’economia cinese e si credeva essere l’inizio della fine delle preoccupazioni per Pechino.
Le preoccupazioni ci sono tutte: da tempo i mercati e gli allocator sono alla ricerca di nuovi mercati nei quali investire (India su tutte), ritenendo che il caos del mercato immobiliare sia il classico canarino nella miniera che segnala problemi importanti. Tutto questo, ancora una volta, al netto dei proclami di Pechino, che per il 2024 vorrebbe chiudere con un incoraggiante 5% di crescita, lontano dalle percentuali che hanno reso la Cina una potenza economica, ma comunque più che solido per un’economia che in tanti ritengono essere in difficoltà.
Problemi anche di fronte alla Cina
E sono i problemi dello yen, di cui vi parliamo ormai da giorni. Nonostante il non detto sul possibile intervento a tutela dello yen direttamente a mercato da parte del ministero delle finanze, i mercati continuano a shortare la divisa nazionale giapponese. Siamo di nuovo sui 160, indicato da molti come limite, come sottile linea rossa che potrebbe comandare un intervento a mercato. Non tutti però sembrano crederci, per quanto i retail stiano costruendo posizioni long da tempo.
La cifra è sempre la stessa: un dollaro molto forte ha spiazzato quasi tutti, e per chi dice che il trend positivo è agli sgoccioli, ci sarà da aspettare ancora. In Europa, a Pechino, a Tokyo e anche in Svizzera, tanto per completare il quadro delle valute più importanti sulle piazze internazionali. I problemi in Cina ci sono e per quanto non siano gli unici su scala globale, sono tra quelli che preoccupano di più i mercati.