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Ankara: +500 punti base per gli interessi. Lira reagisce
Continua la cura da cavallo per l’inflazione in Turchia. La governatrice della banca centrale Hafize Gaye Erkan ha annunciato un ulteriore rialzo dei tassi, per 500 punti base, decisione che porta i tassi di interesse di riferimento in Turchia al 40%. Il rialzo è stato superiore alle aspettative, cosa che avrebbe almeno in parte riscosso simpatie e approvazione da parte dei mercati. Il ritorno di Ankara all’ortodossia monetaria sembra dunque non solo compiuto, ma anche convincente, per quanto il cammino sarà lungo, costoso per la popolazione e duro anche sotto il profilo politico.
La lira turca ha recuperato qualcosa nei confronti del dollaro USA, con gli scambi che nel momento in cui scriviamo si attestano a 28,80 lire turche per un dollaro, per quanto il gain sia stato in realtà modesto e sia stato ampiamente coperto dalle ore successive di trading sulle piazze internazionali. Il dubbio dei mercati è che il cammino, come abbiamo detto poco fa, sarà ancora lungo e tortuoso, e che il proseguimento lungo questa linea aumenterà le pressioni politiche su un governo sì solido, ma che ha comunque bisogno di vasto sostegno popolare per portare avanti un programma di lacrime e sangue.
Ankara fa sul serio: tassi su ancora di 500 punti base
Una cura che avrebbe reso orgoglioso anche Paul Volcker, presidente di Federal Reserve durante il periodo di politiche monetarie più restrittive di sempre negli Stati Uniti. La banca centrale di Ankara ha infatti segnalato un ulteriore aumento dei tassi per 500 punti base / 5%, al fine di aggredire nel modo più rapido possibile l’importante inflazione che ancora governa l’economia del paese. Gli ultimi dati diffusi dagli istituti statistici nazionali turchi parlano di un livello di prezzi che è ancora a +60% anno su anno, livello chiaramente troppo alto per anche soltanto immaginare un ritorno alla normalità di questa economia.
Gli effetti della sbornia, per citare Milton Friedman, da tassi alti, dureranno ancora a lungo e sarà difficilissimo tornare sui livelli contenuti di inflazione che hanno contraddistinto i primi governi Erdogan. C’è da eliminare parecchio circolante, direttamente e indirettamente, e per quanto l’economia di Ankara sembri ancora piuttosto resiliente, ci sarà da lottare millimetro per millimetro e decimo percentuale per decimo percentuale.
Tuttavia l’accoppiata Simsek-Erkan sembra essere più che convincente per i mercati: quando dopo le elezioni Erdogan ha fatto intendere la volontà di tornare a politiche monetarie più ortodosse, erano stati in pochi a credere che si sarebbe andati oltre l’effetto annuncio, dopo anni di politiche monetarie dissennate e lontane da quanto prescrivono anche i più elementari testi di economia politica.
Lira forte, ma non troppo
La lira turca, una delle peggiori valute degli ultimi anni in termini di performance, reagisce positivamente ma non troppo. Sono ancora troppi i timori di un allentamento delle misure di Ankara per evitare gli effetti contrattivi che rialzi così importanti avranno sull’economia. Tuttavia sembreremmo comunque essere davanti ad un proseguimento convincente di certe scelte di politica monetaria, che preannunciano un futuro di ulteriori restrizioni, mentre Washington tirerà quasi certamente i remi in barca, come i colleghi di Francoforte.
Intanto continuerà il piano del governo turco e della banca centrale per un accumulo di riserve di valuta pregiata, accumulo necessario sia per far fronte a queste politiche monetarie, sia per tornare in sella all’economia di un paese un tempo emergente e che domani sarà sempre più al centro anche dello scacchiere economico.
Questo a patto che la cura da cavallo non uccida il paziente: sarà compito di Simsek e Erkan cercare di dosare i rialzi anche ascoltando il polso di un mercato abituato da anni a politiche economiche dissennate.