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Argentina: arriva una seconda valuta? | La sfida della provincia

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Almeno da programmi l’Argentina non avrebbe dovuto più avere una valuta nazionale e invece, se i programmi di La Rioja andranno avanti, ce ne saranno addirittura due. Il programma di austerità inaugurato dalla nuova presidenza di Javier Milei sta creando infatti attriti con una delle province più dipendenti sui trasferimenti pubblici del governo centrale, che come annunciato ormai un paio di settimane fa, è decisa ad emettere una propria valuta locale. Si chiamerà Bocades e servirà per pagare imposte locali, per pagare i dipendenti pubblici e… si spera anche per i trasferimenti tra privati.

Una mossa che il governatore locale Ricardo Quintela ha dichiarato come necessaria dato che Buenos Aires si starebbe rifiutando di trasferire somme dipendenti da accordi precedenti, lasciando così le casse locali con denaro per pagare i dipendenti pubblici locali per al massimo 4 o 5 mesi. E da qui dunque l’idea di stampare una quasi-valuta (così è chiamata dagli stessi promotori) locale, che dovrebbe ricevere, almeno nei programmi dei più entusiasti, una vasta accettazione da parte della popolazione.

Doppia valuta in Argentina, e chissà se…

Ci saranno almeno due valute dunque in Argentina, per quanto una avrà una circolazione solo locale e nonostante la seconda appunto sarà una sorta di mini bond sulla falsariga di quanto era stato proposto in Italia qualche legislatura fa. Sarà utilizzata principalmente per aumentare del 30% i salari pubblici e per coprire le incombenze più urgenti, e sarà anche possibile cambiarla in peso presso le banche locali. Un programma certamente ambizioso che però pone già diversi interrogativi ai quali sembra difficile, se non impossibile rispondere.

Le banche locali infatti non sembrano essere dotate di peso a sufficienza per garantirne la convertibilità, cosa che ha portato i proponenti a lanciare messaggi di speranza sul fatto che tali Bocades vengano accettati dalla popolazione in pagamento senza che vi sia la necessità o domanda di conversione.

Intanto gli economisti di riferimento che seguono la situazione argentina non riservano giudizi lusinghieri per l’iniziativa, ritenendola fonte di ulteriore caos monetario in una situazione già fuori controllo in Argentina in termini di peso e dunque di economia centrale di Buenos Aires.

Al centro ovviamente c’è uno scontro politico tra una delle province che più dipendono dai trasferimenti pubblici e che più stanno soffrendo un programma di austerità importante inaugurato dopo le ultime elezioni presidenziali. Lo scontro politico in questione si è in aggiunta inasprito dopo che il Congresso ha bocciato alcuni dei tagli di Milei, con lo stesso che ha risposto cercando respiro in termini di budget riducendo appunto i trasferimenti verso le province.

La Rioja è una delle province che più dipendono dai trasferimenti del governo centrale

Avrà torto Lavoisier?

Per quanto sia certamente difficile applicare le leggi della fisica al mondo monetario, ci sarà certamente da valutare se qualcosa si potrà creare dal nulla stampando semplicemente dei bonos che non è chiaro da chi saranno accettati senza che se ne possa imporre il corso forzoso.

Staremo a vedere: i più cinici tra i nostri lettori certamente saranno divertiti dal vedere non una, ma due valute o semi-valute in circolazione in quel Paese che dovrebbe invece muoversi a grandi falcate verso la dollarizzazione e dunque verso la rinuncia a battere la propria moneta.

Quel che è certo per il momento è che la moneta, almeno a certe latitudini, è certamente anche politica e che sarà terreno di scontro tra due fazioni le cui visioni del mondo (e del tesoro) sono radicalmente opposte.

Non sarebbe inoltre la prima volta che le province argentine operano in questo senso. Già negli anni 2000 diverse province decisero di battere “moneta”, tra le quali appunto anche La Rioja. L’esperimento non ebbe però dei buoni esiti: lunghissime code fuori dalle banche che offrivano la conversione, con il grosso della popolazione che si trovò a cambiarli sul mercato nero con forti sconti.

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