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Assalto cinese ai videogiochi: Tencent affonda in borsa

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Niente videogiochi, siamo cinesi. Nei piani del partito c’è un non meglio precisato programma per ridurre il gaming tra i giovani (e meno giovani) cinesi e le principali azioni del comparto hanno reagito con perdite record durante la sessione di venerdì. A pagare più di tutte in termini di cap è Tencent, che ha fatto registrare perdite per oltre il 14% nel corso della sessione odierna. Salato anche il ribasso di NetEase, che sulla borsa di Hong Kong ha perso oltre il 20%.

Tutto questo mentre ci si aspettava una seduta piuttosto tranquilla in attesa del Natale, che volenti o nolenti porterà ad un rallentamento presso tutte le borse mondiali, anche quelle se vogliamo lontane dalla cristianità. E invece l’indice Tech di Hang Seng si avvia a chiudere con forti ribassi che complicano un 2023 già poco entusiasmante di per se. E per il 2024 si dovrà fare i conti con un tentativo di regolamentazione draconiana a Pechino che per il comparto sarà un problema di difficile soluzione.

Una regolamentazione che colpisce i produttori di videogiochi

La proposta di regolamentazione ha shockato diversi degli astanti, dalle case di produzione di videogiochi agli investitori che avevano puntato su quelli che sono invidiabili gioielli dell’economia cinese. Si parla per il momento di una proposta di linee guida che finiranno per comprimere l’utilizzo dei videogiochi – per quanto si tratti di una misura di difficile applicazione – e che imporrà ai produttori di ridurre la presenza di item di gioco che abbiano fasce di prezzo alte. Sarà imposto in aggiunta ai produttori di introdurre avvisi più numerosi sulla natura di determinati acquisti e contro l’utilizzo eccessivo di videogame.

La norma andrà inevitabilmente ad attaccare la redditività di certe imprese e colpirà anche gli adulti, che spesso sono la fascia che spende di più per item aggiuntivi. Una mossa che ha avuto un pronto riflesso in borsa. Nel momento in cui scriviamo Tencent perde oltre il 12%, così come perdono più del 20% le azioni della concorrente Netease. Un’ecatombe borsistica che certamente non è il modo in cui gli investitori sulle piazze orientali.

La minaccia è concreta, così come è concreto l’attacco ad un modello di business che ha visto i produttori di gioco cercare di concentrare i loro ricavi sulle micro-transazioni all’interno delle piattaforme di gioco. La reazione dei mercati dunque, per quanto veemente è da considerarsi in linea con la minaccia alle attività di questi specifici produttori.

Stretta importante sul settore

Nella nuova Cina di Xi poco spazio ai videogiochi

In realtà i segnali c’erano tutti: dalla definizione più volta utilizzata dai media statali di oppio spirituale in relazione ai videogiochi alle tante misure che hanno colpito il settore. Un settore che è altamente regolamentato in Cina e che prevede l’approvazione per praticamente ogni gioco online dal 2022. L’ondata di approvazioni durante lo scorso anno avevano però mandato un messaggio che oggi si rivela essere più errato che mai: nessun alleggerimento dei controlli e anzi un ulteriore attacco ad un’industria che in Cina è particolarmente fiorente. Tutto questo mentre la Cina sta combattendo una dura battaglia commerciale con USA e Europa e mentre l’economia scricchiola ormai da tempo anche in termini di domanda interna.

Vedremo se le linee guida si trasformeranno in qualcosa di effettivo, per quanto di dubbi al momento ce ne siano pochi. I mercati vendono, facendo registrare dei volumi decisamente importanti e per Tencent e le più dirette concorrenti ci sarà da valutare nuove modalità di monetizzazione dei loro giochi. Il modello delle micro-transazioni interne potrebbe essere ormai quasi agli sgoccioli, con buona pace di una fetta di profitti importanti per questi gruppi.

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