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Azioni Coca Cola, Pepsi, McDonald’s giù. L’altra faccia di Ozempic
Le azioni Coca Cola ($KO) chiudono una settimana in profondo rosso, con un trend negativo avviato a settembre che è lontano dalla conclusione. Il gruppo delle bevande soffre insieme alla concorrente Pepsico ($PEP) e più in generale con il settore di junk food & beverages. A gettare ombre sul futuro del comparto le notizie che arrivano in particolare da Walmart, che afferma che la diffusione di soppressori dell’appetito anche negli USA sta avendo degli effetti importanti sul carrello degli americani.
Meno unità vendute e più in generale meno calorie nel carrello: la notizia ha innescato in settimana una corsa alle vendite per titoli solidi e meno solidi del comparto, con il quadro di Coca Cola che è il più preoccupante, date sia la rilevanza del gruppo sia la sua capitalizzazione sul mercato. Coca Cola riveste anche un ruolo simbolico nella storia dei mercati USA: i titoli della società di Atlanta sono da praticamente sempre nel portafoglio di Warren Buffett.
Coca Cola perde le bollicine: gli americani spendono altrove
La diffusione di farmaci come Ozempic e Wegovy ha scatenato un tornado ribassista sulle piazze azionarie USA. $KO Coca Cola ha perso il 5%, Pepsico ha fatto poco peggio nel corso degli ultimi 5 giorni e più in generale lo stato di salute dell’intero comparto non è dei migliori. I farmaci in questione – che stanno facendo la fortuna di altre società – agiscono come soppressori dell’appetito. E hanno già avuto degli impatti importanti sulle vendite di questi prodotti.
Chi assume questi farmaci, ora piuttosto diffusi, ha meno appetito. Avendo meno appetito è orientato meno verso prodotti quali le bevande zuccherate e ciò che viene considerato come junk food. In ribasso tutte le azioni del comparto, con i mercati che sono convinti di un calo delle vendite duraturo, in parallelo con la diffusione di questi specifici farmaci.
Un problema che ha colpito anche società come McDonald’s, Wendy’s e altre catene fast food popolari negli Stati Uniti. Il discorso però è diverso per la grande distribuzione, che potrà più agilmente dirigersi verso prodotti salutari il cui consumo invece aumenta in seguito alla diffusione maggiore di Ozempic e di farmaci dal simile funzionamento.
Cercare un bottom potrebbe non essere la strategia giusta
La situazione che si è sviluppata stuzzica gli istinti di trader e investitori anche per un altro motivo. La domanda che circola con maggiore insistenza nelle ultime ore riguarda la possibilità che si tratti, da parte dei mercati, di una reazione eccessiva a una notizia comunque concreta. Se questo fosse il caso, ci troveremmo davanti a buone opportunità di investimento, con i prezzi delle principali società del settore che sono in forte sconto rispetto a soltanto un mese fa.
Individuare il bottom di queste azioni potrebbe però essere complesso: non è chiaro infatti per il momento quanto prolungate saranno i cali di vendite di questi brand, né quanto tempo sarà necessario affinché si orientino verso categorie di prodotti più salutari. Se per la grande distribuzione il passaggio potrebbe essere indolore, per l’industria del junk food i problemi potrebbero essere più articolati e di complessa risoluzione.
In molti – mescolando analisi dei mercati a convinzioni personali – ci vedranno una sorta di legge del contrappasso e l’intervento della giustizia divina: brand che avevano prosperato anche al prezzo di una diffusione importante dell’obesità, ora pagheranno il prezzo delle soluzioni farmacologiche arrivate in tutte le farmacie. I mercati tendono però spesso a sovra-reagire di fronte a notizie di questo tipo: prima di dare per spacciate le principali azioni del comparto, serviranno dati certamente più concreti e che rappresentino situazioni di medio e lungo periodo.