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Bank of Cina in Zambia: ok a scambi in yuan

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Continua la partita a Risiko, anche valutaria, tra Cina e Stati Uniti su tutte le principali questioni economiche , politiche e commerciali. Secondo quanto è stato annunciato da Bank of China, gli uffici della potente banca sotto il controllo statale saranno utilizzati in Zambia, per favorire scambi commerciali tra i due paesi che siano denominati in yuan. Si tratta di un piano annunciato alla luce del sole, cosa che comporta anche un effetto annuncio importante, e che segue lungo la traccia di una sorta di guerra fredda tra Pechino e Washington che riguarda davvero ogni aspetto della vita commerciale e economica dei due paesi.

Si tratta dell’ennesima mossa per cercare una sorta di dedollarizzazione di Pechino? A grandi linee sì, per quanto la quantità di scambi tra i due paesi non potrà avere granché impatto effettivo sui grandi numeri che governano il mercato del Forex, in particolare in un momento che appare come di assoluta debolezza per lo yuan, con le autorità politiche cinesi che sono affaccendate nel tentativo di contenere diversi focolai di crisi che si sono ormai manifestati con tutta la loro forza nella Repubblica Popolare.

Zambia e Cina: accordo per utilizzo yuan

Niente dollaro, siamo cinesi

Certo, è un’esagerazione, ma è forse questo il sogno non troppo nascosto di Pechino per un futuro che però sarà difficile che si verifichi. Gli uffici di Bank of China in Zambia, con la Cina che così conferma una presenza importante nel continente africano, serviranno anche per promuovere gli scambi tra i due paesi che saranno però basati sullo yuan e non più sul dollaro USA. Il piano è stato annunciato in occasione di una visita di stato già in settembre e ora passerà, per le vie brevi, alla fase operativa.

A spingerlo ci sarà l’istituto più importante del settore bancario cinese, Bank of China, che è l’unica presenza dello stato cinese da quelle parti. Sarà inoltre, almeno secondo le dichiarazioni, una base di appoggio per servire servizi simili sempre nella valuta locale cinese. Un piano dunque di espansione possibilmente importante in Africa, continente dove la Cina ha avuto gioco relativamente facile anche grazie a imponenti piani di investimenti infrastrutturali. Per ora non è dato sapere quali sono le eventuali preoccupazioni di Washington, mentre altrove gli scambi senza dollaro fanno un enorme fatica a affermarsi. È il caso dei rapporti tra Russia e India, con i primi che essendo esclusi dal sistema dollaro vorrebbero però essere pagati per il fiume di petrolio che raggiunge i secondi con valute diverse dalla rupia.

Una scelta tutta politica

Nel caos valutario ognuno cerca di portare a casa la propria… pagnotta

Prima di parlare di mossa di concerto dei cosiddetti BRICS per far fuori il dollaro, sarebbe il caso di guardare cosa sta avvenendo in concreto. Fatti salvi scambi per ora di piccola entità, non sembra che il dollaro USA stia pagando un prezzo eccessivamente alto sui mercati internazionali in termini di presenza. Anzi, il grosso delle iniziative nate nelle ultime settimane e negli ultimi mesi sembrano essere più legate all’inaccessibilità del dollaro per alcuni paesi che alla seria possibilità di non utilizzarlo più.

Ci vorrà del tempo per valutare se si tratta di dedollarizzazione oppure di mosse opportunistiche di paesi che provano a cavalcare una situazione geopolitica internazionale piuttosto tesa. Per il momento saremmo propensi a optare per la seconda. Anche questa iniziativa africana della Cina dovrà poi essere valutata con il senno di poi e valutando quanti scambi effettivamente verranno effettuati con il sistema del Renminbi.

E sarà anche da valutare quanto i paesi africani vorranno utilizzare una valuta che permette, ad oggi, rapporti soltanto con la Cina e con forse uno sparuto gruppo di paesi nell’orbita di Pechino.

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