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Ai russi non piace la rupia. Yuan favorito nel mondo post-dollaro

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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C’è una storia parecchio curiosa che arriva da Yahoo Finance e che racconta di come in realtà liberarsi del dollaro, anche quando a trattare il greggio sono paesi non allineati, non è sempre semplice. Chi credeva che bastasse un colpo di penna per liberarsi del greenback, che per Mosca brucia come fiamma viva, dovrà ricredersi. A mettersi infatti di traverso sul fiorente commercio di petrolio che parte dalla Russia e che arriva in India c’è proprio la questione valutaria. In breve: i russi non vogliono rupie e gli indiani invece vorrebbero pagare, appunto, in rupie.

Una situazione che forse sarà stata in parte ingigantita da chi ha prodotto l’articolo, che però indica fonti informate dei fatti che confermano che di problemi non ce ne sono pochi e che i russi preferirebbero di gran lunga lo Yuan, anche per direttive imposte informalmente dalla banca centrale russa. È una situazione che si può superare? E cosa ci dice della coesione di chi pensava di poter organizzare senza problemi una sorta di economia parallela lontana da Washington e dal suo dollaro? Più facile a dirsi che a farsi.

Rupie e Russia: no grazie

Rupie? Niet. L’export russo vorrebbe essere pagato in altre valute

La situazione è certamente complicata. Le difficoltà per la Russia di maneggiare dollari hanno imposto, almeno per certi traffici in certe parti del mondo, il ricorso a valute locali, come possono essere lo yuan cinese oppure, su pressioni dell’India stessa, la rupia indiana. Con la prima tutto in ordine, con la seconda un po’ meno, perché è ritenuta dalla banca centrale russa -e a buon diritto – una valuta che non può essere né spesa né convertita facilmente. Questo a fronte anche di import russi dall’India che sono minimi e che sono sempre più distanti per quantità al flusso di materie prime che invece parte dalla Russia e raggiunge l’India.

Le insistenze indiane in luglio per il pagamento in rupie hanno già creato importanti attriti, con Mosca che preferirebbe di gran lunga il ricorso allo yuan, che ha maggiore facilità di conversione e anche di spesa diretta, dati i maggiori traffici anche in entrata dalla Cina. Tra queste richieste dei russi e la possibilità che vengano esaudite c’è la comprensibile reticenza degli indiani nel favorire la valuta di un concorrente diretto su diversi mercati.

Gli attriti, sempre secondo quanto raccontato da Elena Fabrichnaya, Nidhi Verma e Dmitry Zhdannikov che hanno redatto l’articolo, avrebbero avuto una escalation importante già in agosto, con diversi fornitori russi che avrebbero minacciato di dirottare certi traffici verso altri paesi.

Situazione che sarebbe stata superata con il ricorso a un pagamento misto in yuan cinesi e in dollari di Hong Kong, nonché in dirham degli Emirati. Una situazione però che per quanto temporaneamente superata potrebbe riesplodere a breve.

Il problema inoltre sarebbe anche di controlli: l’utilizzo eventuale del dollaro, che sarebbe preferibile in condizioni di normalità, facilità anche la supervisione di questi scambi da parte di Washington.

Lo Yuan è preferibile, almeno per Mosca

I problemi della rupia

Non ci si può improvvisare valuta di riferimento di traffici che comandano miliardi di dollari annui anche se dovessimo limitarci agli scambi tra Russia e India. E tale improvvisazione non è possibile anche a fronte delle misure che l’India ha implementato a tutela della propria valuta.

Il cambio è molto costoso, con picchi del 10% che si perdono nel cambio verso le altre valute per politiche precise imposte dal governo indiano. Al tempo stesso, il commercio tra Russia e India è ancora troppo univoco per rendere la rupia appetibile per Mosca.

Situazione che, almeno dal punto di vista indiano, si potrebbe risolvere con un aumento degli import da parte dei russi e con maggiori legami economici, compresa l’apertura in loco di attività di proprietà russa. Tra il dire e il fare però, in particolare quando si parla di soldi, c’è di mezzo il mare.

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