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Bank of Japan: tassi ancora negativi. I mercati puniscono Tokyo
Il Giappone non sembrerebbe essere ancora pronto per il primo rialzo dei tassi di interesse. Bank of Japan, nome internazionale di Nippon Ginkō, la banca centrale che guida la politica monetaria del paese, ha infatti deciso ancora per uno stop. Notizia non esattamente inaspettata per i mercati – nonostante da più parti si inizi a insistere nella necessità di rivalutare questo tipo di decisioni.
Non questa volta però – dato che il governatore Kazuo Ueda ha ricordato al pubblico che lo aspettava in conferenza stampa che sarà necessario continuare con l’easing monetario in quanto non sono stati ancora raggiunto gli obiettivi di stabilizzazione anche di medio e lungo periodo – in particolare, aggiunge chi vi scrive, in relazione a quanto sta avvenendo sul mercato dei bond decennali di tokyo, con il cap che è stato innalzato da Tokyo fino all’1% in luglio. Una situazione certamente particolare quella di Tokyo – che continua a essere un unicum nello scenario internazionale.
Tokyo continua per la sua strada, ma non per molto
Il governatore di Bank of Japan ha cominciato a introdurre nella discussione pubblica che avviene sulle testate finanziarie del Sol Levante – aspettative per un’eventuale uscita dal regime che di interessi negativi ormai divenuti la norma per l’economia giapponese. Tuttavia non sarà questa volta il giorno del grande passo. Ueda infatti ha continuato a sostenere la necessità di essere cauti con eventuali manovre di politica monetaria restrittiva – temendo di fare troppo e troppo presto in un contesto ancora di precarietà sul fronte dei bond – principalmente – che sono a copertura del debito pubblico più rilevante sul PIL a livello mondiale.
Ancora attendismo da Bank of Japan, banca centrale che gioca una partita tutta – tra stagflazione che ne domina l’economia da più di un decennio, debito pubblico tra i più importanti al mondo anche in senso assoluto, problemi demografici in anticipo rispetto a quelli che si stanno presentando in Europa e tanto altro.
Yen sui minimi da 10 mesi – anche perché i mercati sono poco convinti di quanto farà BoJ
Alla diffusione della notizia, lo yen giapponese si è avvicinato a minimi che non si vedevano da 10 mesi, conferma del fatto che non solo i mercati considerano l’ormai enorme differenziale tra i tassi su USD e JPY, ma anche che che hanno poca fiducia del fatto che sia una sorta di hawkish pause – o meglio, una decisione di non alzare i tassi ora per essere eventualmente più duri più avanti.
D’altronde difficilmente si potrebbe pensare altrimenti, dato che nonostante un’inflazione che ormai in diversi considerano già sticky, dalle parti di Tokyo non si è ancora presa alcuna decisione risoluta e risolutiva. Un segnale, per molti, inequivocabile del fatto che il passaggio per Bank of Japan è più stretto che altrove. E non è che dalle altre parti – aggiungiamo noi – la libertà di manovra sia granché. Neanche a Washington, dove le condizioni generali sono di gran lunga le migliori.
Yen debole potrebbe peggiorare la situazione
Uno yen eccessivamente debole potrebbe inoltre peggiorare la situazione sul fronte dell’inflazione, con le aziende giapponesi che si approvvigionano di semi-lavorati e servizi dall’estero che finirebbero per essere costrette ad alzare ulteriormente i prezzi. È questa una delle preoccupazioni principali per il Ministero delle Finanze di Tokyo – che già a inizio settembre ha dichiarato – di concerto con la Banca centrale di essere pronto a implementare diverse misure a tutela dello yen.
La coperta però, anche e soprattutto a Tokyo – sembrerebbe essere troppo corta. O almeno questo è quanto si può leggere da una situazione dove uscire dai tassi negativi sembra essere un passo troppo grande da sostenere per l’economia.