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Franco in difficoltà contro EUR e USD. SNB sorprende tutti

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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La decisione della Banca Nazionale Svizzera ha colto di sorpresa i mercati, che si aspettavano un rialzo di almeno 25 punti base giovedì 21 settembre e che invece hanno dovuto fare i conti con una hawkish pause, una pausa ai rialzi dei tassi che però molti analisti interpretano come maggiore possibilità di almeno un ulteriore rialzo in futuro. La decisione a sorpresa ha però prodotto importanti conseguenze sui mercati, con il Franco Svizzero CHF che perde sia nei confronti del dollaro USD sia nei confronti dell’euro EUR.

I tassi nella Confederazione Elvetica rimangono a 1,75%, tra i più bassi tra le economie sviluppate – con l’inflazione che dalle parti di Berna non ha mai raggiunto i livelli visti in Europa e negli States. Aspettative per adesso non rispettate, con il franco che si trova in una situazione interessante in particolare per chi fa trading sul Forex di breve, nonostante la decisione possa sembrare, almeno in superficie, identica a quella di Jerome Powell di mercoledì 20 settembre.

Mercati cosa succede CHF
La decisione a sorpresa di SNB sorprende i mercati

Thomas Jordan: “Possiamo giocare d’attesa”

A spiegare le motivazioni della decisione di fermarsi con i rialzi è Thomas Jordan, che siede sullo scranno più alto di una delle più importanti banche centrali del mondo. Si può giocare d’attesa – afferma – ricordando che l’inflazione (già modesta in realtà nella Confederazione) – a agosto ha fatto registrare una crescita ridotta e che dunque si può giocare d’attesa senza grosse preoccupazioni, in attesa dei dati del prossimo mese (che riporteranno in realtà quelli di settembre).

Ci sono tuttavia – anche se i mercati non sembrano aver scontato questa opzione ancora – aperture anche a futuri rialzi dei tassi di interesse. Jordan ha infatti affermato e confermato che la battaglia contro l’inflazione è lungi dall’essere vinta, che in futuro potrebbero esserci ulteriori pressioni che arrivano dai prezzi e che fondamentalmente, come a Washington, si naviga a vista. Dato per dato, riunione per riunione, con la sensazione però che si sia vicini al picco dei tassi e che la questione principale sia ora quella della durata del regime restrittivo. La prossima decisione importante sarà per il prossimo dicembre, quando appunto Jordan e SNB decideranno se puntare ad un altro rialzo oppure ritenere la questione definitivamente chiusa.

Il franco cede terreno sui mercati

In Europa ognuno per conto proprio

L’ultima tornata di decisioni sui tassi di interesse in Europa ha confermato una divergenza di opinioni tra le diverse banche centrali. Bank of England ha optato per uno stop come SNB, mentre in Norvegia, in Svezia così come a Francoforte si è optato invece per un ulteriore rialzo di 25 punti base. Questo nonostante il male continui a apparire comune e le condizioni economiche dei paesi coinvolti non così diverse.

Segnali – e questo interesserà chi opera sul Forex – che in realtà di dati chiari da interpretare e ai quali reagire non ce ne sono molti. E che molte banche centrali ritengono di essere sul ciglio che li separa da una possibile recessione.

Per BCE ultimo rialzo, o almeno così credono i mercati

Il rally di EUR contro CHF non deve però trarre in inganno chi opera con orizzonti di periodo più ampio. I mercati evolveranno – o almeno questa è l’idea degli analisti – verso un sentiment ribassista nei confronti dell’euro in particolare contro il dollaro USD e possibilmente anche nei confronti del Franco, nonostante nei confronti di quest’ultimo permangano dei differenziali sui tassi ancora importanti.

Tuttavia la politica monetaria moderna non è soltanto questione legata ai tassi – ma anche alle operazioni sui titoli delle quali BCE ha dato prova in passato di essere infatuata. Questo a meno di sorprese che andranno a cambiare l’outlook sull’economia USA, che ora appare come la più forte a livello globale.

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