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Bond: saltati i fondamentali. Cosa significa per l’economia?

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Le tabelle dei rendimenti sul mercato secondario dei bond sono sotto gli occhi di tutti, ma nessuno o quasi si preoccupa di analizzare cosa sta effettivamente succedendo. È un discorso, tra le altre cose, che riguarda non i bond in via diretta, ma l’andamento delle economie nel suo complesso e che con ogni probabilità continuerà a impattare tanto sul mercato di bond quanto sull’azionario e possibilmente sulle materie prime. C’è, o sembrerebbe esserci, una separazione importante tra fondamentali e tra rendimento dei bond che per ora non trova spiegazioni e che potrebbe raccontare anche di un mercato che è pronto in realtà a invertire la rotta.

I bond decennali degli Stati Uniti mostrano rendimenti insoliti per questo tipo di titolo, sia in senso generale, sia in senso relativo, con quelli di Grecia, Spagna, Germania e Giappone che offrono rendimenti più bassi. Se per quelli giapponesi la spiegazione è negli interventi ripetuti di Bank of Japan, per gli altri ci sarà da indagare più a fondo, anche per capire come potrebbero muoversi gli altri mercati.

Stati Uniti meno sicuri dei PIGS? Una storia che non regge

I rendimenti sono effettivamente lontani da quanto ci si potrebbe aspettare anche con un’analisi piuttosto superficiale. I decennali USA hanno toccato quasi quota 5,0%, a fronte di rendimenti decisamente inferiori da parte dei bond greci, spagnoli, portoghesi e anche tedeschi sulle stesse durate. A meno di non sapere nulla di come stanno andando le relative economie, questa situazione dovrebbe essere considerata da più o meno tutti gli analisti come anomala – e come profondamente separata da quelli che sono i fondamentali. Possono esserci diverse spiegazioni, che riguardano anche il plumbing di certi titoli. E ognuna di queste spiegazioni porta con sé possibili conseguenze per i mercati.

La prima spiegazione è che Federal Reserve continua a essere molto rigida nel suo approccio alla lotta all’inflazione e per i mercati è forse l’unica che terrà fede alle sue parole. Questo a fronte di un’economia che è più forte – anche se non è chiaro per quanto – e anche di una maggiore credibilità costruita nei decenni. Questa però non può essere una spiegazione corretta e univoca: eventuali irrigidimenti della politica monetaria USA avrebbero dei riflessi anche sulle altre economie – a meno di non voler prendere in considerazione un modello superfisso.

Diverso poi il caso giapponese, che forse va escluso da queste considerazioni: Bank of Japan continua a operare per conto proprio, seguendo i dettami della YCC, e comprando miliardi in titoli di stato mentre tutte le altre banche centrali invece liquidano le loro posizioni. Una situazione anomala – che si ripercuote anche sullo yen – e che sarà complicato da gestire in modo crescente.

I rendimenti sui Bond USA scollegati dai fondamentali?

Europa, fatta eccezione per l’Italia, su un altro binario

Rimane difficile da interpretare i rendimenti sostanzialmente più bassi per i bond di uguale durata degli emittenti sovrani europei. Non solo Germania, che ha comunque buoni fondamentali, ma anche Grecia, Spagna e altri paesi che hanno una situazione certamente più precaria degli Stati Uniti. L’unica spiegazione possibile – per il momento – è una politica di liquidazione degli asset meno aggressiva da parte di BCE, che però ha delle implicazioni chiare sul medio e lungo periodo per tutta l’area Euro, in termini di lotta all’inflazione, di capacità di spingere a determinate riforme e più in generale di tenuta del sistema.

Considerazioni che non sono riflesse nei rendimenti oggi a mercato – che permangono – come abbiamo detto in apertura, ancora molto lontani da quanto comanderebbero i fondamentali. Che ci sia un’inversione in vista e che possa riportare questa un po’ di calma su mercati finanziari che, tutti nessuno escluso, sono agitati dalla preoccupazione?

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