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Borse ferme dopo doccia fredda di Williams. Bene le tech
Dopo un’ubriacatura generale spinta da un Jerome Powell piuttosto dovish, arriva per i mercati una relativa doccia fredda. La matrice è sempre la stessa, quella degli alti papaveri di Federal Reserve. John Williams, che è presidente della divisione di Fed di New York, ha detto ai microfoni di CNBC che è ancora prematuro parlare di tagli. Tanto è bastato per colpire i mercati, mentre si infiacchiva il sentiment positivo maturato dopo la conferenza stampa di Jerome Powell a margine della decisione del FOMC sui tassi di interesse.
Recupero del dollaro sull’euro e su tutte le altre principali valute, anche qui con un tempismo che non rende possibile alcuna altra considerazione: sono le parole di John Williams ad aver raffreddato i bollenti spiriti e a rimandare, almeno secondo le aspettative più reattive, la questione taglio dei tassi a data da destinarsi. Questo in un mercato che ormai da qualche giorno prezza come più probabile un taglio già in marzo, che oggi però per la prima volta è stato messo in discussione.
NASDAQ ok, altri indici piatti
Il NASDAQ riprende la crescita, gli altri indici di un certo spessore, vedi S&P 500, sono invece piuttosto piatti e si avviano a chiudere una sessione priva di qualunque tipo di scossone. Stesso discorso per DJIA, che a meno di clamorose novità verso la fine della sessione, chiuderà sullo stesso livello di apertura. Un venerdì, stanco, da pre-festivo, e che è stato ovviamente condizionato dalle parole di Williams, che pure in passato si era dimostrato essere forse più vicino alle colombe che ai falchi di Fed.
C’è un problema però che prescinde dall’andamento delle borse: è il problema della credibilità di Federal Reserve, che con tante voci così apertamente discordanti non può che perdere ulteriormente terreno.
Jerome Powell, che pur di quell’istituzione è il capo, aveva affermato solo 48 ore fa che le discussioni sui tagli erano state avviate. Se n’era parlato, per intenderci, all’interno del FOMC. Sentire ora qualcuno che non avrà la rilevanza di Powell, ma che comunque fa parte di Fed e ha anche potere di voto, contribuisce a rendere ulteriormente confusa una situazione complessiva che non è di chiara leggibilità da troppo tempo.
Borse attendiste: oltre le dichiarazioni peseranno i dati
Mentre ci si avvicina allo stop natalizio, che è da sempre caratterizzato da volumi più blandi e da minore interesse per i mercati azionari, i mercati continuano comunque a mostrare una certa resilienza. Per quanto i tagli oggi sembrino meno probabili già a marzo, la fede in un soft landing appare come incrollabile ed è forse su questa convinzione che si è basata una corsa importante per la chiusura del 2023.
I più scettici ricorderanno che prima di ogni recessione si sono visti certi movimenti e che dunque non siano ancora dimostrazione di nulla sull’effettivo andamento dei mercati e dell’economia per il futuro.
Gli altri vedranno in questo persistente ottimismo un segno che si potrebbe evitare, e sarebbe davvero qualcosa di statisticamente anomalo, una recessione dopo un ciclo di politiche monetarie restrittive che non si vedeva da tempo.
Bene diverse delle azioni tech
A tenere a galla il NASDAQ e a rendere gli indici legati a questa piazza i migliori della giornata ci sono diversi titoli tech. Ottima la performance di Microsoft, così come quella di NVIDIA, di Meta. Più indietro Apple e Alphabet.
Le performance dei titoli top stanno trainando un mercato altrimenti in leggero rosso: una lettura che in molti ritengono falsata, giustamente, da tempo a causa del dominio in termini di cap delle magnifiche sette. Siamo comunque lontani da quanto potrebbe essere considerata una significativa inversione di trend.