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Jerome Powell e FOMC aiutano i mercati. Entusiasmo alle stelle
Dopo le parole di Jerome Powell, in seguito all’ennesimo stop al rialzo dei tassi da parte del FOMC, l’ottimismo vola. Ottima la performance dei principali indici azionari degli Stati Uniti, ma anche dei bond e delle valute alternative al dollaro USA. Il leitmotiv è il seguente: potrà esserci taglio dei tassi, importante secondo quanto indicato dal dot plot anche in assenza di una vera e propria recessione – ed è questo lo scenario che Jerome Powell, pur senza sbilanciarsi eccessivamente in conferenza stampa, ritiene quello preferibile e forse più probabile.
Sarebbe una situazione incredibilmente buona per l’economia USA: per quanto sia previsto un rallentamento ulteriore dell’economia USA, dato che le politiche monetarie restrittive non hanno ancora terminato di produrre i propri effetti, si eviterà la recessione, ci saranno tagli che faranno da benzina per nuova crescita e tutto sommato si sarà evitato il peggior scenario possibile. Il tutto a poca distanza da dati sull’inflazione che avevano raccontato una storia parzialmente diversa. O meglio, che costringono JPow ad essere cauto, ma non troppo.
Jerome Powell e i dot plot spingono i mercati
Jerome Powell si è presentato in pubblico alle 20:30 di ieri, mercoledì 13 novembre, con toni piuttosto diversi da quelli che aveva soltanto due settimane fa. Si è iniziato a parlare con decisione all’interno del FOMC di tagli ai tassi di interesse di riferimento, anche in assenza di necessità che arrivano da un’eventuale recessione. Si potrà tornare alla normalità – o per i più cinici a quella che sarà una nuova normalità fatta di tassi bassi anche quando in realtà non ce ne sarebbe il bisogno. Il soft landing è un’opzione che i mercati hanno ormai quasi incorporato – ed è questo ad essere benzina per la crescita dei principali indici nel corso delle ultime sessioni.
Ma cosa ha detto Jerome Powell: ha confermato l’inizio di certe discussioni sui tagli, ha confermato – e lo dice il dot plot stesso – che in diversi dei membri del FOMC vedono la possibilità di 3 tagli da 25 punti base per il 2024 (ancora poco per i mercati, ma tant’è) e per quanto lo abbia negato, i mercati hanno inteso anche che durante l’anno delle elezioni non sarà certamente il momento di manovre lacrime e sangue. O dell’estensione di politiche monetarie parecchio restrittive per i mercati. Una situazione che è piaciuta parecchio ai mercati, cosa confermata anche dal buono sprint anche successivamente alla chiusura delle trattative ad orari normali per le principali borse americane.
Vola un po’ tutto
Quasi tutte le categorie di asset in realtà hanno fatto registrare delle buone performance dopo il discorso di Jerome Powell. L’indice del dollaro DXY ha fatto registrare un calo importante, segno che la corsa dei principali asset può essere intesa anche come modifica importante del valore di quello che è il termometro per gli asset.
Una cosa che dovrà essere confermata dalle sessioni di scambio di oggi. Buona la performance dell’oro, buona quella di Bitcoin, che si ripropone in quota 43.000$, buona anche quella dei bond.
C’è però da discutere anche di quanto ritiene una minoranza di analisti: forse da Fed sanno qualcosa che i mercati non hanno ancora prezzato. E quel qualcosa sarebbe un rallentamento maggiore delle aspettative dell’economia USA, impronunciabile però mentre ci si avvicina all’avvio della giostra delle primarie prima e delle elezioni per il Presidente degli Stati Uniti poi.
Pareri assai cinici, che andranno valutati con il senno di poi man man che arriveranno nuovi dati – e nuove decisioni del FOMC. Per ora chi era long si gode i gain e chi era short aspettandosi un Powell ancora hawkish, piange sul latte versato.
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Trimestrali Amazon: ricavi a 158,9 miliardi, sopra aspettative. Apple tiene.
Apple e Amazon presentano le trimestrali. Per il gruppo fondato da Jeff Bezos è un ottimo risultato. Cupertino tiepida.
Trimestrali di fuoco per Amazon, con il titolo $AMZN che in after hours recupera il 5% dopo una giornata terribile per quasi tutto il comparto azionario tech negli Stati Uniti. Il gruppo ha fatto registrare una revenue di 158,9 miliardi contro il 157,29 del consenso degli analisti. EPS a 1,43$ contro un ben più modesto 1,16$ delle aspettative. Sono tra le migliori trimestrali di questo ciclo, che trovano inoltre una prateria davanti per il rialzo del titolo, dopo che Amazon aveva chiuso a quasi -4% durante i normali orari di scambio.
A scatenare l’entusiasmo dei trader tardivi anche le proiezioni per il prossimo trimestre, con un range dichiarato dall’azienda che va dai 181,5 miliardi di dollari fino ai 188,5 miliardi di dollari, anche questo superiore a quanto avevano previsto gli analisti. Buone anche le previsioni sull’operating income, con l’azienda che punta ai 20 miliardi.
Sono arrivate poco dopo anche le trimestrali di Apple, con il gruppo che come previsto soffre in Cina ma che recupera ampiamente in altri comparti e che fa registrare delle ottime performance per iPhone, prodotto di punta dell’azienda e che complessivamente era la maggiore fonte di preoccupazione per le performance del gruppo, che dovranno comunque essere confermate nel corso dei due prossimi trimestri, storicamente più importanti per questa tipologia di prodotti.
Tech respirano: Amazon è ok
Dopo il profondo rosso del mercato oggi a fronte di trimestrali tutto sommato ok anche per Google e Meta, arriva Amazon a offrire un buono spunto per il rimbalzo, che dovrà però essere confermato dalle performance del titolo domani, quando i mercati avranno avuto tutto il tempo di metabolizzare i dati arrivati pochi minuti fa.
Per l’azienda fondata da Jeff Bezos un trimestre da ricordare, date anche le condizioni generali del mercato, le preoccupazioni per una domanda dei consumatori che potrebbe sbattere contro la recessione e di un settore tech che dopo la grande corsa del 2024 ha oggi sul tavolo più dubbi che certezze.
Amazon è stata la terza per performance tra le magnifiche sette nel corso di un 2024 che ha visto delle ottime performance sia per Meta sia invece per Nvidia, con la seconda che anche oggi è in sofferenza dopo i dubbi degli investitori sulla possibilità per i grandi gruppi di continuare a foraggiare investimenti nel settore AI a fronte di ricavi che sono per ora molto lontani.
Apple ok, nonostante lo spauracchio Cina
Preoccupazioni per Apple che per il momento appaiono come esagerate, per quanto il gruppo abbia fatto registrare una performance di molti inferiore in Cina. 15,03 miliardi di dollari incassati nell’area Greater China, contro aspettative già relativamente limitate a 15,8 miliardi.
Bene comunque iPhone, che fa registrare ricavi per 46,22 miliardi di dollari, contro i 45,04 miliardi di dollari delle previsioni. Il titolo non ha mostrato però per il momento la forza di tornare quantomeno sui livelli di apertura della sessione odierna.
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Le azioni di Donald Trump perdono fino al 20%. Giornata folle a Wall Street. Male NASDAQ e S&P 500
Brutta giornata per le azioni di Donald Trump. Volatilità in aumento fino a elezioni?
Le azioni di Trump Media & Technology Group – $DJT – perdono quasi il 10%, dopo aver toccato ribassi superiori al 20% e dopo essere state sospese dalle contrattazioni più volte per eccesso di volatilità. Viene cancellata così una parte importante dei gain di un titolo che almeno fino alle elezioni sarà una sorta di opzione sul risultato della tornata elettorale del 5 novembre, durante la quale Donald Trump proverà a riconquistare la Casa Bianca. Una scommessa binaria costellata di enorme volatilità che potrebbe continuare, in una direzione però più precisa, una volta che i risultati elettorali saranno nella piena disponibilità di tutti.
Si tratta comunque di uno dei giorni peggiori di sempre per una compagnia che nel corso del 2024, seguendo le vicissitudini del candidato repubblicano, ha vissuto swing importanti di prezzo e adatti soltanto agli speculatori più incalliti, che possono fare a meno anche di indicazioni di carattere economico per prender posizione.
Potrebbe andare a zero?
Di discussioni, anche accese, sul futuro del gruppo almeno in termini di quotazione azionaria, se ne fanno diverse e c’è chi si è spinto fino a considerare come possibile l’azzeramento della capitalizzazione di mercato nel caso in cui Trump dovesse uscire sconfitto dalle urne.
Le perdite di oggi, per quanto in via di recupero, si sono verificate all’interno di una sessione negativa dopo le principali trimestrali del settore tech – arrivate con dati sì positivi, ma costellate di preoccupazioni per gli investimenti futuri. NASDAQ perde oltre il 2% nel suo indice più rappresentativo, S&P fa poco meglio in una giornata di profondo rosso, spinta anche da dati PCE non convincenti in termini di conclusione della lotta tra Federal Reserve e inflazione. La settimana di avvicinamento alle elezioni potrebbe essere più che volatile non solo per $DJT, ma per tutto il comparto azionario statunitense.
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Coca Cola e PepsiCo denunciate per le bottiglie di plastica che inquinano troppo
Le bottiglie di plastica di Coca Cola e PepsiCo inquinano troppo. Per questo è partita una denuncia da parte della contea di Los Angeles.
Coca Cola e PepsiCo sono state citate in giudizio dalla contea di Los Angeles accusate di inquinare una delle contee più popolose degli Stati Uniti con le bottiglie di plastica. Le aziende, inoltre, avrebbero tratto in inganno l’opinione pubblica circa l’impatto ambientale e la riciclabilità dei loro contenitori.
La contea, quindi, ha deciso di depositare una causa legale contro Coca Cola e PepsiCo presso la Corte Superiore di Los Angeles. Le due aziende, con le loro bottiglie di plastica monouso, stanno contribuendo all’inquinamento. Ma soprattutto stanno portando avanti una campagna per ingannare i consumatori facendogli credere che siano riciclabili.
Coca Cola e PepsiCo hanno agito in tal senso pur sapendo che la plastica contenuta nelle loro bottiglie non può essere riciclata in misura sufficientemente significativa da compensare i danni ambientali causati dai contenitori, la maggior parte dei quali finisce nelle discariche o come rifiuti.
Le accuse contro Coca Cola e PepsiCo
La contea sostiene che l’inquinamento da plastica riconducibile ai prodotti realizzati dalle aziende costituisce un disturbo pubblico che devono essere costrette a porre rimedio. Secondo la causa, PepsiCo e Coca-Cola dovrebbero essere tenute a pagare sanzioni per aver adottato pratiche commerciali sleali e ingannevoli.
Lindsey Horvath, presidente del consiglio di vigilanza della contea di Los Angeles, ritiene che Coca Cola e PepsiCo la devono smettere con l’inganno e assumersi la responsabilità dei problemi di inquinamento da plastica che i loro prodotti stanno causando.
Le aziende non hanno risposto immediatamente alla richiesta di commento di giovedì. In risposta a simili cause legali in passato, Coca Cola e PepsiCo hanno negato di aver rilasciato dichiarazioni fuorvianti e hanno affermato che stavano lavorando per la sostenibilità ambientale.
Il caso è l’ultimo di una serie di cause legali intentate da governi statali e locali degli Stati Uniti e da ambientalisti contro aziende che producono e commercializzano materie plastiche.
PepsiCo sta attualmente combattendo una causa per inquinamento da plastica intentata dal procuratore generale di New York l’anno scorso, e a settembre il procuratore generale della California ha citato in giudizio in modo simile la compagnia petrolifera Exxon Mobil, che produce polimeri, utilizzati per realizzare plastica monouso. Entrambi i procuratori generali sono democratici.
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Comcast pensa allo spin-off delle reti via cavo. Intano i ricavi arrivano a 32,07 mld $
Mentre i ricavi di Comcast brillano, si inizia a pensare allo spin-off delle reti via cavo, in modo da ottimizzare il business.
Comcast starebbe studiando l’opportunità di scorporare le sue reti via cavo, tra le quali rientrano Cnbc e Msnbc. L’ipotesi al vaglio sarebbe quella di costituire una società separata: il settore dei media sta affrontando il calo degli ascolti della Tv tradizionale dovuto al passaggio dei consumatori allo streaming.
Dal potenziale spin-off Comcast avrebbe intenzione di escludere la rete di trasmissione Nbc e il servizio Peacock. Mike Cavanagh, presidente di Comcast, ha comunque sottolineato che la società sarebbe interessata a cercare almeno un partner per Peacock che possa darle una mano per aumentare l’attività.
Cavanagh spiega di aver deciso di non partecipare al processo di M&A attorno a Paramount nella prima parte di quest’anno. Ma sono intenzionati a prendere in considerazione delle partnership nello streaming.
Come vuole muoversi Comcast
Le azioni Comcast hanno guadagnato quasi il 3% nelle prime contrattazioni. Il titolo ha beneficiato dei risultati migliori del previsto nel terzo trimestre, ottenuti grazie ai successi al botteghino e all’aumento delle vendite pubblicitarie dovute alle olimpiadi.
Il calo della redditività della TV via cavo ha spinto le aziende del settore dei media a valutare opzioni per le loro attività tradizionali, anche se faticano ad arginare le perdite nei loro servizi di streaming.
All’inizio di quest’anno, Paramount Global – che possiede le reti televisive via cavo Comedy Central, Nickelodeon e MTV – ha accettato di fondersi con la nuova arrivata dell’era dello streaming Skydance Media, in un accordo che ha segnato un cambio della guardia nel settore.
Cavanagh ha spiegato che si sta valutando se la creazione di una nuova società ben capitalizzata, di proprietà dei azionisti di Comcast e composta da un solido portafoglio di reti via cavo, potrebbe permettere di sfruttare le opportunità offerte dal mutevole panorama dei media.
I risultati del terzo trimestre di Comcast
Nel terzo trimestre 2024 i risultati di Comcast sono stati ottimi. Il settore media ha registrato un incremento di fatturato di 1,9 miliardi di dollari grazie alle Olimpiadi parigine, trainato principalmente dall’aumento della pubblicità da parte dei vari brand.
La sua unità di studio ha prodotto grandi successi come Cattivissimo me 4 e Twisters, contribuendo ad aumentare i ricavi dell’unità del 12,3% rispetto all’anno precedente, arrivando a 2,83 miliardi di dollari.
Gli ottimi risultati ottenuti altrove hanno contribuito a compensare il calo del 5,3% dei ricavi nel settore dei parchi a tema dell’azienda, che ha dovuto fare i conti con uno spostamento della spesa dei clienti verso viaggi e crociere internazionali.
Secondo FactSet, il proprietario del marchio Xfinity di servizi Internet e via cavo ha perso 87.000 clienti di banda larga nel trimestre, rispetto alle stime di perdite di 143.200. Le perdite sono state dovute principalmente alla fine del programma federale Affordable Connectivity Program (ACP), che sovvenzionava l’accesso a Internet per le famiglie a basso reddito negli Stati Uniti. Comcast ha affermato che, escludendo l’impatto di ACP, la banda larga ha registrato un incremento netto di 9.000 unità.
Craig Moffett, analista di Moffett Nathanson, ha spiegato che i titoli dei giornali si concentreranno tutti sul potenziale spin-off delle loro reti via cavo legacy, qualcosa che gli investitori di Comcast hanno a lungo sperato e che senza dubbio festeggeranno. Ma la storia più importante potrebbe essere il fatto che hanno superato sonoramente le aspettative per le aggiunte di reti a banda larga.
I ricavi totali di Comcast sono stati pari a 32,07 miliardi di dollari, superiori alle stime di 31,66 miliardi di dollari secondo i dati raccolti da LSEG, con i ricavi media in aumento del 36,5%.
Il suo servizio di streaming Peacock ha aggiunto 3 milioni di abbonati paganti nel trimestre, portando il totale a 36 milioni.
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Irpef, nel 2025 arriva la stretta sulle detrazioni. Ecco come cambieranno
Nel 2025 arriva una vera e propria stretta sulle detrazioni Irpef. A introdurre i cambiamenti à la Legge di Bilancio 2025 in fase di approvazione.
Dal prossimo anno le detrazioni Irpef sono destinate a cambiare volto. Attraverso la Legge di Bilancio 2025 il Governo ha sostanzialmente stabilizzato la tassazione sulle persone fisiche: confermate le tre aliquote, ma vengono introdotti degli importanti limiti sul fronte delle detrazioni Irpef.
Ma cerchiamo di capire quali sono le principali novità in vigore dal prossimo anno.
Tre scaglioni Irpef, come funzioneranno
L’imposta sul reddito delle persone fisiche – o più comunemente: Irpef – si basa sostanzialmente su tre scaglioni. Il reddito dei contribuenti, in estrema sintesi, viene suddiviso in tre differenti fasce, che vengono tassate utilizzando diverse aliquote. Maggiore è il reddito, più alta sarà l’aliquota che verrà applicata.
In Italia, in questo momento, sono presenti tre scaglioni Irpef:
- primo scaglione, che comprende quanti hanno un reddito lordo fino a 28.000 euro. In questo caso viene applicata un’aliquota del 23%;
- secondo scaglione, nel quale rientrano i contribuenti con un reddito compreso tra 28.001 e 50.000 euro. L’aliquota applicata è pari al 35%;
- terzo scaglione, che comprende quanti hanno un reddito superiore a 50.001 euro. L’aliquota, in questo caso, è pari al 43%.
La tassazione basata sugli scaglioni Irpef permette di applicare delle aliquote crescenti ai soggetti che hanno un reddito progressivamente più alto. Questo significa che non tutto il reddito viene tassato con l’aliquota più alta, ma solo la parte che supera una determinata soglia.
Per i lavoratori dipendenti e per i pensionati c’è una sorta di esenzione fiscale, nel caso in cui dovessero avere un reddito fino a 15.000 euro, che viene ottenuta attraverso una detrazione fiscale che può arrivare fino a 1.955 euro.
Detrazioni Irpef, i nuovi limiti del 2025
I limiti delle detrazioni Irpef sono stati rivisti e corretti attraverso la Legge di Bilancio 2025. Entrando un po’ più nel dettaglio viene fissato un massimale degli oneri detraibili, che viene determinato con una semplice operazione aritmetica di moltiplicazione di due valori.
Il primo valore viene individuato basandosi sul reddito complessivo del contribuente e viene fissato:
- per quanti dichiarano tra 75.001 e 100.000 euro in 14.000 euro;
- per quanti hanno un reddito superiore a 100.000 euro in 8.000 euro.
Il secondo valore è un coefficiente determinato sulla base del numero dei figli che il contribuente ha fiscalmente a carico e che siano presenti all’interno del nucleo familiare:
- se non ci sono figli fiscalmente a carico: 0,50;
- se c’è un solo figlio: 0,70;
- se ci sono due figli: 0,85;
- se ci sono più di due figli o uno è disabile: 1.
A partire dal 2025 viene meno la franchigia di 260 euro sulle detrazioni Irpef dei contribuenti con un reddito superiore a 50.000 euro.
Da questo calcolo rimangono completamente escluse:
- spese sanitarie;
- interessi passivi per i mutui contratti fino al 31.12.2024;
- spese detraibili sostenute entro il 31.12.2024;
Detrazioni Irpef sui lavori edili
Arriva anche una stretta sulle detrazioni Irpef per i lavori edilizi. Nel 2025 i contribuenti potranno beneficiare beneficiare di quelle relative al Superbonus, che scenderà al 65%: l’agevolazione, però, potrà essere applicata unicamente da quanti abbiano approvato la delibera comunale e siano stati presentati i titoli edilizi entro lo scorso 15 ottobre 2024.
Per quanto riguarda l’Ecobonus – ossia le detrazioni Irpef relative alle ristrutturazioni edilizie e riqualificazioni energetica – scende, nel 2025, al 36% e al 30% negli anni 2026 e 2027. Da questa regola fanno eccezione i lavori sull’abitazione principale, la cui detrazione Irpef avrà un’aliquota al 50% nel 2025 e al 36% nel 2026 e nel 2027. rimangono, invece, invariati i limiti di spesa, che sono fissati a 96.000 euro.
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