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Cina: preoccupazioni dei mercati puntano anche su Yuan
La narrativa di una Cina in difficoltà continua ad occupare le prime pagine di tutte le principali riviste e pubblicazioni a tema finanziario. Le incertezze sulla tenuta della crescita di quella che è la seconda economia del mondo continuano a tenere banco nelle discussioni di massimo livello anche tra chi alloca capitali. Incertezze che sono corroborate da dati non sempre affidabili e dalla possibilità che non si dia il via a nessun programma organico di stimolo per l’economia, con il primo ministro Li Qiang che ha recentemente confermato che si cercherà la via di stabilizzazione della crescita senza ricorrere ad ulteriori piani organici di sostegno all’economia.
Nel frattempo lo spazio di manovra della banca centrale cinese appare come estremamente ridotto rispetto alle controparti di Washington e Bruxelles: una condizione che potrebbe continuare a esercitare pressioni ribassiste anche sullo yuan, la cui tenuta sulle piazze internazionali è da tempo una delle maggiori preoccupazioni per il Partito. Un quadro generale che, secondo Bloomberg, potrebbe presto estendersi anche a categorie di asset lontane dalle azioni. Yuan, appunto, e anche debito pubblico. Una situazione spinosa – che in parte i giornali tendono a esagerare – e che però al tempo stesso sarà uno dei temi principali di discussione tra chi investe, chi alloca capitale di terzi e chi più in generale vuole saperne di più di andamento economico globale.
Economia cinese in difficoltà su tutti i fronti
Sul fronte azionario la questione cinese non dovrebbe essere una novità per nessuno. Il comparto azionario continua a soffrire, complice una riduzione prevista della crescita di Pechino e problemi su scala globale che riguardano tanto la domanda, quanto questioni transitorie come i nuovi problemi logistici dovuti alla situazione che si è sviluppata nel Mar Rosso.
Ad aggiungersi a questi problemi anche un livello di prezzi inadeguato e per alcuni comparti in caduta libera, che se da un lato dovrebbe dare una mano alle esportazioni, dall’altro acuirà problemi politici con il blocco occidentale, già sul piede di guerra per contenere lo strapotere cinese in alcuni comparti merceologici.
Una situazione complessa, alla quale si aggiungono altre preoccupazioni tanto per l’attrattiva che il debito pubblico cinese sarà in grado di esercitare, sia per quanto riguarda invece la debolezza dello yuan. Una debolezza che sarà esacerbata dal costante e continuo outflow di capitali stranieri, una sorta di novità per l’economia cinese alla quale non si sa ancora come far fronte.
Le proiezioni degli specialisti ritengono che benché sia possibile un rimbalzo dello yuan verso le principali valute estere, non ci sarà la possibilità di superare le performance attese da parte delle altre valute asiatiche.
Una situazione complessa, da valutare però anche al netto delle diverse narrative
Le considerazioni sulla Cina sono anche da valutare al netto delle due narrative che cercano di combattersi anche a mezzo stampa. Da un lato la stampa occidentale, che racconta di un paese in crisi da ormai qualche mese e dall’altro i dati, non sempre affidabili, che arrivano da Pechino.
Al centro di queste valutazioni ci sono anche bias, pregiudizi cognitivi influenzati da politica e blocchi che rendono la valutazione delle effettive condizioni dell’economia e della divisa cinese più difficili.
Per ora il 2024 si è comunque aperto sulla falsa riga del 2023. E di novità a stretto giro non ce ne saranno granché. Questo al netto di eventuali manovre spot tanto per tutelare i valori in borsa, quanto per difendere lo yuan, che appare oggi ancora sotto pressione, almeno per il medio e lungo periodo.