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Cina: taglio a riserve obbligatorie. Liquidità per 140 miliardi
Ancora stimoli. La situazione, per qualcuno preoccupante per altri compromessa, dell’economia cinese costringe il governo a intervenire per l’ennesima volta, a poca distanza dall’annuncio di un altro programma di stimoli. Le reazioni però dei mercati non sono state di chiara approvazione, mentre monta il malcontento per l’assenza di piani più organici di sostegno all’economia cinese. Questa volta il governo interverrà andando a ridurre di mezzo punto percentuale – o di 50 punti base in gergo tecnico – il tasso di riserve che le banche devono necessariamente custodire.
Si tratta di una mossa che potrebbe valere fino a circa 140 miliardi di dollari di iniezione di liquidità nell’economia cinese, a partire dal prossimo 5 febbraio. Particolarmente insolita la procedura che si è scelta: mentre in passato per i RRR, questa la sigla con la quale si indicano questo tipo di manovre, si è partiti da comunicati ufficiali, questa volta l’intervento, proprio al fine di ottenere un effetto annuncio più importante, è stato indicato durante una conferenza stampa del governatore della banca centrale cinese Pan Gongsheng. Intanto i più cinici tra gli analisti indicano come una misura di questo tipo sia il segnale che non ci sia molto in realtà rimasto a disposizione del governo per stimolare un’economia che pur crescendo su tassi per noi semplicemente impossibili, comincia a mostrare decisi segni di rallentamento.
Tagli alle riserve obbligatorie: un altro stimolo per l’economia cinese
Sembrano lontanissimi i giorni di Davos, durante i quali il primo ministro cinese aveva sottolineato i successi dell’economia di Pechino, indicando una crescita maggiore delle aspettative e una necessità di stabilizzarla, più che di sostenerla. Nel giro di 48 ore sono arrivati infatti due piani, per quanto relativamente poco ortodossi, di stimolo alla suddetta economia. Oltre al rientro di capitali delle società di stato, ci sarà un taglio alle riserve obbligatorie per le banche che operano nel Paese.
Un taglio dello 0,5%, che permetterà di ottenere liquidità aggiuntiva per il sistema Cina di circa 140 miliardi di dollari. Poca cosa forse rispetto a quanto si aspettavano i mercati e poca cosa rispetto alle necessità di un’economia che continua a far fronte a problemi strutturali importanti, nonché alla necessità di invertire il trend tanto dei prezzi, quanto della domanda interna. Problemi collegati che però difficilmente potranno essere risolti con interventi spot e non organici e di riforma, come chiesto a gran voce da tanti operatori economici.
E c’è un giallo anche per quanto riguarda le modalità dell’annuncio della misura. Per la prima volta è avvenuto in conferenza stampa e non seguendo il classico iter, cosa che per molti è segnale di una certa difficoltà per quanto concerne la possibilità di azione del governo cinese, che ormai prosegue con stimoli spot e una tantum da qualche tempo, nella speranza, fino ad oggi mal riposta, di offrire una scintilla per far ripartire il motore cinese.
Una situazione complicata
Le borse cinesi e i principali indici hanno risposto in maniera positiva, tuttavia rimanendo molto lontani dai valori di 1 mese fa. Segno che sì, c’è apprezzamento per quanto avvenuto, ma non nelle proporzioni che sarebbero piaciute al governo cinese. Segno di un affaticamento importante e che è ormai sulle pagine di tutti i giornali, in parte frutto di una narrativa che sia autoalimenta, in parte effettivamente basato sui dati.
Sarà difficile pensare di invertire il trend con interventi che in realtà hanno poco di organico e che non vanno ad attaccare i problemi fondamentali di un’economia che è stata locomotiva mondiale per due decenni. Tutto questo mentre la concorrenza indiana, anche in termini ideali, si fa sempre più forte. Non saranno questi 140 miliardi, al costo di un aumentato rischio sistemico (per quanto controllato) a fare la differenza. Intanto però i long sui titoli cinesi si godono un’altra giornata di rialzi, per quanto siano in netta contrazione rispetto a 1 mese fa.