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Crescita a zero in Germania nel secondo trimestre 2023

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Il dato più atteso nella giornata di venerdì era quello sul PIL tedesco. Sono stati forniti aggiornamenti riguardo alla crescita nel secondo trimestre dell’anno in corso, aggiornamenti che confermano lo stato di difficoltà in cui versa attualmente l’economia europea. I risultati parlano da soli: variazione dello 0.0% su base trimestrale e -0.2% su base annua. Dopo mesi in cui la produzione industriale continua a segnare un calo, confermato dagli ultimi dati sull’indice PMI, è ormai evidente che l’effetto dei tassi di interesse elevati stia pesando seriamente sulla crescita economica europea. Il problema europeo, in questo momento, è che mancano delle condizioni essenziali per poter passare a una politica monetaria più espansionista: con il tasso di inflazione ancora sopra il 5%, per la Banca Centrale Europea rimane fuori discussione la possibilità di abbassare i tassi di interesse.

In ogni caso ci si attende che, durante la prossima riunione di politica monetaria, la BCE possa annunciare una pausa ai rialzi prima di riprenderli nel corso dell’anno. Questa decisione si fa più probabile dopo la conferma che la Germania, alla quale spetta teoricamente il ruolo di “locomotiva economica d’Europa”, non sta più crescendo. L’economia tedesca si è addirittura contratta rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con dati negativi anche per quanto riguarda la fiducia delle imprese e dei consumatori. Pare purtroppo evidente che ben presto la BCE si troverà a decidere se privilegiare la crescita economica o il mantenimento di un tasso di inflazione contenuto. L’estate si tinge di rosso anche per i mercati finanziari, non solo per gli indicatori economici: il trend rialzista di inizio anno ha ormai lasciato spazio a una forte correzione che procede da ormai due mesi.

La stagnazione economica europea si conferma nei dati sulla crescita del PIL tedesco

Si conferma la stagnazione economica

L’economia tedesca sta attraversando un periodo turbolento, segnato da previsioni non ottimistiche e da numerosi fattori esterni che la influenzano. Diversi indicatori suggeriscono che il futuro economico a breve e lungo termine della Germania potrebbe non essere particolarmente positivo. Tra i fattori di preoccupazione principali vi è un potere d’acquisto debole, una riduzione delle ordinazioni industriali e l’effetto a cascata che proviene dal rallentamento dell’economia cinese. Inoltre la Germania sta sentendo l’impatto di quella che è considerata la stretta di politica monetaria più aggressiva degli ultimi decenni.

Questi elementi potrebbero preludere a un’attività economica stagnante anche nel paese nei prossimi mesi, al punto che ormai non si può più assolutamente escludere la possibilità di una recessione nell’Eurozona. Diversi analisti sostengono che questa recessione sia già iniziata e altri che inizierà nella seconda metà dell’anno. Un altro dato preoccupante riguarda la fiducia delle imprese tedesche, che ha subito un altro colpo ad agosto, nonostante l’economia sia uscita da una recessione nel secondo trimestre. La fiducia, misurata dall’istituto Ifo, ha registrato un calo, sottolineando ulteriormente la fragilità della situazione economica.

I dati recenti non offrono molto conforto. La crescita del consumo delle famiglie è rimasta invariata nel secondo trimestre rispetto al primo, e le spese governative sono aumentate solo di un modesto 0,1%. Nel frattempo, gli investimenti in capitale hanno registrato una lieve crescita, ma le esportazioni hanno subito una flessione dell’1,1%. Le previsioni di Pantheon Macroeconomics sono piuttosto caute. Prevedono una contrazione dello 0,2% del PIL nel terzo trimestre, seguita da una ripresa dello 0,4% nell’ultimo trimestre dell’anno. Se queste previsioni si rivelassero accurate, significherebbe una contrazione dell’economia tedesca dello 0,2% nel 2023. Ciò la posizionerebbe come la più debole tra le principali economie dell’eurozona.

Il grafico dell’andamento della crescita del PIL tedesco mostra chiaramente quanto gli ultimi tre trimestri abbiano visto una forte difficoltà per l’economia locale. Fonte – Trading Economics

I segnali positivi ci sono, ma sono pochi

Nonostante questo scenario poco incoraggiante, ci sono alcune note positive. Il mercato del lavoro tedesco si sta dimostrando resistente, con salari in aumento e un’inflazione in calo. Questi fattori potrebbero stimolare il consumo privato, anche se la produzione industriale potrebbe continuare a risentire della scarsa domanda estera. L’inflazione in calo e la riduzione dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, insieme a salari più elevati, potrebbero sostenere il consumo privato nella seconda metà dell’anno. Di fronte a questi dati contrastanti, l’economia tedesca sembra trovarsi in una zona grigia, oscillando tra stagnazione e recessione.

Altro segnale potenzialmente positivo è il fatto che gli Stati Uniti stiano mostrando un andamento molto positivo della loro economia, con l’inflazione che continua a diminuire ma la crescita che non accenna a fermarsi. Considerando che l’Eurozona e gli USA fanno congiuntamente parte del “blocco economico Occidentale”, ciò che è positivo per l’economia americana finisce per diventare positivo anche per l’andamento dell’economia europea. Sono comunque tutti segnali deboli rispetto alle rilevazioni del calendario economico, che mostrano una forte difficoltà soprattutto per l’importante settore industriale tedesco. Considerando quante imprese italiane e spagnole vivono di ordini in arrivo dalla Germania, in particolare nel campo automotive, l’appiattimento della crescita tedesca potrebbe facilmente trasformarsi in recessione per le aree più periferiche dell’Unione.

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