Il cambio tra euro e dollaro americano ritorna a quota 1.08, dopo la pubblicazione di importanti dati sul calendario economico. Nella mattinata di martedì sono arrivate importanti pubblicazioni sia per l’Eurozona che per gli Stati Uniti: a livello europeo sono stati pubblicati i dati riguardanti l’indice PMI, che misura l’attività delle imprese manifatturiere; negli Stati Uniti sono invece stati pubblicati i dati legati al mercato immobiliare, in particolare sui permessi di costruzione rilasciati e sulle vendite di nuove case a luglio. Tutti i dati hanno spinto i mercati nella stessa direzione, con la Moneta Unica che ha perso terreno anche rispetto alle altre principali valute delle nazioni sviluppate ed emergenti.
I nuovi dati continuano a indicare una debolezza del comparto industriale europeo, che continua a suscitare dubbi sul fatto che l’Eurozona possa già effettivamente trovarsi in recessione. Se non altro, l’ulteriore calo dell’attività industriale fa pensare che la Banca Centrale Europea procederà a fermare i rialzi dei tassi nella prossima riunione di politica monetaria. Christine Lagarde aveva già espresso i suoi dubbi sull’aumento dei tassi a settembre, dubbi che ora si fanno più forti notando come l’economia reale stia subendo gli effetti della politica monetaria. Tutto questo ha forti risvolti sul mercato Forex, con l’andamento dei cambi che rimane saldamente ancorato alle attese sulle decisioni delle banche centrali nel corso dei prossimi mesi.
Ancora dati negativi per l’industria europea
L’indice PMI misura l’attività delle imprese negli ordini di forniture. Dal momento che le forniture di oggi sono i prodotti finiti di domani, osservando questo dato si può anticipare l’andamento della produzione industriale. Quando l’indice PMI segna un valore inferiore a 50 indica che gli ordini di forniture delle imprese sono diminuiti rispetto alla rilevazione precedente, mentre quando il dato è superiore a 50 indica un aumento. I dati pubblicati nella mattinata di martedì evidenziano che:
- A livello europeo l’indice PMI manufatturiero di agosto si ferma a 43,7. Meglio delle attese di 42,6, ma comunque ancora una volta in contrazione;
- L’indice PMI dei servizi segna 48,3 e l’indice aggregato PMI di manifattura e servizi segna 47,0. Entrambe le rilevazioni sono state inferiori alle attese degli analisti, che erano di 50,5 e 48,3 rispettivamente;
- L’indice PMI tedesco segna 49,1 per la manifattura e 44.7 per l’indice aggregato di industria e servizi.
Si conferma ancora una volta che l’industria europea è in panne, con i cali della produzione e degli ordini che vanno avanti ormai da mesi. Malgrado ciò, il tasso di inflazione in Europa è ancora considerevolmente alto rispetto a quello americano. Il tutto completa un quadro di cattive notizie per l’euro, mentre il dollaro giova della crescita economica combinata al tasso di inflazione in diminuzione. Gli investitori stanno ormai considerando che l’opzione più probabile per la riunione della BCE a settembre sia quella di mantenere invariati i tassi di interesse.
Volano le vendite di case negli Stati Uniti
Oltreoceano erano attesi i dati sul mercato immobiliare, uno dei principali indicatori di salute economica. Le vendite di nuove case continuano a crescere, con 714.000 nuovi immobili venduti soltanto nel mese di luglio; non solo il dato è più alto rispetto a quello precedente di 684.000, ma è anche maggiore delle attese degli analisti. Il consensus di Wall Street era di 705.000. L’incremento su base mensile è del 4,4%, e i dati positivi arrivano anche sul fronte dei permessi di costruzione. Il dato appena pubblicato vede 1,443 milioni di nuovi permessi di costruzione, contro gli 1,442 milioni attesi dagli analisti e gli 1,441 milioni del dato precedente. L’attività economica negli Stati Uniti non sembra conoscere battute d’arresto, malgrado i tassi di interesse siano più elevati che in Europa e malgrado l’inflazione statunitense sia sensibilmente inferiore a quella europea.
I dati sull’andamento del mercato immobiliare sono ancora più positivi se si considera che arrivano in un momento in cui i mutui sono estremamente cari. Attualmente negli USA viene praticato un tasso medio del 7,31% sui mutui a 30 anni, i più richiesti dai cittadini americani. Si comincia a considerare la possibilità che l’effetto dei tassi di interesse negli States stia stimolando la crescita economica piuttosto che limitarla: è possibile che, ottenendo rendimenti più alti sulla liquidità depositata in banca e investita in bond, i consumatori americani si sentano in una posizione finanziaria più solida e siano incentivati ad aumentare consumi e investimenti. Ci si attende che la Fed compia ancora uno o due scatti a rialzo dei tassi di interesse, già entro Natale, prima di fermarli definitivamente per questo ciclo economico.