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Dati PMI cinesi affossano azioni europee. Pechino terrorizza il mondo
Dati PMI cinesi negativi e giù tanto le borse asiatiche quanto quelle europee, con i rialzi in apertura di ieri che si sono rivelati essere effimeri tanto quanto l’ottimismo tornato a Pechino anche grazie a misure bazooka della Repubblica Popolare Cinese. Misure che però, ammesso che siano efficaci, avranno bisogno di tempo per essere trasmesse all’economia reale, in un contesto che per l’economia cinese appare di crescente preoccupazione e fragilità.
Le preoccupazioni sono ormai uscite dal recinto e terrorizzano le economie di tutto il mondo, data la predominanza cinese nel settore della manifattura e il suo conseguente ruolo di termometro della domanda globale e dello stato di salute delle economie anche lontane da Pechino. Una situazione che oggi i mercati hanno interpretato nell’unico modo possibile: problemi all’orizzonte, almeno in Europa e in Asia, per quanto invece a Washington inizi a farsi avanti, almeno tra certi analisti, un cauto ottimismo sulla possibilità di evitare una recessione.
Indici Europei tutti giù
Gli indici europei sono tutti in rosso. DAX, rappresentativo dell’altrettanto preoccupante economia tedesca, perde in apertura più di mezzo punto percentuale. Fanno peggio poi Parigi, con il CAC 40 che perde lo 0,80%. In linea STOX 600 che perde invece lo 0,53% e IBEX 35 di Madrid che perde lo 0,44%. Parzialmente migliore, almeno in apertura, la situazione a Milano, dove si è in rosso di solo lo 0,37%.
La situazione è quella che è: l’entusiasmo per le ennesime misure spot del Partito di Pechino si è liquefatto di fronte a dati PMI che arrivano dalla Cina e che raccontano di una situazione addirittura peggiore delle aspettative già di per sé non rosee. Segnale questo inequivocabile che qualcosa dalle parti della Repubblica Popolare si è rotto e che ci vorrà del tempo – ammesso che sia sufficiente – per invertire la rotta.
Il timore, in realtà fondato, degli analisti e degli operatori economici è che non si tratti di un rallentamento fisiologico, ma piuttosto di problemi importanti per l’economia cinese che avranno bisogno di riforme dure e durature per essere cancellati. D’altronde i dati più importanti, dalla disoccupazione al consumo interno, passando per lo stato di salute di un settore immobiliare che vale 1/5 di quanto prodotto in Cina, cantano all’unisono una canzone cacofonica e che ai mercati non piace per nulla.
La Cina è lontana, almeno da Washington
L’outlook economico di Washington è invece in miglioramento, per quanto anche i futures USA, gli unici titoli collegati all’azionario americano che si possono scambiare in questa sessione, fanno comunque registrare delle perdite.
Si fa sempre più insistentemente avanti l’ipotesi di un soft landing, con i tocchi non troppo di fino di Jerome Powell alla politica monetaria USA che non sarebbero comunque stati sufficienti per innescare una recessione duratura.
Atterraggio morbido che però sembra sempre di più una chimera tanto a Francoforte quanto a Pechino, per un settore azionario che, avendo ignorato i segnali pessimi che arrivavano dall’economia già settimane fa, potrebbe pagare il prezzo della sua spavalderia.
Si apre per i mercati un’altra giornata di passione, mentre si aspetta che New York torni all’opera dopo la pausa per il Labour Day. La situazione è grave – anche se per qualcuno non è seria.