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Extra dazi UE anche per Tesla, ritocco per le altre
Nei dazi per gli EV prodotti in Cina rientreranno anche i veicoli Tesla prodotti nella Repubblica Popolare Cinese, che saranno sottoposti – secondo l’ultima bozza del documento – ad un 9% aggiuntivo rispetto ai dazi ordinari. Sono questi i risultati – a questo punto finali – della lunga indagine contro gli aiuti di stato ai produttori di EV cinesi in Unione Europea, indagine che avrà degli effetti importanti sui dazi dei veicolo made in PRC e che ha già innescato polemiche importanti tra Pechino e Bruxelles.
A finire nel calderone dei brand sottoposti a dazi e che erano stati già comunicati lo scorso 4 luglio ora c’è anche Tesla. Non è l’unica revisione rispetto a quanto fatto vedere in luglio. Ci sono state infatti delle riduzioni per quanto riguarda i dazi che erano stati già comunicati per BYD, Geely, SAIC, per un regime che afferma di aver premiato quelle società che più si sono dimostrate aperte alla collaborazione con gli investigatori UE. La decisione finale porterà a nuovi scontri con Pechino?
Anche Elon Musk nel registro dei cattivi in UE
Non che la cosa fosse inaspettata, ma è comunque degna di essere discussa. Tesla pagherà, oltre al dazio ordinario fissato al 10%, un ulteriore 9% su tutti i modelli prodotti e esportati dalla Cina in Europa. La questione, dati alla mano, riguarda principalmente quanto avviene con la Model 3.
Ci sono poi decisioni leggermente ribassiste sui dazi aggiuntivi che verranno applicati alle altre aziende e brand. Per BYD si passa al 17% (originariamente era stato imposto il 17,4%), per SAIC si passa al 36,3% (dall’originario 37,6%) e per Geely si passa al 19,3% (19,9% in principio).
Come da programmi, per tutte le altre aziende ci sarà un dazio aggiuntivo del 21,3%, con percentuali che possono arrivare al massimo (come nel caso di SAIC) per le società che non hanno offerto collaborazione.
Ora si apre un periodo di 10 giorni durane i quali si potrà chiedere audizione agli organi preposti dell’UE. Una volta analizzati i commenti che arriveranno direttamente dai brand colpiti, l’UE prenderà una decisione finale. Decisione finale che sarà operativa dopo il voto degli Stati Membri.
Attriti tra Pechino e UE?
In realtà si sono già sviluppati, con Pechino che contesta all’UE misure anti-concorrenziali su un settore dove la Cina appare come estremamente più forte rispetto all’industria europea. Anche sul fronte interno c’è chi protesta per l’introduzione di dazi che saranno in ultimo pagato dai consumatori e che andrebbero a favorire un’industria europea che sì non riceve aiuti di stato (per quanto in tanti contestino anche questa visione), ma che viene comunque ritenuta colpevolmente meno competitiva.
La questione probabilmente non sarà finita qui. La Cina ha già messo in opera ritorsioni importanti e sembrerebbe essere pronta a colpire su altri settori, in particolare quello del food e degli spiriti.
Un altro capitolo di una guerra commerciale che sembrerebbe essere solo all’inizio e che in tanti analisti vedono come uno dei veicoli per una sorta di de-globalizzazione dei mercati.