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Dollaro ancora su. Pesano dati sul lavoro USA
Un altro rally del dollaro, poi in parte almeno rientrato. È questo l’effetto più importante dei dati sul mercato del lavoro USA che mostrano un’economia più forte di quanto ci si aspettasse. Sono brutte notizie per i mercati, ottime per le imprese e pessime per Federal Reserve, che avrà un’altra gatta da pelare. Gatta che potrebbe prendere la forma di un ulteriore rialzo dei tassi prima della fine del ciclo e – per un crescente numero di operatori di mercato – già in novembre. I dati hanno dato una spinta al dollaro, con l’indice DXY che si aggira intorno a quota 106.8 nel momento in cui viene dato alle stampe questo approfondimento.
Si tratta comunque di ragionamenti di breve periodo, almeno per il Forex, che dovrà tenere conto anche delle conseguenze di quanto tali dati raccontano. Siamo ufficialmente nel periodo dove le buone notizie sono ormai cattive notizie, e i riflessi di breve periodo sono contrastanti con quanto tali dati affermano invece per il lungo. In questo momento di grande incertezza – con la settimana dei bond anche si appresta a essere una delle peggiori da luglio – l’unica ancora di salvezza sembra essere proprio il vecchio greenback.
Dollaro ancora su contro le principali valute: i falchi tornano a volare sopra Federal Reserve
Alle previsioni degli analisti e delle principali banche d’affari ormai non crede più nessuno. Se per la disoccupazione, fondamentalmente stabile, c’eravamo quasi, l’errore sui non farming payrolls è marchiano. Il dato ufficiale – che sarà poi rivisto tra qualche settimana – è doppio rispetto alla media delle previsioni degli analisti più quotati. In soldoni: l’economia USA continua a aggiungere posti di lavoro che vengono riempiti, nonostante un ciclo di politiche monetarie restrittive che dovrebbe essere ormai quasi alla sua conclusione.
Ci sono diverse considerazioni riguardo gli effetti che questo trend avrà sul dollaro: il primo, più evidente, è che per molti analisti e operatori di mercato è tornata sul tavolo sia l’opzione di un ulteriore rialzo prima della fine del ciclo, sia di un rialzo già dalla prossima riunione di novembre. Per quest’ultima i mercati prezzano al momento un 30% di possibilità, ancora poco, ma comunque molto più alto del dato che si faceva registrare soltanto ieri. Il dollaro USA ne approfitta, preannunciando un ulteriore rialzo del differenziale dei tassi di interesse nel breve periodo. Questo è vero in particolare tenendo conto anche di sensibilità hawkish molto contenute presso le altre banche centrali.
Yen ancora sotto osservazione
Lo yen giapponese torna a essere il malato che era prima dell’intervento di Bank of Japan. Ci si è riavvicinati a quota 150 contro il dollaro USA, soglia che è ritenuta dalle massime autorità di Tokyo come la soglia che innescherà ulteriori interventi. Interventi che, per quanto Ueda voglia rassicurare i mercati a tal proposito, hanno dei costi per la banca centrale e ritorni decrescenti. Rimane questa la situazione più interessante alla quale guardare sul mercato del Forex e probabilmente quella che innescherà le principali reazioni da parte dei principali attori.
Per quanto siamo davanti a un trend positivo per il dollaro che si protrae ormai da tempo, è altrettanto vero che allo stato attuale dei principali indicatori economici, sembra difficile che il trend possa essere invertito a breve. Peseranno comunque i prossimi dati sull’inflazione, che in presenza però di un mercato del lavoro ancora così forte è irragionevole aspettarsi come molto al di sotto delle aspettative. Difficile anche la situazione dell’Euro, nonostante a Francoforte in diversi, almeno di fronte alla stampa, provino ancora a indossare gli abiti dei falchi: la situazione dell’economia dell’area euro è meno forte di quella USA e questo restringerà il campo di manovra di BCE.