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Dollaro: per ING e SocGen continua periodo di debolezza
La correlazione tra dollaro USA e i tassi di interesse fissati da Federal Reserve è vicina ai massimi storici, segnale che le mosse di USD sul mercato del Forex sono tuttora e continueranno ad essere in futuro dominate dalle scelte di politica monetaria del FOMC e appunto di Federal Reserve. In una situazione del genere sono pochi gli analisti delle grandi banche internazionali a puntare sulla possibilità che ci sia spazio di crescita per il dollaro, dato che nonostante un mercato del lavoro ancora forte, si continua a ritenere che i tagli ai tassi arriveranno prima a Washington che altrove.
È questa l’opinione di Société Générale, che è stata immortalata all’interno di un report che parla di debolezza del dollaro partita sul finire del 2023 che potrebbe continuare ad estendersi anche al 2024. Con i mercati che prezzano già una situazione economica incerta, soltanto le prossime decisioni del FOMC potranno invertire il trend del dollaro USA. Decisioni che dovrebbero arrivare però non nella prossima riunione di fine gennaio ma in quella di marzo. E c’è di più: ci saranno da seguire per l’andamento delle altre valute principalmente le evoluzioni dei piani di stimolo che potrebbero ripartire con una certa veemenza a Pechino a stretto giro, cercando così di sostenere una domanda interna molto fiacca che è fonte di preoccupazione anche ad altre latitudini.
La più debole delle big
Il dollaro USA ha chiuso il 2023 in una condizione di importante debolezza, imposta dalla convinzione dei mercati che i tagli arriveranno presto e che saranno anche più consistenti di quanto indicato dai membri del FOMC. Una convinzione che aveva vacillato in occasione degli ultimi dati sulla disoccupazione USA, che confermano un buono stato di salute del mercato del lavoro e che dovrebbero almeno ad un certo livello rendere meno urgente i tagli ai tassi.
Con una correlazione così alta tra quelli che in gergo si chiamano Fed Funds e il dollaro USA, si continuerà pertanto a navigare a vista all’interno di un più ampio contesto di debolezza del dollaro USA. Una debolezza che però i principali analisti dell’istituto francese ritengono più che probabile anche per i prossimi mesi.
I tagli saranno infatti spinti, parafrasiamo quanto presente nel report, dalla necessità di evitare a tutti i costi una recensione. L’arrivo dei tagli però riporterà sulla stessa linea le aspettative con quanto è già prezzato dai mercati, anche se lentamente. Cosa che suggerirebbe agli esperti di Société Générale un ulteriore momento di debolezza.
Mai più così in alto contro lo yen
Ci sono poi delle convinzioni che riguardano l’andamento della divisa giapponese che sono state pubblicate da ING: si ritiene che non si vedranno più, almeno in questo mini-ciclo, i livelli raggiunti in passato e superiori ai 150 yen per dollaro. Secondo l’istituto sarà in aggiunta difficile vedere lo yen rimanere sopra quota 146-147, sempre all’interno di un più ampio periodo di debolezza della divisa di Washington.
152 è stato dunque il top per USDJPY, per livelli che non si vedranno più per un pezzo a meno che, secondo ING, non si dovessero presentare delle situazioni molto particolari in termini geopolitici.
I due eventi esterni su quali tenere gli occhi puntati sono la possibilità che rischi geopolitici finiscano per impattare in modo importante del petrolio e eventuali problemi al rifinanziamento del debito USA. Circostanze che per il momento, per quanto la situazione sia tesa soprattutto sul fronte geopolitico, sembrerebbero essere da scartare.
Rimarrà però un dollaro molto dipendente dalle decisioni di Federal Reserve, decisioni che però mai come oggi sono apparse obbligate. I mercati continuano a puntare forte su un alleggerimento della pressione monetaria, abbandonando l’idea della permanenza in un territorio eccessivamente restrittivo troppo a lungo.