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Dollaro USA: aumentano scommesse bearish | Opzioni boom per…

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I grandi operatori che fanno trading sulle opzioni credono poco nelle performance future del dollaro, in particolare contro le valute dei cosiddetti paesi emergenti. È questo il risultato della ricognizione sui dati che è stata fatta da Bloomberg e che racconta di una fase di mercato che sembra essere tornata alle convinzioni di fine 2023. Presto arriveranno i tagli – nonostante un’inflazione persistente – e capitali importanti si metteranno a caccia di rendimenti più elevati di quelli che saranno in grado di offrire i titoli denominati in dollari.

Si tratterebbe di una buona cosa, tra le altre, per le valute dei paesi emergenti, dopo lo stress dovuto ad un dollaro piuttosto forte. Si torna dunque a fare hedging importante sulla possibile perdita di valore del dollaro nei confronti di valute che difficilmente si guadagnano le prime pagine dei giornali finanziari e economici. Ma i trader di alto profilo prenderanno un’altra cantonata? Oppure finalmente questo scenario bearish per il dollaro finirà per materializzarsi?

Aumentano “scommesse” su dollaro in trend negativo

Mercato opzioni: segnali bearish sul dollaro

O sarebbe forse il caso di dire che il sentiment continua a essere sempre più bearish, nonostante le ultime settimane abbiamo dato prova inequivocabile di un redivivo greenback? La questione è come spesso accade sui mercati, di lana caprina, almeno per chi vuole intuire delle direzioni di trading da quanto fanno i big che muovono milioni di dollari per ogni posizione sul mercato delle opzioni. Ci si protegge infatti da una possibile minore attrattiva – e dunque una minore forza – del dollaro nei confronti delle valute dei mercati emergenti.

Il sottinteso in ragionamenti che poi sono diventate scelte operative è lo stesso di fine 2023: siamo vicini ai tagli, i rendimenti sui titoli denominati in dollari si abbasseranno, i capitali cercheranno lidi più fecondi e fruttuosi per il loro impiego. Questi lidi, aggiungono le analisi che girano ora sui principali giornali, saranno quelli dei paesi emergenti, affamati di capitali e ricchi di promesse di rendimenti.

Per il Forex vorrebbe dire un impatto importante su valute con relativa bassa liquidità sui mercati e bassa profondità, con movimenti anche poco importanti che potrebbero invertire il trend.

Tra il dire e il fare per c’è di mezzo il mare e probabilmente ci sono anche i prossimi dati sull’inflazione, che se dovessero confermare la sua persistenza potrebbero, ancora una volta, rimandare l’arrivo dei tagli a data da destinarsi.

Le scommesse però sul ribasso continuano e si intensificano. Per molti è questione di tempo, per qualcuno è come puntare sul rosso perché le ultime 10 estrazioni hanno invece comandato nero.

Rimangono diverse questioni fondamentali da risolvere

In realtà le questioni da risolvere sono diverse. Quella dei tagli ai tassi, ormai attesi prima per marzo, poi per maggio, poi chissà, è soltanto la punta di un iceberg che è un momento economico e finanziario complicato anche per gli Stati Uniti. Ieri i dati di NVIDIA hanno riacceso la speranza (anche in un atterraggio morbido), speranza che si è già traslata sul rialzo delle borse europee e asiatiche e che oggi verrà confermata da quella delle borse americane.

Rimangono però da sciogliere altri nodi: se è vero che Washington potrebbe effettuare a breve i tagli che tutti aspettano, ci sarà da guardare all’andamento delle altre economie dalle quali dipendono le altre valute. Il 2023 ha ricordato a tutti che la credibilità di Federal Reserve rimane superiore a quella degli altri istituti, così come rimane credibile di più il sistema dollaro rispetto anche ad altri sistemi blasonati come quello dello yen o dell’euro. Che ce la possano fare, senza colpo ferire, i paesi emergenti, rimarrà una questione da valutare, possibilmente con più dati a disposizione.

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