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Eli Lilly: -94% obesità per chi assume farmaci. Titolo vola in borsa

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Non solo (effimero?) dimagrimento. Tutte le principali aziende farmaceutiche che hanno in commercio prodotti per il dimagrimento di ultima generazione stanno cercando di confermare, con studi specifici, ulteriori attributi dei loro ritrovati. Lo ha fatto – poche ore fa – Eli Lilly – forse unica società in grado di contrastare lo strapotere di Novo Nordisk nel comparto, che ha pubblicato uno studio che conferma la riduzione delle possibilità di sviluppo del diabete tipo II da parte di chi assume tirzepatide – il principio attivo del suo farmaco anti-obesità – nell’arco di tre anni dalle assunzioni.

Un risultato importante non solo sul piano della salute di chi lo assume, ma anche per raggiungere quello che è l’obiettivo finale di tutte le aziende e di tutti i farmaci di questo tipo: finire all’interno dei farmaci rimborsati dai diversi sistemi sanitari nazionali in giro per il mondo, un eventuale inserimento che vorrebbe dire garanzia di domanda per gli anni futuri. La diffusione dello studio ha aiutato le azioni del gruppo a crescere di quasi il 3% su base giornaliera all’interno di una sessione altrimenti complicata per le borse USA.

Più magri, ma anche più sani: i buoni risultati per Eli Lilly

Se ai farmaci per dimagrire si guarda ancora con scetticismo e snobismo, non si potrà fare lo stesso di fronte ai risultati ottenuti in laboratorio dagli stessi preparati per questioni che – anche per il proverbiale uomo della strada, appaiono come ben più seri e degni di nota. Eli Lilly ha diffuso infatti risultati di uno studio che conferma la riduzione dell’incidenza di diabete di tipo 2 per chi assume il farmaco fino al 94% entro i tre anni dalla prima assunzione.

Assumendo dunque i farmaci Eli Lilly a base di tirzepatide, non solo si può diventare più magri, ma si può combattere l’eventuale insorgenza di patologie croniche e di lungo periodo e con degli effetti devastanti sulla qualità della vita di chi ne viene colpito.

La questione è importante perché riguarda non solo la salute dei pazienti, ma indirettamente la possibilità che tali farmaci vengano inclusi in terapie che saranno sostenute economicamente dai sistemi sanitari pubblici e anche dalle assicurazioni miste. In breve: confermando gli effetti positivi per patologie che costerebbero comunque una fortuna ai diversi sistemi pubblici, ci sarà maggiore interesse (e facilità) a vederli inseriti in prontuari coperti economicamente da fondi pubblici. Una questione che – senza voler fare necessariamente i conti in tasca a Eli Lilly (e alle altre società potenzialmente interessate) potrebbe voler dire domanda di miliardi aggiuntiva rispetto a quella già molto elevata per questa categoria di farmaci.

Non più soltanto anti-obesità

I farmaci anti-obesità sono la nuova gallina dalle uova d’oro dell’industria farmaceutica, con le aziende che sono arrivate prima in questo comparto che stanno macinando utili e anche crescita in termini di capitalizzazione di borsa.

Il passaggio di questi farmaci da meri anti-obesità a farmaci più completi per la salute di una popolazione mondiale sempre più in sovrappeso, potrebbe essere il fattore X che contribuirà alla crescita ulteriore del comparto e – ricordano i più cinici – dell’ingrassamento dei conti finanziari delle stesse aziende.

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