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Euro, yuan e yen in crisi: il fattore X che spinge il dollaro è un problema per tutte le banche centrali. E ora?

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Continuano le enormi difficoltà dell’euro nei confronti del dollaro. Nella classica conferenza stampa che accompagna le decisioni sui tassi, Christine Lagarde, governatrice di BCE, ha ricordato – anche se forse sarebbe il caso di dire affermato – che la Banca Centrale Europea non dipende da Federal Reserve e che potrà prendere pertanto decisioni in totale autonomia. Le decisioni, ha affermato Lagarde, saranno indirizzate dai dati e non necessariamente da quanto si deciderà oltreoceano. Una dichiarazione di indipendenza che però per i più maliziosi segnala anche le maggiori difficoltà che le economie europee stanno affrontando rispetto a quella statunitense. Un contesto che potrebbe spingere BCE a tagliare già a giugno, mentre la cosa rimane sicuramente più incerta per Fed.

L’attesa divergenza tra le politiche monetarie di BCE e Fed ha contribuito ad indebolire ulteriormente l’euro, che paga anche i dati sull’inflazione più elevati delle aspettative negli States, dati che hanno complicato non solo la situazione a Francoforte, ma anche a Tokyo, con lo yen che nel momento in cui scriviamo è a 153, ben sopra la soglia che tutti o quasi avevano indicato come innesco dell’intervento di Bank of Japan. Rispetto al picco di convinzioni bearish sul dollaro di fine 2023 sembra passata un’era geologica.

Ancora problemi per le principali valute contro il dollaro

BCE rivendica la sua indipendenza da Federal Reserve

Potrebbe esserci una separazione netta tra le politiche monetarie di Federal Reserve e quelle della Banca Centrale Europea. È questo il nuovo mantra che era stato già anticipato dal falco Robert Holzmann la scorsa settimana e che nella giornata di giovedì ha trovato cittadinanza anche all’interno delle comunicazioni di Christine Lagarde. La governatrice ha ricordato ai giornalisti e agli analisti che BCE non è il tredicesimo distretto di Federal Reserve e che la principale istituzione monetaria dell’area euro ha tutto il diritto di prendere decisioni anche disallineate da quelle di Federal Reserve.

A dominare lo scenario saranno i dati, che per quanto non troppo distanti da quelli USA cominciano a essere, almeno a Francoforte, fonte di preoccupazioen importante. Il messaggio dei dati, come confermato da diversi analisti e in particolare dalla nota, riportata da Bloomberg, di Holger Schmieding di Berenberg, è però piuttosto chiaro: i tagli in Europa sono diventati una necessità e ci si dovrà muovere con ogni probabilità in anticipo rispetto a quanto avviene invece dalle parti di Washington.

Segno di indipendenza? Non solo. Per i mercati – che hanno riversato le loro preoccupazioni sugli short EUR/USD – è segnale di debolezza per quanto riguarda le economie di riferimento. E non è certamente un buon segno.

Greenback fonte di enorme preoccupazione, per gli altri

A Washington i tagli a giugno sono per ora fortemente in dubbio: problemi a Tokyo e Pechino

I mercati prezzano a poco più del 22% la possibilità che ci siano dei tagli dei tassi a giugno per Washington, e per l’appuntamento del FOMC di maggio le possibilità scontate dai mercati sono ancora minori, ovvero a poco più del 6%. Possibilità che sono certamente diverse per l’area euro e per quanto Lagarde non abbia dato alcuna certezza sui prossimi tagli a giugno, il sentiment generale va proprio in quella direzione.

È una prima metà del 2024 che nessuno o quasi avrebbe anticipato: dollaro forte, spinto soprattutto da un’inflazione persistente, che in assenza di problemi sul fronte occupazionale per gli USA continuerà a rimandare l’ora X per i tagli.

I problemi non sono però limitati a Francoforte: Tokyo attende ancora nell’intervenire a tutela dello yen e anche da Pechino non arrivano buone notizie, per quanto le autorità abbiano giurato fedeltà allo yuan e al sostegno delle sue quotazioni. Il mercato del Forex non è certo il luogo più noioso della finanza in queste settimane di grande passione e apprensione.

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