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Exxon: accordo da 60 miliardi per Pioneer. Si attende l’ufficialità

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Secondo quanto è stato riportato da Wall Street Journal, Exxon potrebbe essere al centro del più grande affare da 20 anni a questa parte nel settore energetico. Il gigante statunitense del settore petrolifero starebbe perfezionando un’offerta di acquisto per Pioneer Natural Resources, società di enorme importanza nel settore del petrolio di scisto. Se l’accordo dovesse perfezionarsi, Exxon diventerebbe il player più rilevante per questo settore energetico negli Stati Uniti. Mancano per ora conferme ufficiali, con la fonte di WSJ che rimane segreta.

Si parla di cifre vicine ai 60 miliardi di dollari, con l’ufficialità dell’accordo che potrebbe arrivare già nei prossimi giorni. Questo a patto che non insorgano delle complicazioni durante la trattativa. Trattativa lampo, perché si sarebbe entrati nel vivo della stessa soltanto giovedì 5 ottobre. Secondo gli analisti si tratta del più grande movimento di Exxon di sempre, fatta eccezione per la fusione avvenuta alla fine dello scorso millennio con il gruppo Mobil.

Offerta record da parte di Exxon

Pre-market eccitato: Exxon sotto dell’1,8%, mentre Pioneer guadagna l’1%

Il pre-market si è lasciato sollecitare dalla diffusione di queste voci di corridoio. Exxon ha perso fino all’1,8%, che dovrà però essere confermato dalla sessione di trading classica, e Pioneer ha invece fatto registrare un aumento dell’1% delle proprie quotazioni. Permane comunque tra gli investitori incertezza sulla possibilità che il deal venga portato a termine. Complicazioni che potrebbero essere sia di carattere legale, sia di carattere commerciale – con un’ulteriore offerta da parte dei concorrenti di Exxon che potrebbe spingere il prezzo per l’accordo nel territorio dell’impossibilità. L’accordo è già particolarmente esoso per Exxon, che però, completato lo stesso, diventerebbe il primo operatore nel settore shale di tutti gli Stati Uniti.

Secondo le stime più recenti, a completamento dell’accordo Exxon potrebbe offrire sul mercato una quantità di greggio vicina a 1,2 milioni al giorno. Una quantità che supera quella di interi stati nazione e che segnerebbe il ritorno al vertice mondiale del settore di Exxon. La mossa permetterebbe anche una riduzione importante dei costi per le operazioni nel Permian per la società, aumentando le economie di scala.

Exxon dominerebbe, post accordo, il settore petrolio di scisto

L’offerta giusta al momento giusto

L’offerta di Exxon arriva nel momento più interessante per Pioneer. Il CEO della società, Scott Sheffield, ha annunciato già nello scorso aprile di essere intenzionato a abbandonare lo scranno più alto della società petrolifera entro fine anno. Si tratterebbe di un abbandono storico per un quadro dirigenziale che è impegnato nella società da più di 50 anni.

Scott Sheffield è una figura apicale dell’intero settore petrolio di scisto negli Stati Uniti ed è correttamente considerato dagli analisti di mercato il factotum dell’ascesa di questo comparto negli Stati Uniti. Non è chiaro per il momento se, come e quando siano stati organizzati dei passaggi di consegna in grado di placare l’ansia che travolge i mercati ogniqualvolta c’è un avvicendamento ai piani alti di un’azienda.

Petrolifere pronte allo shopping

Dopo una lunga pausa, le società più importanti del mondo petrolifero sarebbero pronte a tornare a fare shopping con i profitti record incamerati nel 2022 e nel 2023. Una situazione ampiamente prevedibile, con pochi che però si sarebbero aspettati un ulteriore assalto di Exxon a Pioneer. Il gigante statunitense del settore petrolifero ha già tentato sortite in passato, poi non concluse per problemi di liquidità e relativi alla corretta quotazione di Pioneer.

I mercati puntano gli occhi sulle altre grandi società del settore, che sempre basandosi sui profitti record degli ultimi mesi, potrebbero prodursi in acquisizioni che fino a poco fa non apparivano affatto scontate. Il greggio, nel frattempo, rimane su livelli di prezzo elevati nonostante la battuta d’arresto durante la sessione di giovedì, che ha visto la commodity energetica per eccellenza perdere 5$ circa al barile.

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