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Fed: Michelle Bowman indica possibilità nuovi rialzi ai tassi. Inflazione attesa in rialzo per il 10 aprile

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Il solito carosello di interventi da parte dei governatori delle divisioni locali di Federal Reserve ha tenuto sulle spine gli investitori sul mercato del Forex. Più di recente è intervenuta Michelle Bowman, che si è presentata in pubblico con un atteggiamento addirittura più hawkish di Kashkari qualche giorno fa, indicando la concreta possibilità che si parli addirittura di rialzi ai tassi nel caso in cui l’inflazione dovesse continuare a non mostrare alcun tipo di progresso. Si tratterebbe di una sorta di shock per mercati che almeno fino al mese scorso si aspettavano addirittura tagli già a maggio e che li ritenevano pressoché certi già a giugno.

Le circostanze complessive però sono volubili come non mai e stanno costringendo in tanti a tornare sui propri passi, anche in termini di previsioni sui futuri movimenti del dollaro. A fine 2023 era praticamente impossibile trovare qualcuno disposto ad esporsi long sul greenback, con un 2024 però che ha ricordato ancora una volta la solidità di una valuta che continua a fare da porto durante le incertezze. I commenti hawkish di una parte rilevante dei governatori ha rinforzato ulteriormente questo trend, causando non pochi problemi a diverse latitudini.

Michelle Bowman guida i falchi

Michelle Bowman crede nella possibilità di avere ulteriori incrementi dei tassi

L’inflazione non sta procedendo spedita verso il 2% come ci si aspettava e più in generale come si sperava. E questa sarebbe una base sufficiente per considerare la possibilità di ulteriori rialzi dei tassi, in particolare se dovessero arrivare dati a corroborare questo atteggiamento. È questo il sunto dell’ultimo intervento pubblico di Michelle Boweman, che è membro del Board of Governors e che vota anche al FOMC e dunque partecipa al processo decisionale che si occupa, negli Stati Uniti, di tassi.

Parliamo – sarà utile offrire il contesto – di una governatrice che però è stata sempre all’estremo dello spettro dei più hawkish e il cui commento pertanto deve essere considerato anche alla luce del suo preciso posizionamento. Tuttavia rimangono parole che impongono talune riflessioni a mercati che hanno prezzato forse troppo presto l’arrivo dei tagli e che poi si sono fatti sorprendere, almeno in una certa parte, dalla resilienza non solo dell’economia USA, ma anche del dollaro.

Tutto questo in uno scenario che comincia a vedere in difficoltà ancora una volta lo yen e che sta imponendo alla Banca Centrale Europea delle discussioni riguardo la possibilità di muoversi prima che lo faccia Federal Reserve, complici anche condizioni economiche che sono certamente peggiori rispetto a quelle americane.

Mercoledì 10 aprile attesa per l’inflazione

I prossimi dati sull’inflazione saranno decisivi?

Con ogni probabilità eventuali rialzi dei tassi saranno da escludersi a meno di dati assolutamente sconvolgenti. Ne sapremo di più il prossimo 10 aprile, quando verranno appunto riportati quelli relativi all’inflazione di marzo. Il consenso per ora sembrerebbe essere su un rialzo della CPI classica, con la Core – che è in questo momento più importante – che farebbe registrare una leggera flessione, attestandosi a +3,7%.

Ancora troppo poco, almeno per considerare la guerra all’inflazione definitivamente vinta, cosa che potrebbe abbassare ulteriormente la possibilità di tagli già a giugno, per quanto in diversi del FOMC abbiano indicato tra i 2 e i 3 tagli le loro aspettative per il 2024.

Jerome Powell però ha già ribadito più volte di non avere alcuna fretta e di essere pronto a tenere i tassi fermi per tutto il tempo necessario, complici anche un’economia forte e un mercato del lavoro che ancora non perde colpi, cosa confermata anche dai dati arrivati venerdì. L’outlook continua a sembrare decisamente positivo per il dollaro USA, con Tokyo che rimane invece l’osservato speciale anche per la prossima settimana.

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