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Federal Reserve: tassi fermi, ma “Più in alto, più a lungo”

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Tutto secondo previsioni. Sia le nostre, che abbiamo condiviso con il pubblico di TradingOnline.com negli ultimi giorni, sia quelle dei mercati e degli analisti. Il FOMC annuncia una pausa per i tassi USA e al tempo stesso minaccia i mercati di ulteriori mesi di lacrime e sangue, con modifiche importanti (ma quasi impercettibili) al grafico che tutti aspettavano, quello del dot plot. Federal Reserve e il gruppo dei 19 che decidono in seno al FOMC vedono un futuro di tassi più alti più a lungo.

Questa è la formula – corretta – che è stata utilizzata da pressoché tutti gli analisti. Formula che manca di originalità, anche perché è chiaramente disegnata sul grafico che riporta le proiezioni sui tassi di interesse ritenuti adeguati per assolvere ai compiti di Federal Reserve: stabilità dei prezzi e massima occupazione possibile. Un compito che si complica, anche perché, come ha raccontato Powell, le reazioni dell’economia sono qualcosa mai visto prima.

Situazione ancora complicata negli USA

Più in alto, più a lungo: dot plot minaccia lacrime e sangue

Il dot plot diffuso ieri è peggiorativo rispetto a quello di giugno. Ci si aspettano tassi più alti e più a lungo – anche per il 2024. In altre parole, chi si aspettava un pronto ritorno a politiche monetarie più lassiste dovrà venire a patti con le previsioni – in senso contrario – dei diciannove che hanno voce in capitolo per questo genere di questioni.

C’è un primo ma: i dot plot sono influenzati dai dati che arrivano mese per mese più volte al mese. Dati che, sempre secondo quanto affermato da Jerome Powell durante la conferenza stampa, continueranno a essere la bussola delle prossime decisioni riguardanti i tassi. Ci sono, per i mercati, già diverse conseguenze che interesseranno sia chi investe nel mercato valutario, sia chi opera invece nei mercati azionari.

Dot plot al rialzo rispetto a giugno

Federal Reserve è la più hawkish

È stata una hawkish pause, come l’hanno chiamata diverse testate statunitensi. In altre parole una pausa che però ha in sé il germe di ulteriori decisioni restrittive per la politica monetaria in futuro. E fin qui c’è poco di cui discutere. Ad interessare in particolare chi investe sul dollaro USA (sia long che short), e chi investe in titoli denominati in dollari USA è un altro – spesso impalpabile – fattore.

Il fattore è quello della credibilità: mentre nessuno o quasi crede a quanto afferma BCE, Federal Reserve continua a conservare una maggiore credibilità agli occhi dei mercati. Quando si parla di più in alto più a lungo – i mercati tendono a credere più a Washington che a Francoforte – non senza ragionevolezza.

Ci si aspetta pertanto un dollaro ancora più forte, spinto dai futuri differenziali dei tassi, sia nei confronti dell’euro, sia nei confronti delle altre valute. Anche a Londra tira infatti aria di ritirata, dopo i dati incoraggianti sull’inflazione.

Federal Reserve non è Superman

Questo è stato uno dei concetti espressi tra le righe da Jerome Powell e che i giornali non hanno discusso. Vuoi perché si vuole avere la sensazione di essere comunque in controllo della situazione, vuoi perché l’ossessione per i tassi è ai massimi storici. Tassi che – lo scriviamo a chiare lettere – non sono l’unico aspetto della questione. Pensiamo soltanto al fatto che Powell ha confermato l’accelerazione sulla liquidazione dei titoli che Fed ha in cassa – manovra che avrà ulteriori effetti restrittivi sulla base monetaria.

Federal Reserve non è Superman, abbiamo detto, perché Powell ha ricordato che su certi prezzi Federal Reserve può fare poco o nulla: su tutti quello dell’energia, che continua a stimolare preoccupazioni con il greggio che si avvicina ai 100$ al barile. Quel tipo di inflazione, dice Powell correttamente, non è sotto il controllo di Fed. Ed è per questo che si continuerà a guardare all’inflazione Core, che toglie dal computo energia e alimentari, da sempre più volatili (e almeno per il primo caso al di fuori del potere di intervento di Fed).

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