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Fondo Monetario: più fondi e quote riviste, ma non sarà rivoluzione
Il Fondo Monetario Internazionale cambia, anche se forse non in modo profondo come era stato richiesto da BlackRock. Nadia Calviño, che è al timone di della divisione operativa dei fondi di FMI, ha infatti annunciato che le quote verranno riviste in modo profondo, così come vedranno rivisti i fondi di cui il FMI potrà effettivamente disporre per intervenire in paesi colpiti da crisi profonde e all’interno di accordi bilaterali. Sul tema erano già intervenuti – esprimendo la necessità di movimenti in tal senso – sia dirigenti interni all’agenzia, sia rappresentanti della comunità politica internazionale.
Pochi giorni fa l’appello era arrivato anche dal vice-presidente di BlackRock, Philipp Hildebrand, che si era però auspicato cambiamenti più profondi che avrebbero contribuito a allineare possibilità e scopi del Fondo Monetario rispetto alle nuove sfide dell’economia internazionale. Cambiamenti profondi che con ogni probabilità però dovranno attendere ancora qualche anno.
Cosa cambia per il Fondo Monetario Internazionale?
In realtà cambia poco, almeno sul breve periodo. Dato il numero elevato di situazioni critiche che il Fondo starebbe affrontando, ci sarà un aumento immediato o quasi delle dotazioni del Fondo stesso, senza che però sul breve siano ridisegnate le quote attribuite a ciascun partecipante. Non si tratterà dunque di cambiamenti strutturali o che tengano considerazione delle mutate condizioni dei partecipanti e anche dei paesi che hanno avuto recentemente accesso alle dotazioni del Fondo MOnetario Internazionale.
Secondo indiscrezioni, per quanto Nadia Calviño abbia chiaramente pieni poteri e piene attribuzioni per comunicare scelte del genere al grande pubblico, manca in realtà una volontà condivisa di procedere in tal senso – in particolare tra i membri che virtualmente dovrebbero farsi carico dell’aumento delle dotazioni del Fondo, con alcuni accordi che dovranno essere limati più avanti e dunque che non sono conclusi durante l’incontro di Marrakech. Accordo di Marrakech dal quale in diversi si aspettavano passi in avanti più decisi verso un Fondo Monetario non solo più ricco, ma anche più capace di intervenire tempestivamente in situazioni di crisi.
Il Fondo Monetario Internazionale di fronte alla crisi globale
La preoccupazione principale è che il Fondo Monetario Internazionale non abbia non solo i fondi, ma anche gli strumenti per fare fronte a situazioni molto complicate che sono già maturate o che stanno maturando. Abbiamo parlato venerdì 13 ottobre della situazione egiziana, così come dovrebbero essere sufficientemente note le situazioni di Argentina, Nigeria, Sud Africa.
Nel momento in cui scriviamo, secondo i dati più aggiornati, il Fondo ha offerto prestiti per oltre 114 miliardi di dollari, a fronte di una capacità di prestito intorno ai 925 miliardi di dollari. Un nuovo accordo per aumentare i fondi e per cambiare le quote in capo ai diversi paesi avrebbe come obiettivo quello di ampliare una capacità di prestito che per oggi è ancora inutilizzata per almeno 7/8.
Per i più apprensivi sarà una cattiva notizia, nonché anticipazione di condizioni economiche globali in deterioramento e che richiederanno interventi certamente più massicci da parte del Fondo Monetario. È chiaro però che la capacità di prestito di FMI è già importante oggi e largamente inutilizzata.
Anche i progetti di ampliamento di posizioni debitorie già esistenti – vedi quella dell’Egitto – sono comunque di entità ridotta rispetto alla quantità di denaro sul quale FMI può fare affidamento.
Difficile per il momento capire – soprattutto in assenza di un comunicato dettagliato e condiviso – quali siano le preoccupazioni di FMI che dovrebbero portare a, citiamo Nadia Calviño, significativi incrementi delle dotazioni del fondo.
Questo in attesa di movimenti anche sul fronte della Banca Mondiale, che è stato parimenti oggetto degli inviti di Philipp Hildebrand, vice-presidente di BlackRock che ha dato voce a preoccupazioni in realtà piuttosto condivise.