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Ford nel mirino: possibile escalation scioperi, anche in Canada

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UAW, la sigla sindacale che raccoglie i lavoratori del settore auto negli Stati Uniti, minaccia di passare alla fase due degli scioperi che hanno colpito il settore a Detroit da venerdì e che hanno visto partecipare 13.000 lavoratori. La minaccia arriva direttamente dal presidente Shawn Fain – che lunedì 19 settembre ha segnalato lo stallo nelle trattative e ne ha imputato la responsabilità al tentativo di temporeggiamento da parte delle aziende del settore auto.

Se si dovesse dare seguito alle minacce, i lavoratori in sciopero potrebbero diventare di più dei 13.000 che sono stati già coinvolti – portando all’interruzione completa della produzione in tutti i reparti delle fabbriche di Detroit. Al centro richieste salariali importanti – un aumento del 40% nel giro di 4 anni – che però, complice un periodo molto complicato per il settore auto statunitense, i produttori non sembrerebbero essere pronti a accordare. Gli occhi degli investitori per l’apertura della sessione di scambi USA saranno puntati su tutti i titoli del comparto, a partire da General Motors e Ford.

Ford nel mirino dei sindacati

I sindacati sul piede di guerra: società del settore auto incalzate

Potrebbero presto esserci delle evoluzioni nelle tese trattative che vedono da un lato del tavolo UAW, il principale sindacato del settore auto negli USA, e dall’altro le tre società principali del settore negli USA: General Motors, Ford e Stellantis. Le trattative degli scorsi giorni, che hanno visto anche la partecipazione di mediatori inviati dalla Casa Bianca, non sembrerebbero infatti aver sortito gli effetti sperati, con i sindacati che di fronte alla mancata accettazione delle loro richieste sembrerebbero essere pronti all’escalation.

Escalation che potrebbe allargare le proteste anche al di fuori degli USA. 5.700 lavoratori circa sarebbero pronti a incrociare le braccia anche in Canada, presso gli stabilimenti di Ford, in un paese dove si stanno vivendo tensioni simili in seguito alla prossima scadenza del contratto.

Escalation possibile a Detroit e in Canada

Politici Dem compatti a favore dei sindacati

Il governo USA a trazione Dem ha già schierato l’artiglieria pesante per orientare anche il dibattito pubblico. Nel weekend è intervenuto anche l’ex Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che ha invitato le società del mondo auto a restituire alla società quanto ottenuto durante l’ultima grande crisi.

Anche la Casa Bianca non ha nascosto un atteggiamento di favore per i sindacati, invitando le società del comparto a condividere i maggiori profitti ottenuti negli scorsi anni con chi li ha resi possibili. Una situazione, quella degli scioperi, che si fa dunque anche politicamente complicata per le società del settore.

Cosa c’è da sapere per le complicazioni in Canada

L’atteggiamento del locale sindacato, Unifor, sembrerebbe essere sulla stessa linea degli omologhi di Detroit, per quanto consegnato al pubblico con strategie diverse. Invece di colpire tutti i principali produttori in simultanea, Unifor attaccherà per prima Ford, salvo poi riservarsi un’escalation includendo anche le altre società del settore. È stato fatto qualche passo avanti nelle trattative, almeno secondo quanto riportato dai giornali, per quanto in realtà si sia ancora lontani dalla soluzione.

I problemi per Ford potrebbero però presto moltiplicarsi, in particolare se la manovra dovesse essere simultanea a Detroit e in Canada. Il produttore ha già messo in atto delle ritorsioni a scopo di negoziazione, lasciando temporaneamente a casa 600 lavoratori, impossibilitati alla produzione, afferma una nota del produttore di auto, a causa degli scioperi che hanno colpito settori limitrofi.

Sarà da valutarsi oggi la risposta di Wall Street, che dovrà tirare le somme su un settore già in enorme difficoltà per la concorrenza di Tesla – i cui lavoratori non sono sindacalizzati – e di società straniere che operano negli USA. I margini si riducono – e gli investimenti per la trasformazione della produzione verso l’elettrico sono costosi.

Per quanto riguarda la trasformazione del settore e il progressivo allargamento delle produzioni di veicoli elettrici, sono preoccupati anche i sindacati, che temono una forte riduzione della forza lavoro. Forza lavoro che in un processo produttivo di veicoli con meno parti diventa quantitativamente meno necessaria.

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