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Germania: PIL giù, ma in linea con aspettative. I dati
L’economia tedesca, un tempo locomotiva dell’Europa continentale, conferma la crescita negativa per il terzo trimestre del 2023. I dati hanno confermato le aspettative di un calo del Prodotto Interno Lordo di Berlino. I mercati però giocano di attesa e non interpretano il dato in modo eccessivamente negativo: il rischio concreto era quello di avere una lettura ben peggiore di quella che poi si è rivelata essere. Non c’è però motivo per brindare: per quanto sia assurdo aspettarsi già un’inversione del trend per un’economia in enorme difficoltà, rimane un outlook negativo per i prossimi mesi.
Outlook negativo che non riguarda soltanto Berlino: il ruolo preminente nella manifattura europea dell’industria tedesca rende le difficoltà di Berlino difficoltà per tutta l’economia dell’area Euro, Italia inclusa. Da qualche tempo si parla della possibilità che la Francia possa assumere il ruolo di leader e locomotiva, per un passaggio di testimone che però richiederà del tempo e che presenta ancora importanti incertezze.
Male, ma lo sapevamo tutti
I dati arrivati nella mattinata di venerdì 24 novembre non devono aver sorpreso nessuno. Berlino fa registrare un calo del prodotto interno lordo dello 0,1%, in linea con quelle che erano le aspettative. Maggiore il calo anno su anno, che si è attestato allo 0,4%, segno di difficoltà più ampie e che arrivano, se vogliamo, da lontano. Il tema crisi tedesca è trattato da tempo sulle prime pagine dei principali giornali economici e anche nei report delle grandi banche d’affari, con tutti che sembrano avere la soluzione ma che nessuno, a livello politico, sembra avere capacità e volontà di implementare.
L’industria tedesca sta soffrendo un importante calo della domanda cinese, partner commerciale fondamentale, così come costi energetici ormai lontani da quelli dell’ultimo decennio e più in generale i sentori di una crisi globale che non potranno essere scacciati nel giro di poche settimane.
Il risultato è che anche sul fronte delle aspettative dei business owner non c’è granché di cui festeggiare. Le borse però, per non saperne né leggere né scrivere, tutto sommato se la godono. Il DAX 30 continua a navigare vicino ai massimi da 5 mesi, per quanto la spinta in apertura di sessione sia già ampiamente rientrata.
Difficile aspettarsi di più di fronte a un dato negativo, per quanto in realtà fosse più che atteso da tutti gli operatori economici. Rimane da valutare la posizione della Germania sul medio e lungo periodo, anche tenendo conto della contrazione economica che peggiorerà in seguito alla trasmissione delle politiche monetarie restrittive di Francoforte sulle economie di tutta l’area euro.
C’è preoccupazione, per quanto se ne parli poco
C’è oggettivamente preoccupazione: la Germania è stata descritta come una sorta di perfezione economica verso la quale tutti i paesi dell’area euro avrebbero dovuto cercare di tendere: un perfetto equilibrio di welfare diffuso, buone capacità industriali e benessere. Il modello però ha iniziato a scricchiolare da qualche tempo, con l’economia tedesca che è la peggiore di quelle più avanzate dell’area euro e che continuerà con ogni probabilità a esserlo almeno nel futuro di breve periodo.
Energia, situazione geopolitica complessa, transizione green, una burocrazia non al passo con i tempi: sono tante le concause di una performance tutto fuorché eccezionale da parte dell’industria tedesca e di conseguenza della sua intera economia.
Per quanto in Italia qualcuno si gongolerà sulla Schadenfreude, sul vedere in difficoltà l’amico/nemico tedesco, ci sarà da fare i conti con questa situazione anche nel nostro Paese. La Germania e le sue imprese sono fondamentali per una parte molto rilevante del nostro sistema produttivo e queste difficoltà non promettono nulla di buono. Invertire la rotta, in aggiunta, sarà molto difficile.