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Giù inflazione nel Regno Unito, GBP fatica sui mercati
In quella che sarà la giornata del FOMC negli USA, ci sono comunque dei dati importanti che arrivano da altre realtà economiche. A salire in cattedra con un dato inatteso è infatti il Regno Unito, che ha fatto registrare un’inflazione inaspettatamente in discesa, almeno rispetto alle aspettative che si erano formate tra analisti e mercati. Il dato è incoraggiante, e potrebbe far pensare ad una prossima pausa nella politica di Bank of England di forti restrizioni monetarie.
L’inflazione classica è scesa al 6,7% mentre quella Core, che non tiene conto dei prezzi del settore alimentare e di quelli dei carburanti è scesa al 6,2%, in modo decisamente più netto. Un ottimo segnale, soprattutto perché le banche centrali sono persuase da tempo del fatto che sia quella Core l’inflazione rilevante, in quanto segnale che esclude quanto è fuori dal controllo delle banche centrali stesse. E se questo dovesse essere il caso, ci troveremmo di fronte a una buona notizia per Londra.
Inflazione inaspettatamente giù a Londra
Il dato è di semplice interpretazione. A fronte di attese e previsioni intorno al 7,0%, l’inflazione nel Regno Unito ha fatto registrare un più modesto 6,7%, ancora molto distante da quanto si fa registrare a Washington, ma segnale comunque incoraggiante per chi vuole vedere il bicchiere mezzo pieno. Ad entusiasmare maggiormente mercati e analisti però è un altro dato, quello dell’inflazione Core.
Si tratta dell’inflazione che esclude i beni che sono ritenuti maggiormente volatili e i cui prezzi sono ritenuti sganciati dal raggio d’azione delle politiche monetarie: carburanti e settore alimentare. Per questo dato si è passati al 6,2%, contro il 6,9% del mese precedente, un calo importante in termini di crescita di prezzi (e non calo dei prezzi stessi). Per quanto i mercati siano più che pronti a reagire con grandi entusiasmi, la situazione andrebbe letta con maggiore attenzione, in relazione anche ad altri dati e a altri movimenti nel mondo macro.
Dati giù, in arrivo una pausa?
Il dato è interessante perché predittivo delle possibili mosse future di Bank of England, la banca centrale di Londra. Secondo molti questo calo, soprattutto per quanto concerne l’inflazione Core, è un segnale di possibile pausa per l’istituto. Pausa nei rialzi ai tassi che sarebbe più che benvenuta da mercati in asfissia a causa anche del costo maggiorato del capitale rispetto a soltanto un anno fa.
A avviso di TradingOnline.com, tuttavia, ci saranno da aspettare dei segnali più chiari di allentamento da parte dell’inflazione e di raffreddamento dell’economia, pena il rischiare di fare troppo poco per contenere un’inflazione che continua a correre e che rischia di diventare, come dicono i tecnici, embedded.
Pound giù dopo la diffusione del dato
Il dato, per le ragioni di cui sopra, ha indicato la possibilità di pausa da parte di Bank of England. I mercati si sono pertanto posizionati in linea con una politica monetaria più lassista da parte di Londra, posizionamento che ha portato il pound a perdere terreno importante nei confronti dell’euro e del dollaro USA, per quanto a farla da padrone in questa sessione europea sembra essere la valuta unica di Francoforte.
Il mercato del Forex sarà inoltre agitato oggi da un’altra importante decisione, che arriverà però da Washington. Si tratta di quanto avverrà ai tassi USA e, in modo più importante, di quanto dirà Jerome Powell davanti a microfoni e telecamere. I mercati sembrerebbero aspettarsi parole hawkish e per quanto siano state già scontate durante la sessione di martedì sulle piazze finanziarie, potrebbero in realtà causare ancora qualche sussulto. Si attende volatilità come non si vedeva da tempo – e chi investe sulle coppie che coinvolgono USD dovrebbe prestare, pertanto, la massima attenzione.