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Inflazione europea in linea con le attese (2,6%), Italia il 3° paese con il tasso più basso (0,8%)
L’inizio della settimana è stato segnato dalla pubblicazione dei dati sull’inflazione europea, che si attesta al 2,6% esattamente come atteso dagli analisti. I mercati hanno subito accolto con ottimismo questa notizia, con tutti i principali listini che hanno corso a rialzo dopo la pubblicazione del report della BCE. La discesa della pressione sui prezzi sembra confermare che la Banca Centrale Europea potrebbe iniziare a tagliare i tassi a giugno o luglio, così come si attende la maggior parte degli analisti. Il mese scorso l’inflazione europea era stata del 2,8%, per cui si conferma una traiettoria discendente anche a discapito dei prezzi delle commodities energetiche che a febbraio sono stati più alti rispetto ai mesi precedenti.
L’indice Core CPI, che misura il tasso d’inflazione di un paniere di beni che esclude i beni energetici e i generi alimentari, è stato invece del 3,1% e anche in questo caso la discesa è stata dello 0,2% su base mensile. Paradossalmente dunque l’energia è uno dei fattori che hanno contribuito meno al tasso d’inflazione europeo nel mese scorso, dopo essere stata la grande protagonista dei rincari dello scorso anno. I commenti dei principali analisti sulla notizia confermano una notevole fiducia dei mercati per un calo dei tassi a giugno, ma la BCE non ha voluto esporsi troppo direttamente a questo tipo di commenti. Da Francoforte si nota ancora un atteggiamento estremamente prudente, con i dati dei prossimi mesi che saranno determinanti per le scelte di politica monetaria.
Italia il 3° paese con l’inflazione più bassa
Una cosa interessante che si nota nei dati europei è la forte differenza nel tasso d’inflazione di diversi Stati membri. Si va dallo 0,6% della Danimarca, il paese dove l’inflazione è più bassa in assoluto, fino al 7,1% della Romania che è il paese con la pressione sui prezzi più alta in assoluto. Non si nota una spaccatura tra i paesi del Nord e del Sud Europa o tra le economie più grandi e quelle emergenti. Soltanto nove economie europee hanno mostrato un tasso d’inflazione più basso rispetto a quello dell’Eurozona nel suo complesso, che a sua volta rimane più basso rispetto a quello dell’Unione Europea nel suo complesso.
Interessante notare che l’Italia si colloca al terzo posto dei paesi con il tasso d’inflazione più basso. La pressione sui prezzi si attesta allo 0,8%, nettamente al di sotto di Germania (2.7%) e Francia (3.2%). I paesi con l’inflazione più alta sono invece stati Austria, Estonia, Croazia e Romania. Si nota un trend positivo in Austria, che pur avendo ancora un tasso d’inflazione superiore al 4% mostra una discesa notevole della pressione sui prezzi rispetto al mese scorso. Per quanto riguarda i fattori che hanno pesato di più sul tasso d’inflazione, al primo posto si collocano i servizi (+1.73%;) segue la categoria composta da cibo, alcol e tabacco (+0.79%) e quella dei beni industriali (+0.42%). Appena un anno fa il tasso d’inflazione europeo era del 8,5%, per cui si può dire che la cura dei tassi d’interesse abbia funzionato a dovere.
Gli effetti sui mercati
In un primo momento la pubblicazione dei dati sul tasso d’inflazione è stata positiva per i mercati europei, con i listini azionari che hanno aperto abbondantemente in verde. Il trend si è invertito a metà giornata dopo l’apertura dei mercati americani, che ha portato l’Euro STOXX 600 leggermente al di sotto della parità. Invece i mercati obbligazionari mostrano una discesa convinta dei rendimenti e un aumento significativo della quotazione dei bond, con il rendimento dei BTP a 10 anni che scende al 3,686%. Gli investitori sembrano dunque sempre più convinti che la discesa dei tassi europei sia vicina, a discapito del fatto che in alcuni paesi europei si sia ancora ben lontani dal target del 2% fissato dalla BCE.