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Inflazione USA: bicchiere mezzo vuoto. Incertezza su prossimi rialzi tassi

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Ci sono due notizie che arrivano dai dati dell’inflazione USA per i mercati. Una è buona e l’altra meno buona. I dati vedono un rimbalzo dell’inflazione, tanto per quella standard quanto per quella Core – anche se di inaspettato c’è marginalmente poco. E possiamo avere finalmente una lettura più chiara di quelle che potrebbero essere le prossime mosse di Federal Reserve in termini di tassi di interesse di riferimento.

Sì, i prezzi sono al rialzo, lo sono più dell’ultima tornata, ma in larga parte sembrerebbero dipendere da qualcosa è al di fuori del controllo di Federal Reserve, a partire dal costo dei carburanti, che però impatta soltanto sul primo dei due indici. Per il secondo invece la questione è più complessa, anche tenendo conto del fatto che parte di questa dipende dal costo degli affitti, ancora in forte crescita negli USA, e da altre questioni che potrebbero preoccupare maggiormente Jerome Powell.

Arrivano i dati sull’inflazione USA

Inflazione marginalmente peggiore delle aspettative: i dati di Washington rivelati

Inflazione standard a 3,7%, leggermente superiore alle aspettative dei principali analisti, che avevano puntato invece ad un comunque vicino +3,7%. Per quanto riguarda invece l’inflazione Core, tutto secondo le aspettative a +4,3%, in calo rispetto ai dati del mese precedente. E dato che è questo il dato che più interessa Jerome Powell e i dirigenti di Federal Reserve, i mercati possono dirsi moderatamente soddisfatti, per quanto i dati siano ancora lontani dall’essere ideali.

Occhi puntati ora alla prossima riunione del FOMC, che negli Stati Uniti stabilirà con ogni probabilità una pausa ai rialzi, dato che dai dati che sono emersi dall’inflazione non offrono motivo per proseguire, almeno per questa tornata, con ulteriori rialzi. Discorso diverso però per la prossima, che sarà in novembre, e per la quale le quotazioni per un rialzo di 25 punti base è certamente o quasi sul tavolo.

Washington in una posizione migliore rispetto alle altre economie?

Rialzi dovuti a diverse sorprese

Ci sono state comunque diverse sorprese a contribuire al dato che è stato diffuso. Il costo dell’energia elettrica torna a salire dello 0,2%, mentre nel mese precedente aveva fatto registrare un calo dello 0,7%.

A spingere inoltre anche i costi degli affitti, insieme ai costi per la copertura medica, anche questi, almeno per intensità, inaspettati. A sorprendere, inoltre, gli analisti, il rialzo del costo di assicurazione dei veicoli, il più alto – fanno notare diversi analisti, dal 1976.

I mercati eccessivamente preoccupati per l’inflazione?

I mercati si dimostrano ancora piuttosto preoccupati per il futuro del ciclo inflativo al quale stiamo assistendo ormai da quasi 2 anni. Un ciclo che, nonostante il prevedibile rimbalzo dei dati di agosto, per molti analisti sembrerebbe essere ormai alla fine. Così come sembrerebbe essere alla fine il ciclo di politiche monetarie restrittive.

A dover preoccupare i mercati maggiormente sarà la durata del picco, ovvero per quanto tempo i tassi rimarranno su questi livelli. A prescindere dal fatto che potrà esserci o meno un rialzo ulteriore dei tassi entro fine anno. Sul tavolo, comunque, al massimo ci sono 25 punti base. Serviranno dati parecchio superiori alle previsioni per deviare questo percorso. Percorso che è, lo ricordiamo, diverso da quello al quale potremmo assistere in Europa.

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