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Intel, duro colpo per la fonderia di microchip: perdita da $7 miliardi nel 2023, peggio del 2022

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Le azioni Intel arrivano da due giornate difficili in Borsa, con il titolo che continua a crollare dopo che l’azienda ha riportato i suoi dati finanziari legati al business della fonderia di microchip. Storicamente Intel è sempre stata un’azienda legata solo alla progettazione dei semiconduttori, ma alla fine del 2021 ha avviato anche il suo business di produzione -che prima veniva delegata ad altre aziende, come TSMC-. Il business delle fonderie è molto complicato: richiede degli investimenti iniziali estremamente alti e dei macchinari altamente specializzati che solo una società al mondo è in grado di fornire. Con questi presupposti, esperienza e volumi di produzione sono due elementi chiave.

Intel ha riportato una perdita da $7 miliardi nel 2023 da questa unità di business, in aumento rispetto ai $5,3 miliardi dello scorso anno. Allo stesso tempo i ricavi sono diminuiti: erano stati $27,49 miliardi nel 2022 e sono scesi a $18,9 miliardi nel 2022, per cui c’è una forte mancanza di buone notizie sul fronte della produzione dei microchip. L’azienda si augura di poter fare meglio nel corso dei prossimi anni, una volta che gli investimenti iniziali saranno già più ammortizzati e i nuovi chip per l’AI permetteranno di concentrarsi su nuovi prodotti dai margini più alti.

La produzione di semiconduttori è uno dei processi manifatturieri più complessi al mondo

Sotto esame le decisioni del management

Come dimostra il fatto che le azioni siano crollate in Borsa, gli azionisti non hanno preso bene i risultati ottenuti da Intel. Invece che dimostrare fiducia, l’atteggiamento attuale è quello di mettere sotto esame le decisioni prese dal management. Una in particolare risulta essere molto controversa: quella di non utilizzare le macchine a raggi estremi ultravioletti (EUV) prodotte da ASML. La società olandese è storicamente stata la fornitrice di tutte le grandi fonderie di semiconduttori, ma Intel ha voluto cercare di distinguersi dagli altri competitor. L’azienda sperava di poter risparmiare sui macchinari di ASML, ognuno dei quali costa $150 milioni, ma al tempo stesso sono in grado di abbassare drasticamente i costi di produzione per unità.

Questa decisione non ha pesato soltanto sui costi di produzione, ma anche sui volumi: Intel ha comunque delegato ad aziende esterne la produzione del 30% dei suoi chip nel 2023, e il management si aspetta di continuare a delegare almeno il 20% della produzione anche nell’esercizio corrente. Nel frattempo, il CEO Pat Gelsinger ha fatto sapere che le proiezioni per quest’anno non sono migliori. Intel si aspetta di ottenere la sua peggior performance di sempre dal business delle fonderie nel corso del 2024, mentre ritiene di poter raggiungere il break even nel 2027.

Gli EUV sono particolari raggi ultravioletti che “sparano” un raggio di fotoni per creare specifici pattern sui wafer di silicone

Il piano per migliorare la situazione

Intel rimane ferma sulla sua posizione secondo cui gli EUV sono una tecnologia transitoria e sono destinati a far spazio a nuovi modi per fabbricare i semiconduttori. L’azienda ritiene di avere un vantaggio del pioniere in queste nuove tecnologie, con il business di fonderia che ha fortemente aiutato la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. Il nuovo “super vetro” che avvolge i semiconduttori ne è un buon esempio. Il piano per riuscire a produrre valore per gli investitori è quello di investire almeno $100 miliardi in quattro grandi fonderie negli USA, arrivando ad avere una capacità di produzione tale da potersi incaricare di costruire microchip anche per altre aziende. In questo modo si potrebbero aumentare i volumi, abbassando i costi per unità, migliorando i margini sia per i prodotti a marchio proprio che per quelli fabbricati per conto di terzi.

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