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Joe Biden e Xi Jinping: sarà un accordo di minima convenienza?

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Mercoledì 15 novembre sarà il gran giorno del meeting tra Joe Biden e Xi Jinping. Teatro sarà una San Francisco tirata a lucido, per un incontro che però difficilmente avrà dei risultati storici e che verranno ricordati dai posteri. Al centro, dati gli insormontabili problemi nella sfera politica, ci sarà l’economia, per quanto la discussione verterà anche su questioni che riguardano Taiwan e l’allineamento di Pechino per quanto concerne le guerre che su diversi fronti continuano a svilupparsi e peggiorare.

Sarà un meeting che potrà avere anche dei risvolti importanti sul piano economico: i due paesi, che sono le due superpotenze del mondo moderno, hanno bisogno di l’un l’altro più di quanto sia lecito affermare pubblicamente. E come ricordano diversi dei giornali di area democratica negli Stati Uniti, cercare di mettere un limite al peggiorare delle relazioni tra i due paesi è oggi nella convenienza di tutti.

Mercati con gli occhi puntati sull’incontro di mercoledì

Xi Jinping e Joe Biden si incontrano a San Francisco

L’incontro alla fine si farà, come è stato comunicato dai rispettivi uffici diplomatici. Sarà a margine di un altro importante evento e sarà occasione anche per parlare di economia. I due paesi, superpotenze con interessi spesso divergenti, dovranno cercare di sotterrare l’ascia di guerra, almeno per quanto riguarda la collaborazione economica su alcuni aspetti fondamentali.

Da un lato c’è Joe Biden, che deve pur fare i conti con l’avvicinarsi delle scadenze elettorali per la Casa Bianca negli Stati Uniti, e dall’altro uno Xi Jinping che deve fare fronte a una situazione economica molto complicata e che avrà bisogno del ritorno del capitale statunitense per tentare di invertire un trend di crescita in rallentamento e di problemi interni importanti.

Ognuno dei partecipanti ha dunque ottimi motivi per spingere ad una parziale distensione dei rapporti tra i due paesi.

Non ci si potranno aspettare grandi cambiamenti

Non ci sono però motivi di grande ottimismo, almeno per ora

Tra il dire e il fare, anche in campo diplomatico, c’è sempre di mezzo il mare. Da quello che separa la Cina da Taiwan fino a quello, più importante per proporzioni, che lo separa da Washington. Gli attriti nel corso degli scorsi mesi sono stati importanti, e per quanto almeno da alcuni lati sembra si possa trovare la quadra, è difficile aspettarsi granché dai risultati dell’incontro.

Xi Jinping spera di uscire dall’incontro con una sorta di stabilizzazione dei rapporti tra i due paesi, anche se in territorio negativo, cosa che permetterebbe al Partito e al suo capo assoluto di preoccuparsi maggiormente delle pressanti questioni interne.

Non è chiaro però che tipo di concessioni sia disposto a fare e se la convenienza sarà tale per Washington da rendere l’incontro uno scambio di semplici promesse.

Dall’altro lato è difficile anche comprendere quale possa essere l’effettiva leva di Washington per una normalizzazione o stabilizzazione dei rapporti tra i due paesi. Cosa otterrà in cambio la Cina?

L’outlook è comunque positivo per entrambi i paesi, con il sentiment prevalente sui mercati che è quello del raggiungimento del picco negativo tra i rapporti dei due paesi, una sorta di punto minimo che in seguito all’incontro non potrà essere più superato.

Anche per chi inoltre dovesse ritenere l’incontro un momento di distensione storica tra i due paesi, è difficile che la Cina torni a breve alle vecchie proiezioni di crescita, quella che la davano come prima potenza economica del mondo nel giro di uno o due decenni.

Sono proiezioni oggi buone per gli almanacchi di storia e che non potranno tornare a essere prese sul serio neanche nel caso di pace fredda tra Pechino e Washington. Occhio comunque, in senso positivo, alle possibili evoluzioni delle piazze cinesi per giovedì, e successivamente anche alla risposta di Wall Street.

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