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Liquidato ETF apocalittico | Male fondi su “cigno nero”
È l’apocalisse degli apocalittici. I tanti ETF nati per puntare sul crollo di Wall Street non se la stanno passando molto bene. L’incredibile performance piazzata dalle borse USA ha infatti rovinato i piani di chi – seguendo qualche economista di grido – pensava che il giorno della redenzione fosse ormai a un passo. È il caso di Simplify Tail Risk Strategy, tanto per citarne uno, ETF a gestione attiva che voleva operare come protezione per gli investitori dal più classico dei cigni neri. Il risultato? Nella giornata di ieri è stata annunciata la liquidazione del fondo, che da quando opera ha perso oltre il 99% della sua capitalizzazione. Risultati importanti per un fondo che esiste da settembre 2021.
Le scommesse dei permabear, come vengono chiamati in gergo, non sono andate granché, con una borsa che anche in presenza di dati negativi si è quasi sempre limitata ad una correzione di respiro poco ampio. E anche se il caso di Simplify Tail Risk Strategy è certamente il più emblematico, anche gli altri ETF non se la stanno passando meglio. Se rimarrà qualcosa negli annali economici riguardo il 2023, sarà certamente un ricordo delle scommesse sbagliate di chi, libro di testo in mano, si aspettava il crollo dei crolli che poi non si è mai verificato.
Gli ETF Cassandra non tirano più. E anzi, in questo ciclo non hanno mai tirato
Jerome Powell ci aveva provato più volte a dire ai mercati che questa volta non sarebbe stata come le altre. E per quanto permangano ancora dei dubbi consistenti sulla possibilità di soft landing e di un ritorno a un’economia con i canoni della normalità, ci sono brutte notizie per chi aveva scommesso sul disastro.
Basta guardare agli ETF sul Tail Risk, prodotti nati cavalcando la più apocalittica delle narrative, quella che voleva un crollo delle borse che tali prodotti non avrebbero potuto prevenire, ma comunque sfruttare in senso economico.
I dati sono sotto gli occhi di tutti. $CYA di Simplify Asset Management chiude i battenti, dopo essere rimasto con 2 milioni di asset in gestione. Cambria Tail Risk ETF è sotto del 46% dal 2017, anno in cui ha fatto il suo esordio in borsa. Una situazione emblematica e che sarà di lezione per chi è sempre a caccia di narrative straordinarie, apocalittiche e che continuino a gridare che ormai tutto è perduto e che si salvi chi può.
Fondato o meno, fino ad oggi ha vinto l’ottimismo
C’è chi guarda a questo o quell’indicatore – la curva degli yield invertita è la più gettonata dagli apocalittici – e sottolinea come la scommessa non fosse poi così sbagliata. Diversi dei segnali che piacciono alla gente che ne sa segnalano e segnalavano l’imminente disastro delle borse. Tuttavia, come sempre, quando si parla di asset e di andamento di mercati, sono i denari a comandare. I denari di chi investe e dunque corre il rischio della sua scommessa.
Con i mercati che prezzano ormai da tempo un intervento di Federal Reserve in termini di tagli di tassi a breve – per quanto tale eventualità sia stata smentita da Powell stesso e anche dagli ultimi dati sull’inflazione – tali prodotti non hanno potuto che perdere enormi quantità di capitalizzazione,
Non è la prima volta che il clou delle scommesse, di ETF o fondi hedge, vengono smentite da mercati in stato di eccitazione, contro ogni logica almeno di chi vede pattern ribassisti ovunque. Per ora però conta chi ha liquidato. E sono ETF che avevano puntato su una catastrofe che non è mai arrivata. E che, per quanto certe voci abbiano ancora molta forza, sono in pochi a ritenere ormai possibile.