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Lira Turca: mercati prezzano altro rialzo | Tono hawkish convince
I mercati hanno iniziato a prezzare un altro rialzo dei tassi in Turchia. La vicenda Erkan con l’ormai ex governatrice della Banca Centrale della Repubblica Turca che si è dimessa a sorpresa venerdì scorso, non sembrerebbe aver intaccato in alcun modo la posizione estremamente hawkish dell’istituto. Istituto che con l’arrivo di Fatih Karahan, ex Fed New York, sembrerebbe invece secondo i mercati aver pescato a piene mani da atteggiamenti ancora più hawkish. Lo avevamo anticipato nel weekend e i mercati ci hanno dato ragione.
Gli swap segnalano già le aspettative per una politica monetaria ancora più restrittiva, prezzando come quasi certo il raggiungimento di quota 47,50% per i tassi di interesse o in alternativa per condizioni più restrittive in termini di liquidità, oppure una combinazione dei due fattori – secondo al testimonianza raccolta da Bloomberg di Alp Serbetli, che per ICBC Turkey Securities è a capo della divisione bond.
Nessun rallentamento a Ankara: obiettivo abbattere l’inflazione
Chi si stava disperando per l’addio di Hafize Gaye Erkan, intravedendo il segnale di un allentamento delle rigide politiche monetarie della Turchia, è stato smentito già dopo poco più di 72 ore. I mercati hanno infatti iniziato a prezzare condizioni di politica monetaria ancora più restrittive rispetto a quelle attuali, segno del fatto che la stance di Mehmet Simsek, al dicastero delle Finanze, e del nuovo governatore della banca centrale Fatih Karahan appaiono come più che credibili.
Una risposta che era dovuta dopo il panico in cui erano piombati soprattutto i commentatori che non avevano seguito nei mesi precedenti le vicissitudini del governorato di Erkan e delle enormi polemiche con la quale i giornali, in particolare quelli dell’opposizione, l’avevano bersagliata.
Non un passo indietro, con la ritrovata credibilità di Ankara che è simboleggiata non solo dall’andamento degli swap, ma anche dalla performance di oggi della lira turca, che rimane stazionaria contro il dollaro USA e che recupera qualcosa nei confronti dell’euro.
Problema rientrato? Per ora si può dire di sì. La credibilità dell’ambizioso piano per riportare l’inflazione quantomeno in singola cifra ne esce aumentata, nonostante un weekend turbolento innescato proprio dall’annuncio via social delle dimissioni di Erkan.
Il messaggio di Karahan è andato a segno
Si tratta di una delle armi più potenti tra quelle che sono nelle mani, almeno sul breve periodo, delle banche centrali. Si tratta dell’effetto annuncio, del quale non si può abusare e che però in questa situazione sembrerebbe aver sortito gli effetti sperati. Il relativamente breve messaggio di insediamento di Karahan ha messo al centro la lotta senza quartiere e senza ripensamenti all’inflazione, cosa che i mercati hanno recepito e che offrirà a Ankara la possibilità di continuare il percorso avviato lo scorso maggio. Un percorso che non prevede solo la lotta all’inflazione, ma anche la ricostruzione dei forzieri di valuta estera svuotati quasi completamente da anni di politiche monetarie non ortodosse.
Anche il supporto tempestivo da parte di Mehmet Simsek, il ministro delle Finanze che è un po’ il garante delle aspettative dei mercati nel governo turco, ha contribuito a far superare una crisi di credibilità durata lo spazio di poche ore.
I mercati per ora dunque puntano verso un ulteriore inasprimento della politica monetaria, che sarà prezzata a breve anche dai cambi della lira turca, tenendo sempre conto delle manovre della banca centrale che ne dovrebbero continuare a scaricare quantità importanti sui mercati.
Presto per cantare vittoria, ma certamente inopportuno allo stato attuale delle cose shortare una lira turca che appare in uno stato di forma (relativa) più che apprezzabile.
Vedremo se i mercati degli swap continueranno a prezzare anche per i prossimi giorni un ulteriore rialzo – o comunque inasprimento della politica monetaria di Ankara.