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Lira turca sotto pressione | Dimissioni Erkan pesano

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Nonostante le contrattazioni siano ridotte durante il weekend, montano le pressioni sulla lira turca, a poche ore dall’annuncio delle dimissioni della governatrice Hafize Erkan. Dimissioni che per quanto siano state inaspettate, arrivano in realtà dopo settimane di attacchi da parte della stampa, in particolare per un presunto coinvolgimento nelle decisioni più importanti della famiglia di Erkan. Accuse che ora saranno consegnate ai libri di storia, dato che la donna simbolo del ritorno della Turchia a politiche monetarie ortodosse non sarà più al vertice della principale istituzione monetaria della Repubblica di Turchia.

Retroscena a parte, sono i mercati a parlare: la lira turca ha perso quasi l’1% nei confronti del dollaro mentre il grosso dei mercati sono pressoché chiusi. Segnali che dovranno essere poi valutati nella tarda sera di domenica, quando riapriranno le principali piazze. Una situazione che complica il ritorno alla normalità per TRY? Starà al governo in carica garantire che nulla cambierà anche con il nuovo governatore e che il ritorno alla normalità sul fronte dell’inflazione sarà sostenuto con tutte le forze possibili. In altre parole: garantire che le dimissioni di Erkan siano state un incidente di percorso e non la fine delle promesse fatte in campagna elettorale e che per ora sono risultate in un aumento dei tassi mai visto prima.

Pressione sulla lira

Addio Erkan, scompiglio sui mercati

La lira turca tocca i 30,50 contro il dollaro USA, complice non solo la pressione esercitata sulle valute degli emergenti, pressione dovuta agli ottimi dati sul mercato del lavoro USA, ma anche alle dimissioni a sorpresa arrivate nel corso della tarda serata di ieri. Escluso per ora che si sia trattato di uno stratagemma politico da parte di Erdogan, per quanto le pressioni sulla governatrice della Banca Centrale della Turchia stessero montando sulla stampa ormai da tempo.

Le ovvie tensioni che un piano di rientro così deciso ha generato ha mietuto dunque la prima vittima. Vittima anche in un certo senso facile da sacrificare in quanto completamente esterna a giochi politici e di palazzo.

Nel frattempo però la lira turca paga il prezzo dello scompiglio e alla ripresa delle contrattazioni lunedì, con volumi più interessanti, i mercati dovranno decidere se considerarsi soddisfatti della nuova nomina, per un profilo se vogliamo a grandi linee simile, o se le dimissioni di Erkan saranno da interpretarsi come un possibile rallentamento del percorso, duro, per il ritorno ad una sorta di normalità monetaria.

Una lira eccessivamente fiacca finirà inoltre per complicare i piani di ricostruzione delle riserve in valuta estera, piano partito con l’insediarsi della nuova governatrice e che il Ministero delle Finanze, in una nota, ha confermato come priorità assoluta per il Paese.

Il governo dovrà rassicurare al più presto i mercati

Dollaro forte complica il quadro

Un dollaro più forte di quanto si aspettassero i mercati complica ulteriormente il quadro della lira turca, quadro che rimane tra i più difficili da giudicare e con uno dei trend più complicati da invertire. Per chi investe sulle valute cosiddette esotiche e sulle coppie caratterizzate da volumi ridotti, sarà con ogni probabilità una settimana di passione, con la possibilità che venga invertito il trend in assenza di affermazioni forti da parte del governo turco che rimane poco probabile.

Certamente non era lecito aspettarsi un ritorno, in un contesto politico articolato come quello della Turchia, ad una sorta di normalità senza qualche scossone. In pochi però si aspettavano forse che un personaggio assurto agli onori delle cronache internazionali lasciasse l’incarico, per quanto impegnativo, dopo pochi mesi. Cose turche, verrebbe da dire, se non fosse che probabilmente di questa banale lettura saranno piene le cronache di lunedì sui principali giornali. Per quanto riguarda quelli di Ankara, la notizia è stata accolta con sorpresa, ma senza che nessuno metta in dubbio il percorso lacrime e sangue promesso già durante la campagna elettorale.

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