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Lo S&P 500 chiude la settimana peggiore da ottobre 2023, affossato da bilanci e inflazione
Non si può negare che l’inizio del 2024 sia stato un grande periodo per gli investitori, specialmente quelli con esposizione ai mercati americani. Tanto gli indici europei quanto quelli americani hanno visto quasi tutte le settimane chiudere in positivo, con un rally trainato dall’entusiasmo degli investitori per la possibilità di vedere scendere i tassi delle banche centrali a breve. La settimana che si è appena conclusa, però, ha raccontato una storia diversa: lo Standard & Poor’s 500 arriva dal suo calo più forte su base settimanale, con dei risultati che non si vedevano dall’ultima settimana dello scorso ottobre. Anche se questo non cambia il fatto che rimanga un anno molto positivo, gli eventi degli ultimi giorni sono stati difficili da digerire per i mercati.
Ci sono stati due fattori principali che hanno inciso su tutto questo, il primo dei quali è stata la pubblicazione dei dati sull’inflazione americana. La pressione sui prezzi è tornata ad aumentare ancora una volta e l’inflazione statunitense rimane al 3,5%. Se in Europa è ormai evidente che la cura dei tassi in aumento abbia funzionato, con un indice CPI ormai molto vicino al 2%, negli Stati Uniti il mercato del lavoro è ancora talmente segnato dalla bassissima disoccupazione che l’aumento dei salari spinge a rialzo anche i prezzi. In questa spirale che non sembra fermarsi, attualmente non ci sono i presupposti per poter pensare a un taglio dei tassi della Fed.
Margini sotto pressione per le banche
Come d’abitudine, la stagione della pubblicazione dei dati trimestrali si è aperta con gli annunci dei grandi gruppi bancari. Le azioni JPMorgan Chase hanno visto un calo del 5,9% subito dopo la pubblicazione dei risultati del Q1 2024, mentre Citigroup ha visto un ribasso del 2,8%. Le motivazioni sono molto semplici: i tassi d’interesse non stanno più aumentando. Quando i tassi di una banca centrale aumentano, le banche adattano subito le offerte sui mutui e sui prestiti a queste novità e le obbligazioni rendono di più. Invece l’adattamento degli interessi riconosciuti sui conti correnti e sui conti deposito è molto più lento, generando un aumento dei margini per le banche private. Nel momento in cui i tassi smettono di salire, questo effetto si interrompe.
Il mancato risultato degli utili legati agli interessi è stato proprio alla base del ribasso delle azioni di JPMorgan. Anche se questo non significa che le banche americane siano in difficoltà, bisogna considerare che le loro azioni arrivano da una lunga corsa rialzista. Di conseguenza gli investitori possono manifestare un comportamento più nervoso, sapendo che il mercato è ai massimi e che potrebbe essere un buon momento per raccogliere i profitti generati fino a questo momento.
Temi complicati per economia e EVs
Un altro settore che pesa sulla performance dello S&P 500 è quello dei veicoli elettrici, provenienti da un periodo in cui le vendite sono state fortemente in calo per tutti i principali produttori statunitensi e le azioni Tesla sono addirittura state quelle che hanno performato peggio nel primo trimestre dell’anno di tutto lo S&P 500. A parità di altre variabili tutto questo non avrebbe magari creato un effetto contagio, ma questa settimana hanno chiuso in rosso 11 su 12 dei principali indici settoriali americani. I mercati avevano già iniziato il rally legato alle aspettative di un calo dei tassi della Fed già in estate, mentre dopo gli ultimi dati sul tasso d’inflazione è diventato evidente che bisognerà aspettare quantomeno fino a settembre.