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Mercato euforico: borse puntano su soft landing
I mercati americani stanno scommettendo con cifre importanti sulla fine del ciclo di rialzi dei tassi, cosa che è stata confermata da un novembre che ha fatto registrare rialzi, per il settore azionario degli Stati Uniti, che non si vedevano da tempo. Tuttavia chi ha un minimo di memoria delle precedenti crisi e delle precedenti recessioni invita, ragionevolmente, alla calma, interpretando anche quello che è il pensiero dei massimi vertici della politica monetaria degli Stati Uniti (e non solo).
La speculazione sembra però aver dimenticato la vecchia lezione del Don’t Fight the Fed, e del non scommettere eccessivamente contro gli inviti alla calma della banca centrale più potente del mondo. La situazione è meritevole certamente di analisi, non solo perché i rialzi dei tassi sono ancora prematuri, almeno stando a quanto afferma a microfoni aperti Jerome Powell, ma anche perché gli effetti del recente e importante ciclo rialzista sui tassi non ha ancora terminato di produrre i suoi effetti.
Il soft landing non è ancora scontato, ma Wall Street brinda per altri motivi
Il soft landing è tutto fuorché garantito. Come abbiamo detto poche righe fa, in realtà i più cauti tra gli analisti ritengono che il pericolo sia ancora presente e che non possiamo ancora quantificare gli effetti di uno dei cicli rialzisti più importanti di sempre. Tuttavia, nonostante queste – per qualcuno terrificanti – premesse, c’è spazio per scommesse rialziste. SPX 500 ha guadagnato oltre il 6% nel giro di un mese, rialzo incredibile per lo storico di uno degli indici più rappresentativi della prima economia finanziaria del mondo.
A corroborare l’analisi del sentimento di euforia dei mercati la tipologia di investimenti che è andata per la maggiore – o che comunque ha fatto registrare dei ritorni importanti. Dalle cosiddette meme stock fino alle tech che hanno ancora bilanci piuttosto sconquassati: il dato di più chiara interpretazione è che in realtà a fare la differenza è stato un ritorno, importante, dell’appetito per il rischio, appetito che a partire dall’estate era andato scemando a causa delle preoccupazioni per un ciclo di politiche monetarie restrittive che, dicevano da Washington, sarebbe dovuto durare più a lungo di quanto preventivato.
L’euforia dei mercati, tutto fuorché assopita e testimoniata anche da un ottimo rimbalzo del comparto crypto, con Bitcoin in testa, conferma che sono in pochi a credere al fatto che sia sostenibile, in particolare in un anno che vedrà le elezioni per la Casa Bianca, un periodo eccessivamente lungo di tassi così elevati.
A prescindere dal dato quasi esatto che ci forniscono certi tipi di titoli, che poi ci permettono tramite il FedWatch Tool di capire cosa pensano i mercati dei futuri movimenti di Fed in termini di tassi, è chiaro che i mercati si aspettano, a questo punto, tagli decisi dei tassi già a partire dal secondo trimestre del 2023.
Combattere la Fed: la storia sarà diversa questa volta?
Mentre gli scettici fanno fatica a trovare ospitalità sulle principali riviste e i principali giornali che si occupano di mercati finanziari, c’è comunque da fare qualche valutazione e nel caso prepararsi anche con gli short.
Questo se dovesse presentarsi il quadro meno che ottimale di una recessione tecnica, di un rallentamento importante dell’economia USA e di un’inflazione che invece faticherà a tornare al 2%, target mantra che Federal Reserve ha affermato più volte di non voler negoziare, almeno prima di arrivarci.
In questo scenario, il rally di novembre sarà ricordato per sempre come il canto del cigno prima di un periodo duro per tutte le quotazioni. Incertezza che però i mercati non stanno prezzando – basti guardare alla volatilità che è tornata su livelli pre-pandemici – forti del fatto che questa volta potranno battere Fed. Certo è che i toni forse eccessivamente burocratici di Jerome Powell non stanno aiutando a rendere credibili le minacce che proferisce, con toni in realtà assai moderati, verso i mercati.