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Morgan Stanley taglia in Cina | Ancora outlook negativo su azionario
Anche Morgan Stanley starebbe rivedendo la propria posizione in Cina, in seguito alle performance non stellari della borsa locale e delle scarse probabilità di una ripresa nel breve e medio periodo. Secondo quanto è stato riportato da Reuters, il gruppo da dicembre a oggi avrebbe ridotto del 9% la propria forza lavoro in Cina, ovvero la divisione che si occupa di investimenti nella Repubblica Popolare. Le proporzioni sono quelle che sono: parliamo di circa 15 specialisti che sarebbero stati mandati a casa, anche se non è chiaro se saranno previsti altri tipi di intervento in futuro.
Quel che è chiaro è che diverse delle grandi aziende del mondo degli investimenti stanno rivedendo il loro impegno in Cina, con riduzioni del personale che segnalano una scarsa fiducia nelle possibilità di ripresa da parte del settore azionario cinese e più in generale dell’economia della Repubblica Popolare. Tutto questo mentre pochi giorni fa il primo ministro cinese ha diffuso delle proiezioni di crescita del PIL che i mercati hanno già bocciato come eccessivamente ambiziose.
2024: fuga dalla Cina
Se si trattasse di un thriller di Hollywood, il titolo non potrebbe che essere questo. Dopo che già BlackRock e altre importanti società di investimento hanno ridotto il loro impegno in Cina, ora arriva la conferma di mosse nello stesso senso anche di Morgan Stanley. Secondo fonti anonime riportate da Reuters, il gruppo avrebbe ridotto di 15 unità e quindi del 9% del totale la sua forza lavoro nella Repubblica Popolare Cinese. Dietro questa decisione ci sarebbe la volontà di un progressivo disimpegno sulle piazze cinesi, complici anche performance poco soddisfacenti nel corso dell’ultimo anno. Una scommessa ribassista sulla Cina? Forse è presto per dirlo, per quanto questo sia soltanto l’ultimo di una serie di segnali in questo senso.
I tagli sarebbero partiti già da dicembre e sarebbero stati progressivi e almeno per il momento non è chiaro se saranno gli ultimi che Morgan Stanley farà sul breve periodo. Una decisione, quella di Morgan Stanley, che conferma l’atteggiamento se vogliamo bearish sull’outlook cinese, con il paese che sta vivendo una crisi di proporzioni importanti. Il settore immobiliare, un tempo faro della grande crescita economica cinese, è ancora in alto mare per quanto riguarda la possibilità di tornare alla normalità. Le borse, nel frattempo, faticano a invertire un trend ribassista che si trascina da tempo e che non sembra aver trovato sollievo nel gran numero di misure – temporanee – introdotte dal governo.
Una situazione che è al centro della narrativa che vorrebbe la Cina come cavallo perdente, anche in termini di attrattiva per gli investitori, rispetto all’India, eletta di recente come nuovo cavallo vincente dal grande capitale internazionale.
Sono i primi tagli
Sono i primi tagli per la divisione che dall’anno scorso è diventata una sussidiaria diretta della casa madre e che per il 2024 ha fatto registrare perdite per 54 milioni di dollari circa. Certo, somme non esorbitanti per un gigante della finanza internazionale, che parlano però delle enormi difficoltà che certi gruppi stanno incontrando in Cina. La situazione economica certamente non aiuta, così come non aiutano affatto le prospettive che tutti sono pronti a sposare e sottoscrivere.
Servirà di più, come richiesto già dai mercati dopo i roboanti obiettivi fissati dal primo ministro, per vedere un’inversione di rotta. Sono quelle riforme strutturali chiamate a gran voce da tutti o quasi, locuzione però assai vaga e che dall’esterno appare più come una formula magica che come un piano preciso per far tornare la Cina a essere interessante per i capitali esteri. Profezia che si auto-avvera o problemi che stanno condizionando effettivamente le possibilità di business da parte dei grandi gruppi?