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Parla Jerome Powell e il dollaro si indebolisce | Il cruccio di Fed
È un dollaro ancora debole sulle principali piazze internazionali. Il discorso di ieri di Jerome Powell alla competente commissione del Congresso non ha rinfrancato i falchi di Fed e quelli sui mercati, confermando un periodo di assoluta complessità per USD. Se è vero che il primo obiettivo, reiterato da Jerome Powell di fronte al più alto consesso della politica USA, è quello della stabilità dei prezzi, è altrettanto vero che dati economici non entusiasmanti stanno rinfrancando le posizioni di chi vuole più tagli e al più presto possibile.
Secondo i principali commentatori del mercato Forex, è stato un Jerome Powell per l’ennesima volta attendista, un Jerome Powell in balia degli eventi, con gli eventi che non sembrerebbero promettere, almeno secondo l’ultimo cambiamento di sentiment dei mercati, nulla di buono. Nel frattempo l’euro torna in zona 1,09$, per quanto manchino le basi per attendersi una BCE più resistente di Federal Reserve alle enormi pressioni per il ritorno ad un livello di tassi più consono.
Dollaro ancora fiacco: Jerome Powell non convince i falchi
Il sunto dell’apparizione di Jerome Powell di ieri di fronte alla competente commissione del Congresso può essere riassunto con una sola parola: prudenza. JPow ha dichiarato che sarà comprensibile iniziare con i tagli entro questo anno – una non-notizia – e ha poi aggiunto che siamo verosimilmente al punto più alto dei tassi per questo ciclo – cosa che è a modo suo una notizia, per quanto in realtà le voci di un altro hike siano arrivate da commentatori e analisti piuttosto marginali. Nel complesso però, sono mancate – come è stato nello stile di Powell degli ultimi mesi – risposte secche, nette e comprensibili per i mercati.
La sensazione, ancora una volta, è che però non si sia trattato di attitudini personali di Jerome Powell, ma piuttosto della contingenza che vede una Federal Reserve ancora in balia dei dati e che difficilmente potrà sbilanciarsi prima di avere dei chiari segnali sul come muoversi.
Nel complesso i mercato, almeno quelli long sul dollaro, hanno interpretato l’incertezza di Jerome Powell come un passo in avanti verso un ammorbidimento delle politiche monetarie restrittive, complici eventuali difficoltà dell’economia statunitense che non potrà che riportare tutti a più miti consigli, anche a stretto giro.
Una situazione che dovrebbe essere confermata, tra le altre cose, dall’altro intervento di Jerome Powell che è previsto per oggi e dal quale ci si aspettano sorprese.
Interessante anche la lettura dei JOLTS, che raccontano in larga parte di un mercato del lavoro che si starebbe avviando verso un ritorno alla normalità, anche tenendo conto della forte riduzione delle vacancies nel corso delle ultime settimane, segno che il surriscaldamento che tanto aveva preoccupato il capo di Federal Reserve potrebbe essere ormai al termine.
Debolezza dovuta anche a quanto accade nel resto del mondo
La debolezza del dollaro è da scontare anche in relazione a quelli che saranno gli appuntamenti di questa settimana lontano da Washington, a partire dall’incontro in BCE che potrebbe confermare una stance piuttosto hawkish da parte dell’istituto di Francoforte, indirizzato ancora una volta da dati sull’inflazione in calo, ma non alla velocità che sognano Lagarde e gli operatori di mercato.
Sarà una settimana difficile per il dollaro anche tenendo conto di quanto avviene a Tokyo, con le voci di un rate hike che si fanno sempre più insistenti, dato che approccia ormai sia il limite temporale, sia quello economico che era stato previsto come innesco per una mossa da parte di Bank of Japan. Ne sapremo comunque di più alla fine di questa settimana, con i mercati che, proprio come le banche centrali, sono in attesa di un segnale anche di breve periodo sul come muoversi.