Dati pessimi quelli che arrivano dall’economia USA, con un impatto immediato sul dollaro USA, mai così debole da diverse settimane a questa parte. Nel giro di pochi minuti la divisa di Washington, nonché riserva di valore internazionale, ha perso lo 0,21%, misurato dall’indice DXY. Il crack dopo l’annuncio dei dati di gennaio sugli ordini industriali, che hanno riportato un calo del 3,6% contro aspettative al -2,9%. E da qui l’avvio di una giornata molto nervosa non solo per il dollaro, ma anche per il NASDAQ e gli altri indici di riferimento delle borse USA.
A spingere il dollaro in basso la convinzione che certi dati economici, soprattutto se confermati dalle prossime letture, non potranno essere ignorati da una Federal Reserve piuttosto hawkish nelle ultime uscite, a fronte di una situazione che i mercati, rialzisti ormai da tempo immemore, sembrano non voler neanche cercare di valutare. Sarà un 5 marzo che passerà alla storia? Potrebbe, almeno per il mercato del Forex.
Dollaro fiacco sulla scia dell’industria USA
Il dato della discordia sono i factory orders, mai così in basso da tempo immemore e che fanno ripiombare gli USA forse non nell’incubo, ma quantomeno nel timore di una possibile recessione. Un dato di molto al di sotto di aspettative già non rosee, che ha fatto tornare a prezzare come possibile, ma ancora improbabile, un taglio dei tassi già a maggio. Per chi non avesse seguito i mercati nelle ultime settimane sarà necessario un breve riassunto: i mercati hanno smesso di prezzare come possibile, a qualunque percentuale, un taglio dei tassi a marzo già da febbraio, con quello di maggio che, pur più probabile, era rimasto su percentuali molto basse. Ora il rimbalzo, che per quanto leggero è significativo e soprattutto potrebbe aumentare di intensità nel caso in cui dovessero arrivare notizie dello stesso tipo dai prossimi dati macro.
Confusione sui mercati, complice anche una situazione sul fronte geopolitico che non è delle più tranquille, in particolare nel Mar Rosso e dunque a cascata anche su tutto ciò che riguarda, direttamente o indirettamente, il conflitto a Gaza.
Con queste premesse un dollaro altimenti forte per tutto il 2024, ma che arriva anche da due settimane di rosso relativo, vive una delle sue giornate peggiori da tempo, con motli che si interrogano ora su quelle che saranno le prossime mosse della valuta più importante per il Forex e per i commerci internazionali.
Stato di confusione
Lo stato di confusione dei mercati è confermato anche dal nuovo massimo fatto registrare dall’oro, per quanto poi soggetto a una correzione, per quanto di proporzioni ridotte. Torna la paura, con tutti i segnali che la accompagnano, per mercati che continuano a essere piuttosto nervosi in reazione ad ogni dato che non confermi la corsa del settore azionario e dell’economia sottostante.
Chi si era stancato di bassa volatilità e di sentiment a senso unico oggi avrà avuto la risposta che cercava. Per tutti gli altri, che invece sono alla ricerca di maggiore tranquillità, servirà aspettare i prossimi dati e in ultimo il prossimo FOMC, che non prenderà decisioni inaspettate, ma che ospiterà comunque la consueta conferenza stampa di Jerome Powell.
Un Jerome Powell che per la prima volta dall’inizio del ciclo di politica monetaria restrittiva potrebbe non avere dati positivi dell’economia sui quali appoggiarsi.
E lì, come dicevano i vecchi proverbi, vedremo di che pasta è fatto il cavallo. Perché è sempre all’arrivo che si giudica. Un arrivo che non potrà essere rimandato all’infinito e che finalmente risolvere la questione soft landing sì o soft landing no.