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PCE secondo aspettative | Ma dato ancora lontano da 2% negli USA

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I dati sul PCE non sorprendono nessuno. L’indice che sintetizza l’andamento dei prezzi per le spese personali è infatti perfettamente in linea, negli Stati Uniti, con le aspettative che i mercati e gli analisti avevano indicato nel corso degli scorsi giorni. Un dato che è interessante perché ritenuto da Federal Reserve uno dei più importanti per valutare l’andamento dell’inflazione e le prospettive future della stessa e che racconta di un’economia statunitense ancora lontana dal target del 2%, che però al tempo stesso sembrerebbe essere sulla traiettoria giusta per tornare in target.

I mercati tirano un sospiro di sollievo, con il NASDAQ che apre la sessione USA in gain moderato, trascinandosi dietro S&P 100 e 500, anche se a debita distanza. Per quanto il dato non dica nulla di nuovo, è comunque scongiurata la paura per una lettura superiore alle aspettative, che avrebbe riportato la narrativa riguardante la lotta all’inflazione a mesi addietro. Si continua dunque sulla stessa traiettoria, in quella che è l’ennesima settimana di avvicinamento al FOMC, dal quale probabilmente però non uscirà nulla di nuovo in termini di tagli. Per quel giorno, il 20 marzo prossimo, gli occhi saranno di nuovi puntati su quello che dirà Jerome Powell.

PCE secondo aspettative negli USA

Nessuna sorpresa dall’importante indicatore dei prezzi

Il PCE è uno degli indicatori più importanti dell’andamento dei prezzi e uno di quelli guardati con maggiore attenzione da Federal Reserve. I dati che arrivano, al 2,8% anno su anno e allo 0,4% mese su mese sono perfettamente in linea con le aspettative degli analisti, cosa che ha contribuito a reazioni soltanto accennate dai mercati, almeno in questa prima parte della sessione di scambi.

Stesso discorso per quanto riguarda Initial Jobless claims, che non stupisce e si attesta a 215.000 unità per questa settimana, in crescita rispetto al dato della settimana precedente e anche superiore, per quanto in modo contenuto, alle aspettative stesse.

È un nulla di fatto al pari dei dati sull’inflazione di diversi paesi europei, da Spagna, Francia e Germania, in attesa di quelli, certamente più importanti, su tutta l’area euro che saranno disponibili venerdì prossimo.

Lo stato dell’economia americana è quello di un’economia che continua a vedere un mercato del lavoro piuttosto resiliente, un’inflazione forse leggermente persistente e nel complesso la necessità di giudicarne l’andamento dato per dato, all’interno di una fase piuttosto complessa e che sta facendo rivalutare a diversi la possibilità che si possa effettivamente arrivare a un soft landing.

Altro dato interessante: così come in Europa e così come indicato dai dati del mese scorso, a fare da traino all’aumento dei prezzi sono i servizi e non i beni, che hanno fatto registrare un calo che però non ha potuto fare da contrappeso all’importante aumento sul fronte servizi, che si attesta al 3,9%.

Serviranno altri dati per imprimere forza al trend di mercato

Tutto secondo le aspettative: il mercato però può scacciare le paure

Tutto secondo le aspettative, con chi vuole vedere il bicchiere mezzo pieno che non potrà che trovarsi contento di aver scongiurato un dato peggiore delle aspettative e che avrebbe potuto impattare in modo importante sulle aspettative di mercati che continuano a performare bene nonostante l’incertezza.

Tutto rimandato alla prossima settimana dunque in attesa di altri dati, almeno sul fronte di Washington, in grado di imprimere un cambiamento ai mercati. Mercati che stanno tornando timidamente a mostrare un certo appetito per il rischio, testimoniato dalla presenza ai piani più alti di sempre di tutti i principali indici, pur senza l’incredibile spinta dell’ultimo trimestre.

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