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Inflazione Germania, Spagna e Francia | Dati incerti ma in calo

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Buoni i dati che arrivano dall’inflazione di Francia e Spagna, per quanto distanti e diversi nel trend. La Francia fa registrare un livello di aumento dei prezzi al 3,1%, il livello più basso fatto registrare dal 2021 a oggi. Buono anche il dato della Spagna, che si attesta invece al 2,9%. Segnali di avvicinamento al target del 2%, avvicinamento che innescherà di nuovo la discussione sui prossimi tagli da parte di BCE ai tassi di interesse, discussione già infuocata e che vede aspri contrasti tra i governatori delle banche centrali nazionali. Dato al quale si deve aggiunger quello più fresco della Germania, in linea con le previsioni e in leggera discesa.

Nel frattempo la coppia EUR/USD, dopo essersi avventurata in quota 1,085, torna sui livelli di prezzo ai quali sono stati aperti gli scambi durante la sessione europea, un andamento stabile che è segnale del fatto che il calo per entrambe le inflazioni era stato già ampiamente prezzato dai mercati.

Dati inflazioni up
I dati dell’inflazione tedesca, francese e spagnola

Scongiurato il peggio sul fronte inflazione

Il dato è positivo, per quanto grossomodo in linea con quello che avevano indicato le previsioni e anzi, leggermente peggiore. In Spagna, Francia e Germania l’inflazione decelera, riavvicinandosi per quanto lentamente al 2%, il target del grosso delle banche centrali e di BCE. Un dato che almeno in Francia è collegato al calo dei prezzi del cibo e della manifattura in generale, mentre il calo dei prezzi sul fronte servizi sembra essere assai più moderato. Diverso invece il discorso per quanto riguarda energia e tabacco, che fanno registrare un altro importante incremento.

I più pessimisti indicheranno nei dati che sono stati diffusi il segnale di un’inflazione che è ancora sticky, persistente e dunque che escluderebbe la possibilità di tagli anticipati rispetto a Washington, teoria sostenuta tra le altre cose di recente da Robert Holzmann di BCE. L’idea di fondo rimane quella di una BCE che si muoverà seguendo e non anticipando le mosse di Federal Reserve, sensazione che uscirebbe addirittura rinforzata dai dati comunicati oggi.

Rimane poi il dato dei dati, che avremo soltanto venerdì: durante l’ultima giornata di apertura delle borse Eurostat diffonderà infatti l’inflazione per tutta l’area euro, con le previsioni che puntano al 2,5%, in calo rispetto al 2,8% della lettura precedente. Con questi dati per diverse delle principali economie dell’area euro, rimane però difficile aspettarsi un dato fortemente discostato da quello indicato nelle previsioni, con i mercati che inizieranno a prezzare il nuovo contesto da subito.

Dati eurozona cosa
Venerdì i dati dell’eurozona

Ancora calma relativa sul Forex

Si rimane, per quanto ci siano stati movimenti relativamente importanti nel corso della giornata, ancora all’interno del trend per quanto riguarda EURUSD, con DXY che dopo la corsa di questa mattina sembra aver trovato una sorta di stabilità intorno al valore di 104. Sarà una giornata di passione? Difficile a dirsi, per a meno di dati molto diversi dalle aspettative per quanto riguarda PCE e Initial Jobless Claims.

Difficile pensare che verranno fuori dati risolutivi e in grado di fornire ulteriori indicazioni su quelle che potrebbero essere le prossime mosse di politica monetaria da parte delle principali banche centrali.

Con ancora 3 settimane che ci separano dal prossimo FOMC, per il quale è categoricamente escluso un taglio ai tassi negli Stati Uniti, i mercati cercheranno di interpretare ogni singolo dato come conferma o smentita del trend in corso. Un trend che è radicalmente diverso da quanto si pensava soltanto a fine 2023 e che sta vedendo un redivivo dollaro sulle piazze internazionali.

Per il dato dell’inflazione di febbraio degli USA dovremo comunque aspettare il prossimo 12 marzo, il dato x che potrebbe effettivamente cambiare la rotta dei mercati valutari.

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