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Pechino a tutela dello yuan | Tokyo prepara svolta storica per yen
Nel secolo scorso qualcuno avrebbe detto, proprio dalle parti di Pechino, che data la grande confusione sotto il cielo, la situazione non può che essere giudicata come eccellente. Ci sono grandi movimenti che interessano gli investitori nel mondo del Forex e arrivano quasi tutti dal Lontano Oriente. In particolare da Pechino e Tokyo, entrambe ad un punto di svolta di grande importanza per la loro politica monetaria (e non solo).
La Repubblica Popolare ha drenato liquidità dai mercati utilizzando strumenti che non si toccavano dal novembre 2022 e che segnalano come la convinzione di poter sostenere gli importanti obiettivi di crescita tramite iniezioni senza sosta di liquidità sia in realtà assai debole. Meglio operare in termini di stimoli fiscali, cosa tra le altre cose confermata poche ore fa. Si cercherà dunque, almeno a Pechino, di prendere i proverbiali due piccioni con una sola fava: sostenere la crescita e al tempo stesso sostenere il valore dello yuan sulle piazze internazionali. Tutto questo mentre a Tokyo invece montano convinzioni di tutt’altro genere: si è pronti, finalmente, a tornare in positivo con i tassi di interesse e potrebbero ormai mancare pochi giorni alla decisione, attesa per la prossima settimana.
Pechino: liquidità drenata per miliardi. Il piano è più articolato
Il piano di Pechino è di quelli articolati e che avrà effetti anche sullo yuan. Per la prima volta da novembre 2022 infatti si è tornati a drenare liquidità con strumenti di medio raggio, togliendo dal mercato miliardi di capitali e confermando che Pechino non sembrerebbe avere alcuna intenzione di avviare n periodo di politiche monetarie eccessivamente espansive.
Il dubbio dei mercati, prima di questa mossa, era effettivamente presente: gli obiettivi di crescita al 5% sono stati considerati da tutti o quasi come piuttosto ambiziosi e dunque bisognosi di stimoli di qualche natura. Stimoli monetari? Niente affatto: per ora Pechino sceglie di puntare su stimoli di natura fiscale. Target di deficit fiscale al 3%, annunciato molto di recente, che viene visto storicamente come il massimo al quale – fatte salve le situazioni di emergenza – Pechino è disposta appunto ad arrivare.
C’è però tanto altro, come ha sottolineato correttamente Bloomberg, che forse né gli analisti né tanto meno gli operatori di mercato hanno preso in considerazione. Se è vero che il target di deficit al 3% potrà sembrare poca cosa, è altrettanto vero che si dovrà tenere conto del corposo piano di investimenti che sta maturando ai piani alti della politica della Repubblica Popolare. E per quanto concerne il Forex, tenere conto del fatto che l’intenzione di proteggere il valore dello yuan sembrerebbe esserci tutta.
A Tokyo altre questioni
A Tokyo invece le questioni sono molto diverse. I mercati, gli allocator e gli analisti attendono con una certa ansia il possibile ritorno dei tassi di interesse positivi già dalla prossima settimana, una mossa che scriverebbe la parola fine su una lunga epopea fatta di tassi di interesse negativi e di controllo dei rendimenti.
Sarà la prossima la settimana giusta? È questo ciò che sembra emergere almeno dalle aspettative di una parte di analisti, in una situazione che però a nostro avviso è tutto fuorché risolta. Una situazione che per molti sembra l’arrivo di Godot dopo mesi di attesa, di segnali incerti da parte di Kazuo Ueda (a capo di Bank of Japan) e più in generale di un verificarsi di un complicato equilibrio tra crescita economica, necessità di ritorno alla normalità e gestione dei prezzi e anche dei rendimenti dell’importante debito pubblico di Tokyo.
Sarà un finale di marzo non per cuori deboli, con gli occhi che sono tutti puntati verso l’oriente più lontano.