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Pfizer: farmaco anti-obesità bocciato. Titolo a picco
Gli occhi degli investitori nel mondo pharma sono tutti puntati sui nuovi medicinali per il controllo del peso. Chi ha investito per tempo in Novo Nordisk si è già riempito in modo importante le tasche, altri invece puntano sulle grandi società del comparto, che tutte hanno uno o più farmaci in fase di trial. La questione è importante, anzi importantissima, perché potenziale fonte di ricavi di proporzioni notevoli anche per giganti come Pfizer. E proprio Pfizer oggi paga in borsa un prezzo importante (ribasso superiore al 3%) perché uno dei test su uno dei farmaci del suo portafoglio perdi peso ha fatto registrare importanti effetti collaterali.
Secondo una nota diffusa dallo stesso gruppo farmaceutico, lo sviluppo del danuglipron sarà interrotto perché più della metà dei pazienti che stavano testando il farmaco hanno fatto registrare nausea e vomito. Una ricorrenza di effetti collaterale tale da costringere il gruppo all’interruzione immediata delle ricerche, pur se su di un farmaco sul quale si erano concentrate le aspettative – in particolare di profitto – degli investitori sullo storico gruppo del settore farmaceutico.
Un report terribile: Pfizer a picco in borsa
Secondo quanto è stato riportato dalla stessa Pfizer, l’azienda interromperà ogni tipo di sviluppo di danuglipron, farmaco da assumere due volte al giorno in forma di pillola per il quale si era già in fase avanzata di test. L’azienda ha confermato però che punterà a rilasciare i dati sulla versione da assumere una volta al giorno dello stesso farmaco, entro la prima metà del 2024.
Non c’è spazio d’altronde per fare altrimenti: il 73% dei pazienti ha fatto registrare nausea, il 47% ha fatto registrare vomito e fino al 25% diarrea. Percentuali che lasciano davvero poco spazio all’interpretazione e che scrivono la parola fine su uno dei farmaci ritenuti più promettenti per Pfizer, almeno per il tentativo di erodere quote di mercato a chi sta dominando il comparto, ovvero Eli Lilly e Novo Nordisk.
Pfizer, insieme a AstraZeneca, sta tuttora ricercando modalità di assunzione che siano più pratiche delle iniezioni alle quali devono sottoporsi i pazienti ai quali viene somministrato Ozempic o in alternativa Wygova. Un settore redditizio, che Pfizer aveva quantificato in 10 miliardi di dollari e che però ora dovrà essere necessariamente rivalutato alla luce di quanto contenuto nel comunicato.
Pharma a caccia di nuovi profitti
Dopo la sbornia pandemica, che è valsa importanti ritorni per tutte le aziende del settore che hanno proposto vaccini COVID e trattamenti, spesso alimentati da faraonici contratti governativi di fornitura, il mondo Pharma è a caccia di nuovi possibili profitti. Il settore dei nuovi farmaci dimagranti – pur se nati in altro contesto – è certamente uno dei più ghiotti. Non solo ha garantito un’impressionante crescita per Novo Nordisk, ma ne ha eventualmente anche per gli altri, dato che il gruppo danese ha tuttora problemi a soddisfare una domanda certamente importante.
In ballo c’è anche la possibilità che tali farmaci diventino mutuabili e entrino a far parte dell’offerta dei principali gruppi assicurativi. Una partita troppo importante da lasciare alle altre aziende, motivo per il quale tutte le cosiddette big sono in fase di test con nuovi prodotti, possibilmente con somministrazioni più semplici.
Sarà il terreno di scontro principale per le aziende del settore, come testimonia oggi la pessima performance di Pfizer dopo i risultati della fase di test.
Come abbiamo scritto altrove, ci sarebbe forse da interrogarsi sullo stato di una società che a causa dell’eccessiva opulenza vede questi farmaci come autentici salva-vita. Ma non sarà questo il luogo per parlarne: qui si parla di mercati, i quali hanno parlato in modo netto dopo la diffusione dei risultati dei test clinici da parte di Pfizer.