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PMI americane: 3 su 4 non riescono ad accedere al credito
A distanza di un anno dai fatti di Silicon Valley Bank, la situazione continua a pesare sull’economia americana. La Fed ha introdotto vincoli più duri per la liquidità delle banche regionali statunitensi, e la FDIC ha aumentato l’assicurazione federale sui depositi. Ma come dimostra la crisi di New York Community Bank, tutto questo non ha messo la parola “fine” sulla crisi delle banche regionali. La questione non riguarda esclusivamente gli istituti di credito, ma ha un importante effetto a cascata sulle piccole e medie imprese: dati sulle recenti indagini riguardanti l’accesso ai finanziamenti delle PMI statunitensi mostrano che i piccoli imprenditori fanno sempre più difficoltà ad accedere al credito.
Può sembrare che le banche regionali, vista la loro bassa capitalizzazione di mercato, siano dei player di secondo livello con un impatto molto limitato sull’economia. In realtà, nell’ecosistema finanziario degli Stati Uniti, servono un ruolo importante. Grazie alla loro conoscenza del tessuto imprenditoriale del territorio, erogano prestiti alle PMI locali con dei termini decisamente più flessibili e con dei tassi più bassi rispetto a quanto fanno le grandi banche. Ora, tra tassi d’interesse elevati e una situazione molto tesa per quanto riguarda i crediti in sofferenza delle banche regionali, accedere al credito è diventato estremamente più complesso.
Paralizzato il credito per le PMI statunitensi
Secondo un recente sondaggio di Reuters, oltre la metà delle PMI americane intervistate stanno avendo difficoltà a ottenere finanziamenti dalle banche. Un sondaggio più grande di Goldman Sachs, su 1.500 PMI statunitensi, mostra che il 77% delle imprese sono preoccupate per la loro capacità di accedere al credito. Non solo, ma il 28% delle imprese intervistate hanno detto di essere riuscite a ottenere delle linee di finanziamento a tassi ritenuti predatori. L’economia americana si trova così ad andare in due velocità: le grandi banche e le grandi imprese hanno ormai ampiamente superato i fatti di Silicon Valley Bank e continuano a guidare la crescita del mercato del lavoro e dell’economia, mentre le PMI si trovano strette tra inflazione e condizioni del credito sempre più difficili.
Crescentemente, le PMI si stanno rivolgendo a nuove tipologie di finanziatori per ottenere credito. Le società fintech, ad esempio, sono diventate una scelta molto popolare così come il P2P lending. Ma inevitabilmente non sono sufficienti a rimpiazzare l’attività del fitto network di banche regionali che da sempre supportano le imprese del territorio, anche grazie alla loro struttura di proprietà in cui gli attori del territorio sono anche soci della banca. Bisogna ricordare che le PMI rappresentano il 44% dell’attività economica negli Stati Uniti, una percentuale tutt’altro che trascurabile. Una crisi delle PMI finisce per essere una crisi di livello nazionale, soprattutto considerando che la maggior parte di queste attività si trova nelle piccole città americane dove vive la maggior parte della popolazione.
Situazione simile alla crisi del 2008
La National Federation of Independent Business ha pubblicato una serie storica dei dati sulla percentuale di PMI che riescono a soddisfare il loro bisogno di credito attraverso le banche. I risultati mostrano chiaramente la difficoltà della situazione attuale per le PMI: alla fine degli anni ’90, il 35% di queste riusciva a soddisfare le proprie necessità di finanziamento attraverso il sistema bancario. La percentuale è poi scesa al 26% durante la crisi del 2008 ed è rapidamente tornata ad aumentare oltre il 32% negli anni successivi. Attualmente si trova al 24%, meno di quanto lo sia mai stato negli ultimi trent’anni. Un dato che si riflette anche sulla crescita di queste imprese, spesso costrette a tralasciare i loro piani di espansione.