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NYCB: bond ormai spazzatura | Problemi nei conti e nei controlli

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Spazzatura. Almeno secondo Fitch. Peggio ancora per Moody’s. È questo il rating per le obbligazioni di New York Bancorp, gruppo bancario che continua a vivere un incubo sulla cui durata nessuno è in grado di fornire analisi attendibili. Dopo aver annunciato perdite di molto superiori a quanto rilevato in prima battuta e aver ammesso problemi interni in termini di controlli, in particolare nel settore prestiti, il gruppo perde anche il 26% in borsa nella sessione di venerdì, agitando di nuovo lo spauracchio in una crisi che potrebbe ancora evolversi per il peggio.

Nel frattempo le agenzie di rating si muovono e dichiarano il debito della banca al di fuori della grazia dell’investment grade, benzina che verrà aggiunta su un fuoco che arde ormai da mesi e che sta spaventando i più pessimisti. Sì, NYCB è il grande malato del settore bancario USA nonché vittima della crisi dell’immobiliare commerciale.

NYCB: bond spazzatura secondo Fitch

Arriva il giudizio: il debito di NYCB è spazzatura

E non è stato un problema soltanto per gli obbligazionisti. Anche il titolo di NYCB crolla all’interno di una sessione altrimenti standard per le borse americane, lasciando sul campo il 26% e peggiorando ulteriormente durante la sessione after-hours, per quanto in modo contenuto. Questo in seguito a nuove ammissioni da parte della banca, particolarmente attiva nel settore immobiliare commerciale, che ha indicato la presenza di debolezze consistenti all’interno dei suoi processi interni, in particolare in termini di verifiche sui prestiti e sulla diversificazione del rischio.

Il gruppo è eccessivamente esposto verso uno dei settori maggiormente in crisi a livello globale, quello dell’immobiliare commerciale. Il gruppo però è fiducioso: anche l’aver scoperto questo tipo di problematiche non dovrebbe essere di ulteriore pressione su un bilancio che non se la sta passando bene da tempo. Cosa che però non trova d’accordo Moody’s, che nella nota che accompagna l’ennesimo downgrade afferma di ritenere possibile che il gruppo dovrà quantificare delle perdite maggiori per i prossimi due anni.

Il titolo perde da inizio anno oltre il 65%, in una tragedia di borsa come non se ne vedevano da tempo sulle piazze e per quanto il gruppo continui a ripetere di avere una liquidità importante e una base di depositi altrettanto solida. Il CEO Alessandro DiNello ha inoltre dichiarato piena fiducia nel piano della banca per invertire il trend e recuperare da quella che sembra essere, almeno in termini economici e finanziari, una tragedia,

crisi immobiliare down
Immobiliare commerciale al centro della crisi

Cosa sta succedendo nello specifico?

La compagnia ha dovuto dichiarare perdite aggiuntive per 2,4 miliardi di dollari rispetto alle dichiarazioni precedenti, cosa che si aggiunge a problematiche già note e rivelate in passato. A fine gennaio il gruppo aveva tagliato il dividendo del 70%. All’interno di una situazione già complicata è arrivato anche l’avvicendamento alla guida della banca: l’ormai ex CEO Thomas R. Cangemi è stato rimpiazzato appunto da Alessandro DiNello, per quanto Cangemi continuerà a far parte del board anche per il futuro.

L’obiettivo è quello di cercare di diversificare il business della banca, riducendo complessivamente l’esposizione verso il settore dell’immobiliare commerciale, per quanto il piano avrà bisogno di tempo e dovrà fare i conti con una crisi per la banca che renderà anche difficile raccogliere capitali sui mercati.

Tecnicamente potrebbe esserci anche un intervento di Federal Reserve nel weekend, che però per il momento i più affidabili commentatori si sentono di escludere, evitando che si ripetano casi come quelli di un anno esatto fa e che hanno coinvolto Silicon Valley Bank e poi a catena altri istituti bancari. Curioso che NYCB abbia acquisito proprio Signature, una delle banche del crack del 2023, questione che sarà fonte di ulteriori polemiche tra investitori, analisti e politici che attaccano il modus operandi di Federal Reserve nel suo ruolo di vigilante sul mondo bancario privato.

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