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Powell concretizza i dubbi dei mercati: serve tempo prima di poter abbassare i tassi della Fed

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Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha confermato quello che i mercati si stavano già aspettando dopo i dati macroeconomici delle ultime settimane: al momento l’economia non è ancora pronta per un primo taglio ai tassi d’interesse. Powell ha apertamente detto che servirà ancora tempo per lasciare che la politica monetaria faccia i suoi effetti, abbassando la pressione sui prezzi fino a ritornare al tasso d’inflazione del 2% che la banca centrale ha fissato come target. A questo punto è persino in dubbio che la Fed possa iniziare ad abbassare i tassi d’interesse entro la fine dell’anno. Anche se dovesse effettivamente farlo, i mercati si aspettano che il calo non sia significativo.

Powell ha dichiarato che per poter pensare di cambiare direzione con i tassi d’interesse sarà necessario aspettare che i dati ispirino “maggior fiducia” sul calo del tasso d’inflazione. Ha precisamente fatto riferimento ai due fattori che ormai da diverse settimane stanno dominando la conversazione sull’economia americana: il fatto che il mercato del lavoro continui a essere surriscaldato e gli ultimi dati sull’inflazione. Attualmente l’inflazione statunitense si attesta al 3,5% e il dato di marzo non è sceso rispetto a quello di febbraio, ed è stato ancora più alto se si escludono i beni con prezzi più volatili come generi alimentari e combustibili.

Powell frena l’entusiasmo sui tassi

Già dopo i dati di febbraio, gli analisti avevano escluso che la Fed avesse potuto iniziare ad abbassare i tassi d’interesse durante la riunione di politica monetaria di giugno. Le aspettative hanno iniziato sempre di più a spostarsi verso settembre, ma ormai si comincia addirittura a considerare più probabile un appuntamento al 2025. Guardando la curva dei rendimenti delle obbligazioni statunitensi, attualmente il consenso dei mercati è per un singolo taglio ai tassi da 25 punti base a settembre ma senza nessun altro taglio per tutto il resto dell’anno. Il vice-presidente della Fed, Chair Philip Jefferson, in un discorso tenutosi ieri ha addirittura evitato di menzionare qualunque tema legato a tagli ai tassi.

Sia il presidente che il vice-presidente hanno comunque espresso l’idea che i tassi attuali andranno mantenuti “for longer“, cioè più a lungo del previsto. Inoltre è scomparso dai discorsi dei vertici della Federal Reserve qualunque riferimento alla fiducia nei confronti del calo dell’inflazione, un tema che invece la Fed ha sempre toccato in tutti i suoi interventi pubblici nel corso degli ultimi due anni. Questo rappresenta un passo indietro tangibile rispetto al discorso del 22 febbraio, quando invece Powell aveva dichiarato apertamente che la Fed sarebbe stata pronta a tagliare i tassi già entro la fine dell’anno.

L’andamento dei tassi della Fed nel post-pandemia

Nessun problema concreto per Powell

La Federal Reserve non sembra comunque minimamente preoccupata dalla situazione attuale, come ha sottolineato lo stesso Jerome Powell. In questo momento gli Stati Uniti continuano ad avere un’economia in forte crescita, con un mercato del lavoro estremamente dinamico e un’attività dei consumatori sopra le attese. Questo significa che attualmente l’economia non sta patendo l’effetto dei tassi d’interesse e la Fed può continuare a mantenerli su livelli elevati -c’è addirittura chi parla di un possibile rialzo dei tassi- in attesa che l’inflazione diminuisca. Come evidenziato dal vertice della Fed, se poi il mercato del lavoro dovesse subire una battuta d’arresto, ci sarà tutto il margine per poter abbassare i tassi e rilanciare l’economia. Il problema dell’inflazione sembra preoccupare più i mercati che la Fed: tra gli investitori c’è la volontà di vedere scendere i tassi, favorendo valutazioni più alte per le aziende.

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