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Sondaggi interni a BCE puniscono Christine Lagarde
In uno dei momenti più difficili di sempre per l’economia dell’area euro, sembra che ci sia maretta anche in BCE. I dipendenti della banca centrale di riferimento per l’euro hanno infatti giudicato, per circa il 50%, l’operato di Christine Lagarde come poor o very poor, ovvero i due gradi di giudizio più bassi tra quelli presenti in un questionario interno offerto da IPSO, organizzazione sindacale che copre il settore pubblico di livello europeo. Giudizi assai impietosi quelli dei dipendenti di BCE, che riterebbero Mrs. Lagarde come non adatta al ruolo.
Questo è quanto è stato riportato da Politico, che avrebbe visto direttamente i risultati del sondaggio interno, risultati che poi sono stati confermati anche da Bloomberg. Un duro colpo alla credibilità di Lagarde? Oppure semplicemente questioni interne di management che evidentemente iniziano a fare acqua? Il 53% dei dipendenti della grande banca centrale non ritengono Lagarde adatta al ruolo. Qualcosa che non si era mai visto prima, seppur in una vita dell’istituto relativamente breve, almeno rispetto alle altre banche centrali.
Risultati significativamente peggiori di quelli registrati con Mario Draghi e Jean-Claude Trichet
Secondo IPSO, i risultati che sono stati registrati per Christine Lagarde sarebbero significativamente peggiori di quelli che – per questionari simili – erano stati fatti registrare riguardo Mario Draghi e Jean-Claude Trichet, predecessori di Mrs. Lagard, che avevano entrambi raccolto delle testimonianze positive da parte dei dipendenti della Banca Centrale Europea. IPSO ha inoltre comunicato che il questionario rivelerebbe no scontento diffuso, che riguarderebbe anche le policy riguardanti la diversità. Tra le critiche più comuni, inoltre, quella dei frequenti tentativi di interlocuzione su temi politici, qualcosa di inusitato per le banche centrali di un tempo – e l’eccessiva spesa di tempo su questioni che non attengono alle politiche monetarie.
Quanto affidabili sono questi dati? Il campione riguarda circa un quarto della forza lavoro totale della Banca Centrale, campione ritenuto sufficientemente rappresentativo da IPSO ma rigettato da BCE, che ha commentato laconicamente sui risultati ritenendoli spuri. Quanto verrebbe attribuito infatti a Christine Lagarde sarebbe, almeno in parte, frutto di decisioni e di gestioni collegiali. Attrito dunque tra il sindacato e BCE stessa, per risultati che sono però effettivamente al di sotto di quelli che erano stati fatti registrare dalle precedenti gestioni.
BCE contesta anche il fatto che i questionari potrebbero essere stati compilati più volte dagli stessi dipendenti, portando così i particolarmente scontenti ad essere rappresentati eccessivamente sul campione. Accuse che però vengono contestate da IPSO, che conferma il ricorso ai più elevati standard utilizzati nell’industria.
Sul tavolo gli aumenti, ma non solo
Per quanto se ne parli poco, in un momento di grande difficoltà per BCE, ci sarà dunque anche questa grana da risolvere, che si accompagna a richieste sugli aumenti che sono state accolte, con un aumento del 4,7% per la prossima tornata, che però va a compensare quanto ritenuto insufficiente per il 2023, quando si erano fatti registrare aumenti per solo il 4,0% a fronte di un’inflazione certamente più elevata.
Tra i commenti più caustici, quelli che accusano Lagarde di uno stile di leadership eccessivamente autocratico. Commenti certamente duri, che andranno però valutati anche alla luce del malcontento che in BCE serpeggia, secondo i ben informati, anche appunto per le questione salariale di cui sopra. Certo è che i commenti raccolti sono stati in larga parte poco edificanti, con accuse dirette anche di aver perseguito interessi personali di carriera contro gli scopi di BCE. Un capitolo che la banca centrale proverà a chiudere qui, ma che quasi certamente avrà anche altri strascichi.